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Vittorio Sgarbi, Pasolini-Caravaggio al teatro Olimpico di Roma: un accostamento inconsueto e avvincente
Recensione di Pasolini Caravaggio di e con Vittorio Sgarbi, in scena al Teatro Olimpico dal 2 al 4 dicembre 2022
Cosa possono avere in comune lo scrittore, poeta, regista, sceneggiatore Pierpaolo Pasolini, appartenente al 1900 e il pittore Michelangelo Merisi conosciuto come Caravaggio vissuto tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600? Nell’immediato, ci sembra poco, ma solo ad uno sguardo superficiale. La nuova lectio magistralis-spettacolo di Vittorio Sgarbi, ci stupisce per la ricchezza di particolari e aspetti di vita che i due artisti condividono nel loro inconsueto percorso di vita. Entrambi artisti di profondo spessore, vivono in opposizione col loro tempo per il loro stile di vita e per la precocità e visionarietà del loro intelletto. Giungono entrambi a Roma all’età di 25 anni per avere la possibilità di vivere nella libertà di costumi castrata nei piccoli centri di provenienza. Non vogliono rinunciare alla ricerca del proprio piacere e al diritto di vivere liberamente la propria omosessualità, Pasolini arriva a pagare e a nascondersi per questo. Ma prescindendo dalla comunanza di molti aspetti della personalità è l’accostamento del loro pensiero e della loro arte a sconvolgerci per le inaspettate consonanze. Entrambi sono gli artisti della realtà, rappresentata nella sua autenticità, senza abbellimenti, senza retorica, senza fronzoli. Ricercano persone che appartengono alle medesime classi sociali, con le stesse caratteristiche: l’umanità più degradata, allontanata da tutti, ignorata dai borghesi e dai benpensanti. La riprova di questo comune interesse è la sorprende somiglianza tra alcuni “ragazzi di vita” e alcuni protagonisti delle tele caravaggesche, come ad esempio tra Pino Pelosi, il suo assassino, e i vari Bacco in versione giovanile e malata ritratti da Caravaggio.