Mercoledì, 30 Aprile 2025
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«Il mio laboratorio.

La nostra casa. Il suo giardino.

Avevo lavorato anni per avere tutto questo. Da quando ero giovane avevo il desiderio di vivere in un posto così. Per potermi dedicare allo studio degli orologi. Il Tempo e il suo scorrere incessante. Immutabile eppure sempre diverso. Irripetibile.

Inaccettabile. Qualcuno doveva pur fare qualcosa.

Non vorreste rivedere i vostri cari estinti signori? Non c’è nessuno qui con il desiderio di rimediare a quanto fatto o detto inavvertitamente in momenti passati? Nessun pentimento? Nulla da rimpiangere? Rimorsi invece? Niente?

Non c’è forse un aspetto malsano e sadico in tutto questo.. correre?

Sì perché il Tempo in verità non “scorre”.. ma corre!

Lo dovevo fermare.»

(Dal monologo dell'orologiaio Ics in “Indietro di un'ora”)

 

 

“Indietro di un’ora” è un’opera musicale moderna scritta e diretta dal regista Andrea Donatiello e dall’artista Giorgia Reggimenti.

Silenzio. Penombra. Un luogo dove il tempo ha cessato di esistere. E’ qui che si trova Ics, noto artigiano di orologi ossessionato dall’impadronirsi del segreto del Tempo. Una figura si scorge nel buio oltre la sua: un essere con testa di coniglio, dal fare grottesco, senza nome e al quale Ics si rivolgerà chiamandolo “MyFriend”. 

Ics non comprende dove si trovi, ma sarà MyFriend a fargli luce: un antro al di fuori del tempo, dal quale l’orologiaio non può fuggire malgrado i suoi sforzi, nonostante tutte le sue ostinazioni di tornare da sua moglie che a dir sua è da qualche parte sola, che lo attende. Ma è ancora il coniglio a rivelargli la realtà dei fatti: sua moglie è morta, non ha nessuno da cui tornare, e per il suo bene farebbe meglio ad andare dove è invece lui a volerlo portare.

Permettendo così al Tempo di poter ripartire.

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La "voce umana" che dipana un assassinio nel cuore. 

Un atto, una camera, un personaggio, l'amore, e il comune accessorio dei drammi moderni, il telefono. Ma questo comune accessorio, con le sue "azioni", diventa lo strumento concreto e il simbolo tragico dell'impotenza, il canale in cui la sincerità delle frasi mozze e l'ipocrisia inutile nei silenzi e nelle relazioni interlocutorie si scontrano, si mescolano, ne escono strozzati, fino al grido finale, liberatorio e in qualche modo vittorioso. (Stefano Jacomuzzi, 1989)

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“Il teatro ‘tecnologico’ di #tessuto [...] è riuscito a incantarci con una performance di regia collettiva nella quale recitazione, disegno e musica dal vivo danno vita a una tecnica scenografica interessante quanto efficace, che anticipa la nascita di ciò che potrebbe essere un nuovo genere”

 Francesca Buffo @PeriodicoItalianoMagazine

“Lo spettacolo non è solo un racconto di una donna e del suo vissuto ma qualcosa di più, è un viaggio coinvolgente ed emozionante che proietta lo spettatore all’interno della storia attraverso il supporto dinamico del disegno dal vivo, di colori dominanti come il bianco e il rosso, e suoni profondi.”

Sara Tersigni @lanouvellevague.it

 Teresinha è un’immigrata che lavorava in Italia come sarta, scomparsa misteriosamente. Fin da piccola collezionava parole con il desiderio di costruire un diario-patchwork.

Mia, sua figlia, non conosce le sue origini, ha bisogno di costruire un nesso fra la persona che è ed il suo passato. Con questo spirito affronta un lungo viaggio per cercarla ma ciò che trova è il diario di tessuto incompleto e una casa vuota.

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Una nonna alla ricerca del nipote ‘rubato’ dalla dittatura argentina.

Una giovane donna alla ricerca della sua identità.

Un paese che ancora cerca la verità sul suo passato.

Nel 1977 una giovane coppia viene sequestrata dai militari argentini e rinchiusa nella Scuola di Meccanica dell'esercito. Mentre l’uomo viene subito ucciso, si consente alla donna, incinta, di partorire prima di essere giustiziata. La bambina separata dalla madre, che viene subito dopo assassinata in uno dei famigerati "voli della morte" sul Mar del Plata, è data in adozione a una famiglia di militari legati al regime, dove  cresce con un nome diverso da quello che la giovane madre le aveva dato, ignara della sua storia. Molti anni dopo, grazie ad alcune testimonianze ed eventi, e soprattutto attraverso l’aiuto di Luisita - Nonna di Plaza de Mayo, da trent’anni alla ricerca del figlio di sua figlia, uccisa dalla dittatura- scopre di essere la "nipote numero…".

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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