Domenica, 24 Novembre 2024
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Lo spettacolo teatrale Terra degli uomini liberi consta  di due monologhi ed  un'epistola per voce e  corpo femminili e tale partitura   drammaturgica esiste e vive grazie a quella musicale.  

Si tratta di tre storie vere, tre  realtà  dotate di cruda quanto amorevole pregnanza che  si donano sul palcoscenico, dietro una loro esplicita richiesta,  stante l'urgenza morale, civile e soprattutto umana   non rinviabile di  (ri)vivere e (ri)presentarsi in un contesto  necessariamente performativo. 

In scena, le tre protagoniste interpretate da Mariangela Imbrenda, odierne eroine tragiche, sorelle per nulla minori di numerosi personaggi femminili resi immortali dai  classici della drammaturgia mondiale,  rivendicano il diritto, atrocemente negato, di  narrare le loro vicende, esprimersi ed essere comprese. 

Siamo le profughe universali. I nostri nomi sono S., Y., A,. Fateci spazio. Abbiamo la nostra storia da raccontarvi. Aprite bene occhi ed orecchi...

Fino ad ora,  in quanto donne e prima di tutto esseri umani,  hanno visto  in terra, sul corpo  e nel cuore ripetutamente violati e  straziati, il  vero volto della morte: condannate  a soffrire  dai governi  delle terre d'origine, dai carnefici incontrati lungo i viaggi della speranza, da leggi non scritte dei clan di appartenenza  o da norme ben codificate dei Paesi di approdo, oltre ogni ammissibile,  sopportabile e spesso immaginabile limite,  hanno  subito torture e  violenze estreme per  esser così  silenziate e ridotte a non vivere più. 

Fino ad ora, però  in quanto donne e prima di tutto esseri umani, non hanno mai smesso di combattere. Senza armi hanno vinto contro tutto l'orrore del mondo, continuando ad amare la vita, la libertà, la bellezza ovunque essa potesse risiedere o venir cercata. 

Diversissime per origine e storia,  l'iraniana S. l'etiope Y.  e l'ivoriana A. sono accomunate dall'essere giunte in Italia, dove provano, senza perdersi d'animo a riannodare i fili delle loro esistenze spezzate. 

Un itinerario, senza dubbio,  ancora da ipotizzare e costruire.  

Un altro futuro da  inventare e  forse un giorno di nuovo da raccontare  con immutate dignità e  compostezza formale e verbale. 

S., Y., A., dotate di ieratica presenza, sanno stare sul palcoscenico  della vita di cui il teatro aspira ad esserne specchio fedele fin dalla notte dei tempi: le tre protagoniste sanno “essere” anche, come in un coro greco, tutte le voci udite nella loro esistenza ferita recuperando la potente armonia tra un discorso privato e al tempo stesso collettivo. 

Gli spettatori, perpetuando e rinnovando il rito culturale del teatro, vengono posti di fronte ad una scelta consapevole di semplicità, come sinonimo di verità  e  non di semplificazione o povertà della messinscena, giacché quando  nella vita reale si raccontano storie estremamente  tragiche quali quelle vissute di  Terra degli uomini liberi, il senso del pudore  si  rafforza,  si  sublima  ed evita di aderire ad un prodotto grandguignolesco, di certo più adatto     alle tentazioni di un cinema di  forte impatto. 

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Rassegna di cirque nouveau, teatro e varietà contemporaneo.

Prendete un pizzico di circo, aggiungete 5 gr. di danza fina tipo 00, versate 30 ml di clown e un cucchiaio di poesia, amalgamate bene, mettete 20 gr. di burlesque, 7 note di spezie musicali, e versate infine 2 calici di pura follia. Agitate bene e servite ghiacciato, questo è Le Svarietè. Le Svarietè non è uno spettacolo, è un’esperienza, un viaggio magico e coinvolgente, entrerete in un mondo surreale e impalpabile, animato da personaggi bizzarri, e suggestive atmosfere. Gli artisti saranno ovunque, sul palco, all’ingresso, nel foyer, non assisterete ad uno show, lo vivrete interamente e ne sarete parte. Il punto non è COSA fare, ma COME farlo e con quale intenzione: noi vogliamo emozionare e stupire, far ridere e far flettere, far piangere e far sognare. Crediamo che lo spettacolo non sia solo intrattenimento, ma anche un prezioso e fondamentale nutrimento per  lo spirito. Con Le Svarietè, vogliamo partire proprio da qui, e restituire all’arte dello spettacolo, la sua natura più alta, quella che stimola attraverso il sorriso, il dramma e perché no, anche i lustrini, la consapevolezza dell’essere umano.

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Debutta per la prima volta a Roma al Teatro Orologio in Sala Gassman, dal 21 al 26 aprile 2015, nell’ambito della programmazione Let’s get British dedicata al teatro britannico, lo spettacolo Tre Desideri. Acclamata al Festival di Edimburgo del 2001, Tre Desideri è una commedia dall'humour irresistibile, una delle più interessanti prove del genio umoristico e irriverente di Ben Moor.

In scena Flip (Elisa Benedetta Marinoni) e George (Mauro Parrinello), una giovane coppia prossima alle nozze. All'indomani della loro festa di fidanzamento, una misteriosa nuvola attraversa il nostro pianeta sconvolgendone le sorti: ogni essere umano avrà infatti l'opportunità di vedersi avverare i primi tre desideri che esprimerà. Sogni di glamour e fama si sostituiscono al grigiore quotidiano: "Le persone in cassa integrazione riebbero indietro il loro impiego. I ciechi cominciarono a vedere, i sordi a sentire, i balbuzienti ricevettero in dono l'eloquenza, le cose semplici divennero grandiose, le cose sbiadite luminose. La realtà ti appariva come sarebbe potuta diventare, e potevi diventare la persona che avresti sempre voluto essere". Cosa cambierà nelle vite di Flip e George al passaggio di questa strana nuvola? Cosa sceglieranno di desiderare? E i loro desideri li avvicineranno, o li spingeranno lontani l'uno dall'altra?

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“Veleno, io di te faccio a meno”. Il bello delle donne, anzi degli uomini … Tante risate e un pizzico di amarezza dal 21 aprile al 10 maggio sul palco del Teatro de’ Servi. Dietro la saracinesca ormai chiusa di un salone di bellezza, vanno in scena le riflessioni e personali ritorsioni dei due titolari, che vedono polverizzarsi come nuvole di cipria i loro sogni. E se ne addossano reciprocamente la colpa.

Tanto tempo speso a dispensar bellezza con creme costose, trattamenti innovativi, magistrali colpi di spazzola, make-up d’artista … e all’improvviso più nulla. Solo il rancore che, al contrario, abbruttisce, che avvelena le esistenze. Come quelle di due visagisti dalle glorie ormai tramontate, che vedono tramontare anche il proprio rapporto.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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