Recensione dello spettacolo "Una relazione per l'accademia", testo tratto da un racconto di Franz Kafka, in scena al teatro India dal 25 al 30 marzo 2025
Arriva al Teatro India di Roma "Una relazione per l'accademia" spettacolo in un atto unico firmato dalla regia di Luca Marinelli, approdo al teatro che appare assai felice visto il successo di pubblico e critica che questa rappresentazione sta avendo. Sicuramente gran merito va alla scelta del testo, un racconto di Franz Kafka pubblicato per la prima volta nel 1917, che già di per sé un'immagine stupefacente sulla condizione umana, come solo il grande scrittore ceco poteva immaginare. Il narratore ed unica presenza in scena, si rivolge ad un pubblico di scienziati ai quali racconta la sua esperienza da chi nella sua precedente vita era stato una scimmia. Il personaggio Rot Peter, interpretato da un istrionico Fabian Jung, racconta durante tutta la messa in scena, come una volta catturato in Africa, durante una spedizione di cacciatori, ha l'occasione, durante il viaggio in nave rinchiuso in una piccola gabbia, di osservare ed apprendere in brevissimo tempo i comportamenti umani; tanto che, appena arrivato in Europa, potrà scegliere se restare nelle sue condizione di scimmia, o "evolversi" a uomo e darsi al musical. Ovviamente cercherà di intraprendere la strada dell'umano, impegnandosi assiduamente nella riproduzione di gesti e stili di vita che lo allontanino dal suo essere scimmia. Il testo già di per sé una riflessione profondissima sull'esistenza umana, su chi si piega a vivere conformandosi alla società; è inoltre un' attenta considerazione sul tema della libertà che sia la regia di Marinelli che l'interpretazione di Jung, a nostro parere, rendono ancora più significative.
La scenografia, epurata da ogni orpello, un unico telo bianco, sul quale disegnato in color seppia il confine di un aula da conferenza; diviene all'occorrenza uno schermo su cuoi proiettare parole, che l'interprete scrive e che risaltano sullo sfondo, come uno scarno sussidiario di una memoria umana che si sta per formare. Il resto in buona parte lo compone Fabian Jung, che si muove per il palco tracciando traiettorie continue, interagendo con il pubblico, salendo spesso anche sugli spalti, divenendo esso stesso scenografia del suo umano che si sta edificando. La stessa fisiognomica dell'attore, l'agilità del corpo, i pochissimi oggetti di scena che si muovono con lui e mossi da lui stesso, disegnano un ideale scenico che non è solo una buona interpretazione attoriale.
Marinelli firma la sua prima regia teatrale regalando allo spettatore la suggestione potente del testo, attraverso l'interpretazione dell'attore, non senza immetterci in una chiave onirica e a volte di forte suggestione emotiva. Ci spiazza la pienezza del volto di Jung, la sua fermezza nell' interpretazione, la sua sicurezza sul palco, i suoi cambi di livello, non solo recitati. Una scala entra ed esce dalla scena e lui vi sale e scende, ne sbuca dai fori, si inserisce tra i pioli come fa un prigioniero fra le grate della sua gabbia. Anche la gabbia compare in scena, minuscola, un piccolo parallelepipedo in cui la scimmia, poi divenuta uomo, ha trascorso il suo viaggi e nella quale ha imparato, costretta da quel vincolo fisico, ogni piccolo movimento umano.
Quando se ne libera, rimane simbolicamente in una gabbia, benché alta, sebbene in movimento, la scala è il simbolo dell'evoluzione, probabilmente della salita al mondo dell'umano, seppure rimane sempre oggetto di servilismo e costrizione. La scimmia divenuta uomo nella sua relazione all'Accademia racconta di essere riuscita a riprodurre con successo quasi tutti i comportamenti umani, una sola difficoltà permane nel bere alcolici, quello un' apprendimento ostico, benché con un po' di sforzo, possibile; in questo Kafka porge una bella stoccata alla debolezza dell' animo umano e alla sua propensione nell'apprendere le dipendenze che lo rendono comunque e sempre schiavo di qualcosa. I riferimenti che abbiamo letto sono molteplici, il grottesco di "Freaks Out", o di "Povere creature"; il piegarsi all'essere necessariamente uomo, che per ci rende meno umani.
Al termine della relazione all' Accademia Rot Peter, non solo sarà in grado di narrare le sue precedenti emozioni come scimmia, ma esprimerà la soddisfazione per essere divenuto ci che è e le sorti future della sua vita da umano. Meritatissimo a nostro parere il successo dello spettacolo sicuramente un pubblico incuriosito dalla prima messa alla prova di regia di Luca Marinelli che per a nostro parere, non solo non ha deluso, ma è un canovaccio bianco su cui iniziare a lavorare a una nuova carriera una telo pulito, un po' come la scenografia di questa messa in scena, su cui l'attore può scrivere sicuramente un nuovo immaginario di sé.
Barbara Chiappa
28 marzo 2025