Sabato, 19 Aprile 2025
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Recensione di ‘L’inferiorità mentale della donna‘ di Giovanna Gra nella rete ERT Friuli Venezia Giulia

 

L’ERT Friuli Venezia Giulia propone in numerosi teatri della sua rete lo spettacolo ‘L’inferiorità  mentale della donna’ con Veronica Pivetti.

Diciamo subito che lo spettacolo, che abbiamo  visto a San Daniele del Friuli, è stato salutato da tanti consensi. Il pubblico per la maggioranza appariva contento ed ha applaudito convintamente sia la protagonista che Anselmo Luisi, che l’ha affiancata in scena, spalla muta ma affidabile. 

Quindi complimenti alla Signora Pivetti, che ha saputo proporre con abilità i temi della serata, alternando il racconto delle teorie di Paul Julius Moebius , che agli inizi del Novecento scriveva teorie  reazionarie sulle donne, a canzoni che interpreta con cipiglio determinato su delle basi registrate.

Il testo di ‘L’inferiorità mentale della donna’ è scritto da  Giovanna Gra, che assiema a Walter Mramor firma anche la regia e si rifà al trattato  omonimo di Paul Julius Moebius, un testo maschilista ed ignorante, zeppo di luoghi comuni, di stereotipi, di affermazioni che pugnalano dignità ed intelligenza scritto più di centoventi anni fa.

Recensione dello spettacolo "Una relazione per l'accademia", testo tratto da un racconto di Franz Kafka, in scena al teatro India dal 25 al 30 marzo 2025

 

Arriva al Teatro India di Roma "Una relazione per l'accademia" spettacolo in un atto unico firmato dalla regia di Luca Marinelli, approdo al teatro che appare assai felice visto il successo di pubblico e critica che questa rappresentazione sta avendo. Sicuramente gran merito va alla scelta del testo, un racconto di Franz Kafka pubblicato per la prima volta nel 1917, che  già di per sé un'immagine stupefacente sulla condizione umana, come solo il grande scrittore ceco poteva immaginare. Il narratore ed unica presenza in scena, si rivolge ad un pubblico di scienziati ai quali racconta la sua esperienza da chi nella sua precedente vita era stato una scimmia. Il personaggio Rot Peter, interpretato da un istrionico Fabian Jung, racconta durante tutta la messa in scena, come una volta catturato in Africa, durante una spedizione di cacciatori, ha l'occasione, durante il viaggio in nave rinchiuso in una piccola gabbia, di osservare ed apprendere in brevissimo tempo i comportamenti umani; tanto che, appena arrivato in Europa, potrà scegliere se restare nelle sue condizione di scimmia, o "evolversi" a uomo e darsi al musical. Ovviamente cercherà di intraprendere la strada dell'umano, impegnandosi assiduamente nella riproduzione di gesti e stili di vita che lo allontanino dal suo essere scimmia.  Il testo  già di per sé una riflessione profondissima sull'esistenza umana, su chi si piega a vivere conformandosi alla società; è inoltre un' attenta considerazione sul tema della libertà che sia la regia di Marinelli che l'interpretazione di Jung, a nostro parere, rendono ancora più significative.

La scenografia, epurata da ogni orpello, un unico telo bianco, sul quale  disegnato in color seppia il confine di un aula da conferenza; diviene all'occorrenza uno schermo su cuoi proiettare parole, che l'interprete scrive e che risaltano sullo sfondo, come uno scarno sussidiario di una memoria umana che si sta per formare. Il resto in buona parte lo compone Fabian Jung, che si muove per il palco tracciando traiettorie continue, interagendo con il pubblico, salendo spesso anche sugli spalti, divenendo esso stesso scenografia del suo umano che si sta edificando. La stessa fisiognomica dell'attore, l'agilità del corpo, i pochissimi oggetti di scena che si muovono con lui e mossi da lui stesso, disegnano un ideale scenico che non è solo una buona interpretazione attoriale.

Recensione di ‘Der Fliegende Holländer’  al Teatro ‘Giuseppe Verdi’ di Trieste

 

Approda di nuovo, dopo diciotto anni, ‘Il Vascello Fantasma’ al teatro Verdi.

Edizione dal cast importante, con la regia di Henning Brockhaus e la direzione di Enrico Calesso.

Gli esiti sono stati unanimemente positivi per gli aspetti musicali, un po’ più eterogenei per gli aspetti visivi.

Un gruppo di spettatori non ha apprezzato ed ha dissentito con qualche buh alla prima, che però erano del tutto assenti alle due repliche successive, cui abbiamo assistito.

Il Regista tedesco è sicuramente un Maestro del palcoscenico e quando si va a vedere uno spettacolo con la sua firma non ci si può aspettare una lettura scontata o tradizionalmente accattivante.

Brockhaus scava, indaga, rilegge, sublima.

Ovviamente questo può piacere o meno. Per fortuna, però, le sue interazioni con la partitura sono visive ma non inficiano l’esecuzione. Questo per dire  che a differenza di altri che mettono in difficoltà i cantanti, introducono pause incomprensibili, rumori non previsti ed effetti fuorvianti, con lui, nella peggiore delle ipotesi basta chiudere gli occhi e godersi l’esecuzione.

Recensione dello spettacolo"Behind the Light" andato in scena dal 21 al 23 marzo 2025 al Teatro Vascello di Roma

 

"Behind the Light" segna il ritorno di Cristiana Morganti sul palco con un assolo che fonde parola e movimento in un'intima confessione artistica e umana. Dopo il successo di "Jessica and Me" (2016) e "Moving with Pina" (2017), l'artista italiana, storica interprete del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, trasforma una crisi esistenziale in un inno alla rinascita, oscillando tra ironia e poesia.

Su una scena essenziale, pochi oggetti scelti con cura diventano catalizzatori di significati, mentre il collage sonoro abbraccia generi contrastanti: dal barocco di Vivaldi al punk-rock di Peaches alla sperimentazione elettronica di Ryoji Ikeda. Questo fluire musicale accompagna l'artista in una narrazione che alterna danza e parola, confessione e autoironia, dramma e leggerezza.

Uno dei momenti più travolgenti è il suo sfogo sui dogmi imposti dall’esperienza con Pina Bausch, un monologo affilato come una lama che demolisce le rigidità e le aspettative incrollabili di chi si forma sotto un'icona del Tanztheater. Morganti ne smaschera le trappole con sarcasmo, svelando il paradosso di un linguaggio che si voleva libero ma che, col tempo, è diventato gabbia. Poi, con feroce ironia, gioca con l'assurdità stessa dell’interpretazione, sfidando lo spettatore con il suo impossibile tentativo di spiegare lo spettacolo. Un’operazione volutamente destabilizzante, che sovverte ogni convenzione e ridicolizza l’ansia di chi cerca significati razionali in un’arte che vive di emozione e istinto.

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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