Venerdì, 18 Ottobre 2024
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Un sogno a Istanbul al Teatro Nuovo di Napoli. Di quel tempo dell'amore e dell'addio

Recensione dello spettacolo “ Un sogno a Istanbul", di Alberto Bassetti. Con Maximilian Nisi e Maddalena Crippa, Mario Incudine e Adriano Giraldi. Regia di Alessio Pizzech. Andato in scena al Teatro Nuovo di Napoli l'8 e 9 luglio 2023 all'interno della Kermesse Campania Teatro Festival svoltasi dal 9/06/2023 al 9/07/2023

 

Succede che l'implicito abbia una propria storia da raccontare più densa, sofferta e differente dal visibile che di questo ne rappresenta solo l'aspetto più immediato e intellegibile. La rappresentazione de: Un sogno a Istanbul tratta dal libro di Paolo Rumiz: La cotogna di Istanbul è espressione di quel tormentato dialogo tra la narrazione come fenomenologicamente appare e uno sfondo narrativo più profondo e vibrante carico di gesti mancati e parole lasciate crescere e fermentare nell'oralità. L’implicito diviene ora sottotesto, ora sfondo storico, ora osservatore silenzioso di quel tempo che tramuta una semplice missione di pace a Sarajevo, da parte dell' ingegnere austriaco Maximilian von Altenberg, in una virata della propria esistenza dopo l'incontro con la bosniaca Maša.

A rendere unico e irripetibile il loro amore è il peso delle rispettive storie personali e l'abbraccio dello sfondo storico, talmente tangibile da divenire bassorilievo: la guerra nei Balcani, i cui continui riverberi vibrano e toccano direttamente le viscere. La loro è uno storia, quindi, che scavalca la narrazione chiedendo di essere colta con i sensi, dove il profumo della cotogna collega il passato al presente divenendo poesia, nostalgia e dolore. La cotogna è quel frutto originario della Turchia che unisce i popoli e gli amori, che esalta la diversità delle storie per poi raccordarle in un'unica narrazione, origine di tutte le umane vicende. Nel valzer di rilievi e sfondi, la Turchia diviene madre e spettatrice attenta e silenziosa che nel sue essere mare bagna le sponde dei balcani, lasciando nella propria risacca profumi di mele cotogne, storie universali, destini incrociati e morte. Quella tra Maximilian e Maša è anche una storia d’attesa: dopo la magia del loro primo incontro è stato necessario aspettare tre anni prima che Maximilian risentisse la voce di Maša. La bella di Bosnia è gravemente malata di quel male che difficilmente perdona e si rivolge a Maximilian per essere aiutata, se non proprio a salvarsi, per prolungare il più possibile quel loro tempo. Ad entrare nella testa e nel corpo di Altenberg, e divenire ombra oscura e costante presentimento, è quel canto intonato da Maša che come una profezia narra di una salvifica cotogna di Istanbul che l'amato deve trovare per guarire la sua innamorata gravemente malata che morirà prima del ritorno di lui. Le parole del canto, ripetute a più riprese “aman aman" tracciano l'ineluttabilità di ciò che si deve compiere.

Valide ed apprezzabili le soluzioni drammaturgiche ( Alberto Bassetti) e registiche ( Alessio Pizzech) tese a custodire l'essenza della scrittura originale di Rumiz armonizzandola con il contesto teatrale. La priorità sembra quella di oltrepassare l'assidua fedeltà al libro, intercettando e facendo vibrare la linea emotiva sottostante: il “come si racconta” diventa prioritario rispetto al “cosa”. Piuttosto che rappresentare si è preferito, a volte, narrare, cantare o suonare la densità di un'emozione che sfugge alle umane parole descrittive. Determinante è quindi il ruolo dei personaggi incarnati da Mario Incudine e Adriano Giraldi puntuali e credibili nel creare immediatezza narrativa, accendere la gradazione emotiva e, attraverso dialoghi, narrazioni e canti, creare il giusto sfondo attorno a cui Maximilian von Altenberg (Maximilian Nisi) e Maša (Maddalena Crippa) vivono il loro tempo. Interessante e originale il ricorso alla tecnica cinematografica del flashback con la quale Icudine e Giraldi anticipano l'epilogo della narrazione, facendone discendere a ritroso lo sviluppo della stessa. 

L'intuizione di Pizzech di intercettare e rispettare il naturale sviluppo temporale permette alla pièce di elevarsi. Nonostante rari passaggi narrativi non siano stati forse sufficientemente esplorati, come ad esempio l'incontro tra Maximilian e Duško Todorović, il marito di Maša, la generale impronta ritmica, lenta e dilatata, consente di assaporare la fertilità dei singoli momenti dove amore e consapevolezza necessitano di crescere e germogliare. Il tempo dell'incontro, quello dell'addio ed il “mentre” viene magistralmente espresso, vissuto e soggettivamente modulato dai due attori. L'interpretazione iniziale di Nisi è inizialmente sobria, composta ed essenziale anche nella corporeità. Con il maturare consapevole del sentimento per Maša il corpo diviene più audace: alcuni gesti vengono accennati pur rimanendo ancora acerbi o prematuri non trovando, per questo, immediata rispondenza in Maša. Questa implicitamente insegna a Maximilian il tempo dell'attesa che solo quando maturo diviene tempo di contatto. Maddalena Crippa restituisce con eleganza e inarrivabile profondità la drammatica complessità delle diverse anime della bella bosniaca, forgiate dal peso insostenibile della sua storia personale. Magistrale, ancora, nell’ iconico canto della Cotogna di Istanbul e nel sintetizzare quel connubio tra la bosniaca dignità con cui lotta contro la morte, e quel suo continuo rifiorire dalla stessa. Pur se apparsa oltremodo utilizzata, sfiorando la prevedibilità, rimane comunque emozionante la poliedricità musicale di Mario Incudine, che atteaverso il canto e accompagnandosi con diversi strumenti prevalentemente a corda, riesce a sintetizzare e tramutare in una figura nuova l'intelaiatura narrativa originaria.  

Il suggestivo ed essenziale allestimento scenico di Andrea Stranisci restituisce sensorialmente la freddezza e austerità del contesto storico di appartenenza dove l'interiorità dei personaggi viene efficacemente sostenuta ed amplificata dal progetto luci di Eva Bruno e dalla colonna sonora dello stesso Mario Incudine. 

Il manifesto appagamento degli spettatori accorsi in gran numero al Teatro Nuovo di Napoli sancisce la serata conclusiva del Campania Teatro Festival onorata con un lavoro di pregevole fattura...come certe stoffe d'Oriente.

 

Simone Marcari

13 luglio 2023

 

Informazioni

Un sogno a Istanbul, di Alberto Bassetti

Liberamente tratto dal libro : “ La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz

Con:

Maddalena Crippa

Maximilian Nisi

Mario Incudine

Adriano Giraldi

Regia di Alessio Pizzech

Scene e costumi: Andrea Stanisci

Musiche: Mario Incudine

Luci: Eva Bruno

Assistente alla regia: Tommaso Garrè

 

La Contrada 

Teatro Stabile di Trieste srl

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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