Sabato, 02 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Ferdinando in scena al Piccolo Eliseo dal 18 ottobre al 5 novembre 2017


5 agosto 1870. I rintocchi di un orologio a torre scandiscono il tempo che non passa mai all’interno delle mura di una vecchia dimora nei pressi di Napoli. È qui che, su un letto di candide lenzuola bianche, trascorre le sue giornate Donna Clotilde (Gea Martire), tra farmaci, orazioni, conversazioni con una lontana cugina Gesualda (alias Chiara Baffi), che le funge da infermiera, e le visite del parroco del paese Don Catellino (Fulvio Cauteruccio).
Clotilde è una baronessa borbonica che mostra insofferenza e sdegno nei confronti della nuova cultura e dell’assetto sociale che va configurandosi dopo l’unificazione del Regno d’Italia, tant’è che come segno di disprezzo è solita esprimersi perennemente in napoletano lasciando alla lingua italiana il tempo che trova. Ma di tempo ce n’è tanto. Forse anche troppo per una signora come lei che ha deciso di darsi e sentirsi malata (ma forse la sua è solo una patologia mentale, frutto della sua idiosincrasia nei confronti di Vittorio Emanuele II di Savoia).

Recensione dello spettacolo “Aggiungi un posto a tavola” in scena al Teatro Brancaccio dal 12 ottobre al 26 novembre 2017

A 43 anni di distanza dal primo debutto, la commedia musicale scritta dal duo Garinei e Giovannini e musicato dal maestro Armando Trovajoli, torna nei teatri italiani.
La storia liberamente ispirata alla commedia “After me, the deluge”, di David Forrest, narra le vicende di Don Silvestro, parroco di un piccolo paesino di montagna che riceve direttamente da Dio il compito di costruire una nuova Arca per salvare la sua comunità dall’incombente “secondo Diluvio Universale.”

Recensione dello spettacolo Bestie di scena in scena al Teatro Argentina dal 13 al 22 ottobre 2017


Cosa accade a un essere umano quando lo si priva di tutto ce lo insegnano – o dovrebbero insegnare – il racconto dei sopravvissuti all’inferno della Storia o i più disturbanti casi di cronaca. Un’esperienza che, invece, è ricorrente stato mentale di chi ha scelto di essere attore: privarsi del proprio nome, della propria biografia, delle proprie abitudini e della propria unicità per il tempo della rappresentazione è per questa professione una conditio sine qua non. Va, inoltre, fatto senza vergogna: anche a ciò sono finalizzati il training, un certo tipo di contatto corporeo molto stretto tra coloro che fino prima di ritrovarsi nello stesso cast erano degli sconosciuti o l’eventualità ricorrente di doversi cambiare in fretta, dietro le quinte e senza alcuna privacy. Che succede, però, se si portano le suddette consuetudini allo stremo?

Recensione dello spettacolo Un borghese piccolo piccolo andato in scena dal 13 al 15 ottobre al Teatro Tor Bella Monaca e dal 17 ottobre al 5 novembre 2017 al teatro Eliseo

 

Nella società contemporanea perdersi assume spesso il sinonimo di ricerca. Indubbiamente perdersi può far trovare strade del tutto nuove e migliori delle precedenti; ma perdersi continuando a proseguire lo stesso cammino più che rendere confuso il percorso e confonde chi l’affronta. La parafrasi del titolo del brano di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, presente all’interno dello spettacolo oltre a conferire tragicità all’opera nel momento in cui la riguarda, rappresenta in maniera lirica come il borghese, Giovanni Vivaldi, si sia perso su una strada effimera che la società a lui contemporanea gli ha costruito.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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