Lunedì, 21 Aprile 2025
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Questa è la prima puntata di un’intervista al vicepresidente di Assolirica che ci farà conoscere meglio luci ed ombre del mondo del teatro d’opera.

 

Nicolò  Ceriani  è un baritono che spazia dal repertorio lirico a quello buffo, sempre con competenza e tecnica sicura.

Dotato di una voce potente, ricca di colori e di una notevolissima abilità scenica, da oltre trent’anni raccoglie successi in Italia ed all’estero ed ha partecipato a più di duecento allestimenti, lavorato con i registi più famosi diretto dalle bacchetta più importanti.

Da anni  è presenza costante all’Arena di Verona ed è stato protagonista di numerose prime assolute, dimostrandosi artista completo e duttile musicalmente.

Lo abbiamo incontrato per parlare il Assolirica, l’associazione  di cui il Maestro è Vicepresidente  e che raccoglie gli artisti lirici italiani.

Si tratta di una realtà poco nota ma importante, che festeggia  il giorno 8 marzo dieci anni di vita.

La nostra chiacchierata si è fatta decisamente articolata e, ci pare,  interessante  e per non perdere nessuno dei tanti aspetti affrontati, abbiamo optato per una pubblicazione a puntate.

Si affrontano, con la trasparenza e l’onesta intellettuale quasi brutale  che è propria di Ceriani, questioni decisamente rilevanti ed emergono situazioni  della vita e della professione di un cantante che solo un addetto ai lavori poteva far rilevare nel giusto peso.    

 

Cominciamo chiedendo che cosa è Assolirica?

ASSOLIRICA è l'associazione nazionale di categoria di tutti gli Artisti Lirici. È l'unica in Italia ed è riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico attualmente denominato Ministero delle imprese e del made in Italy. Nasce 10 anni fa allo scopo, da una parte, di proteggere gli Artisti Lirici da tutta una serie di carenze legislative che caratterizzano la categoria, provando a riscrivere un contratto nazionale di lavoro, dall’altra, a candidare la tecnica e l'arte del canto lirico italiano quale bene materiale presso l’UNESCO. Questo secondo risultato Assolirica l'ha raggiunto 2 anni fa dopo un iter assai laborioso e tecnicamente molto complesso. Il primo invece è di fatto un processo che non si fermerà mai, anche se speriamo davvero che entro breve si possano consolidare alcune prime riforme sostanziali.

         La grande maggioranza delle persone, anche di quelle più informate e appassionate del mondo lirico, pensano in cuor loro che l'artista lirico sia sì un artista di alta specializzazione tecnica, ma assai privilegiato dal punto di vista del riscontro economico. Ebbene, mi tocca sfatare questo pensiero che vale probabilmente forse per il 10% dell'intera categoria, in quanto le riforme operate negli ultimi vent'anni hanno abbassato clamorosamente il livello reddituale degli artisti e per di più a scapito di una totale mancanza di tutele legislative.

Intervista ai Ragnarök Nordic & Viking Folk & Vindur Orchestra in concerto al teatro Garbatella 

l'11 Gennaio 2025

 

Prima del concerto Riccardo Trasselli, Alessandro Antonello e Davide Florio mi accompagnano attraverso i corridoi del teatro fino ai loro camerini, dove mi accolgono affabilmente con un bicchiere di rosso, neanche a dirlo “Valpollicella”, il vino originario della terra del “duo Ragnarök”, Verona.

Andiamo a conoscerli un po' meglio prima di ascoltare la loro musica e immergiamoci nelle atmosfere e tradizioni del profondo Nord Europa.

 

Come si può classificare il vostro genere di musica?

Davide: Prevalentemente facciamo musica nordica e tradizionale scandinava, che prende anche l'area dell'oceano, qualche “Sea Shanti” a volte e brani nostri originali in varie lingue, norrena antica, svedese, islandese, tedesco... la nostra è una colonna sonora di questi ambienti nordici, un viaggio nella mitologia.

“Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta”, in scena al teatro India di Roma dal 15 al 27 ottobre.

 

L’inaugurazione della stagione teatrale del teatro India è affidata quest’anno ad un reading; “Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta”, racconto di Sandro Bonvissuto, il terzo del libro “Dentro”, edito da Einaudi nel 2012. Abbiamo avuto la fortuna di intervistare Sando Bonvissuto prima di vedere lo spettacolo; ecco perché abbiamo deciso di riportarvi in parallelo sia le parole di Bonvissuto, che le nostre impressioni sullo spettacolo in scena all’India dal 15 al 27 ottobre.

Ringraziamo anticipatamente Bonvissuto per la sua generosità; quasi un’ora di chiacchiere profonde, consigli letterari, riflessioni di vita. 

 

L’inaugurazione del teatro India di Roma con un tuo testo è un bel traguardo. Come nasce questo progetto?

Grazie a Stefano Cioffi, regista dello spettacolo e mio amico. Era un po’di tempo che mi diceva che dovevamo fare qualcosa insieme, così è nata l’idea di mettere in scena questo racconto, che è assolutamente fedele al testo che ho scritto, ma quando l’ho ascoltato la prima volta ero talmente commosso e incredulo da chiedermi: “ma chi l’ha scritto?”. Aprea aveva gli spazi per realizzarlo e così è nato. 

Intervista a Marco Tonelli  sulla  candidatura di Todi 2026, come Capitale italiana dell’arte contemporanea

 

 

“Ponte Contemporaneo” è il titolo del dossier di 60 pagine con il quale la città di Todi è tra le finaliste per il titolo di Capitale Italiana dell'Arte Contemporanea 2026 che verrà assegnato il 30 ottobre, dopo l'audizione al Ministero della cultura, il 25 ottobre, dei cinque progetti selezionati dall'apposita commissione sui 23 pervenuti. 

Abbiamo intervistato Marco Tonelli, promotore dell’ iniziativa per il Comune di Todi, grazie alla sua carica di curatore scientifico della Fondazione Progetti Beverly Pepper di Todi che negli anni a prodotto una serie di attività di grande rilievo riguardo alla disseminazione dell’arte contemporanea nel Comune di Todi.

 

Dott. Tonelli, come nasce la volontà  di partecipare a questo Bando?

Fondamentalmente, appena uscito il Bando ci siamo resi conto che Todi era la città perfetta per potervi partecipare viste le caratteristiche richieste, ossia quelle di una città piccola, che però avesse già in essere una alta densità cospicua di eventi legati all’arte, un’opportunità quindi che non potevamo assolutamente lasciarci sfuggire. E’ stato un lavoro molto veloce, visto le tempistiche che avevamo, ma ben strutturato e chiaro fin da subito, tanto da permetterci di entrare nella rosa dei primi cinque.

In "palio" un finanziamento da 1 milione di euro per la realizzazione delle attività proposte, che vanno nel caso di Todi dalla riqualificazione di aree urbane e periurbane alla rigenerazioni di luoghi e spazi, da azioni di inclusione sociale e partecipazione pubblica al coinvolgimento di nuove generazioni di creativi, da una formazione mirata ad un cartellone articolato tra mostre, installazioni e presenze artistiche.

 

Perché il nome “Ponte contemporaneo”?

Effettivamente il nome può sembrare un ossimoro visto che a Todi non ci sono ponti, se non dei residui di epoca romana. Lo spunto però ce lo ha dato l’unico presente in città, una costruzione di  architettura industriale, basato,  sul   brevetto dell’ingegnere   britannico   Donald   Bailey   che,   durante   la   Seconda   Guerra Mondiale, giocò un ruolo fondamentale nel consentire agli alleati di superare i fiumi italiani i cui punti erano stati danneggiati dai tedeschi. Ecco, è proprio da questa  funzione di “collegamento” che ci è venuta l’idea. Un collegamento tra l’arte antica di cui l’Umbria è piena e l’arte contemporanea, che è molto fiorente in questa regione, seppure ancora non visibile.
Inoltre sarà un ponte di collegamento “virtuale” tra Todi e altri sette comuni limitrofi che ospiteranno opere (Acquasparta, Montecastello di Vibio, Montecastrilli, Collazzone, Fratta todina, Sangemini, Avigliano Umbro). Un’operazione di disseminazione per creare Rete territoriale che farà conoscere appieno questo bellissimo territorio.

 

Alcuna di queste istallazioni rimarrà nei luoghi che ha citato?

Tutte le istallazioni rimarranno nei luoghi previsti, questa è proprio una caratteristica richiesta dal bando. L’idea sarà proprio quella di creare dei luoghi che non sono più dei “non luoghi”. Tracciabili sul territorio grazie a delle “Librerie digitali” sull’arte contemporanea in Umbria in cui intercettare i luoghi con cui entrare in contatto con queste opere , e non solo.

 

A questo proposito, lei crede che Todi sia pronta ad accogliere tutto questo?

Questa domanda me la stanno facendo in molti, anche con un certo stupore dinanzi a questa proposta progettuale. Ebbene molti non sanno che l’Umbria e Todi in particolare hanno una storia di commistioni con l’arte contemporanea molto importante oramai, seppure a volte poco visibile, poco intercettabile. La città è arrivata alla candidatura forte di una vocazione che la vede crogiolo dell'arte contemporanea fin dai primi anni Settanta con nomi di primo piano quali la scultrice Beverly Pepper, che ha donato a Todi il parco omonimo, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Bruno Ceccobelli, Brian O’Doherty, Arnaldo Pomodoro, Fabrizio Plessi, Mark di Suvero e un lungo elenco di artisti di fama mondiale che qui sono venuti a vivere, a lavorare, ad aprire i loro studi e le loro gallerie. In Umbria hanno vissuto  Dorazio, Boetti, Pepper .Insomma di contemporaneo ce n’e tantissimo, bisogna solo metterlo in mostra, accendergli sopra un faro più potente e questa partecipazione al bando ci sembra l’occasione giusta.

 

Parliamo delle azioni che avete pensato, sono quattro, come si articolano?

La prima azione, l’abbiamo in parte citata ed ha a che fare con la Rigenerazione dei luoghi e proposte artistiche , ossia luoghi in Todi e nelle zone limitrofe in cui 15 artisti/e verranno coinvolti in progetti principali di mostre e produzioni di opere permanenti. La seconda azione sarà quella inerente l’ Arte e inclusione sociale. A questa azione teniamo molto e in proposito abbiamo coinvolto già una serie di realtà.  Per questa azione, inanzi tutto, metteremo in uso una serie di applicazioni digitali inclusive che permetteranno una divulgazione digitale ampia dei siti in cui ci saranno le istallazioni e gli artisti coinvolti.  Inoltre verrà coinvolto il Museo tattile statale Omero di Ancona per tradurre informative riguardo le opere e pensare a percorsi specifici per i non vedenti. Inoltre verrà coinvolta una società che si occupa di  comunicazione aumentativa e alternativa con lo scopo di fornirci materiale ed elaborare percorsi informativi semplificati. E ancora prevediamo anche percorsi di arteterapia.

 

E’ previsto un coinvolgimento delle scuole?

Ancora è presto, ma l’intenzione ovviamente c’è, la volontà che ci muove profondamente è proprio una finalità pedagogica e divulgativa dell’arte a trecentosessanta gradi.

 

Le ultime due azioni previste quali sono?

La formazione, in parte già citata. Todi 2026 è un progetto- modello sostenibile e replicabile nel tempo perché forma addetti ai lavori, professionisti nel campo educativo, sociale e culturale disseminando conoscenze sull’arte contemporanea e rigenerazione. In questo senso stanno lavorando con noi molti giovani artisti e giovani conoscitori d’arte (per noi questo è davvero un vanto). L’obiettivo ovviamente anche creare posti di lavoro.  Per finire, l’ultima azione prevede Tavole rotonde, seminari e talk con artisti, critici e altre professionalità artistiche sono gli strumenti individuati da Todi 2026 con cui creare una nuova attenzione sull’arte di oggi e la storia di domani. Si svolgeranno trimestralmente.

 

Dott. Tonelli, fra i suoi vari incarichi lei è anche docente di ruolo in Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Crede che in generale siamo pronti a fruire di un nuovo linguaggio artistico contemporaneo?

Credo assolutamente di sì. L’arte contemporanea è spesso dirompente (pensiamo alla recente istallazione di Pesce a Napoli), crea scalpore, ma come tutti i linguaggi ha bisogno di essere fruita il più possibile in modo che venga capita appieno. Todi 2026 potrebbe essere utile proprio in questo senso.

“Ponte Contemporaneo”, dunque, tra epoche, culture, spazi, nazioni, sensibilità, aspirazioni. Un ossimoro se si pensa che l'antico nome di Todi era Tular, ovvero "Confine" tra la civiltà umbra ed etrusca lungo il fiume Tevere.

La candidatura di Todi 2026 espleta quindi la vocazione di Todi ad essere città-ponte dell’arte contemporanea, contesto in cui quest’ultima può assolutamente collegare persone e rigenerare luoghi celebrando il passato e, al contempo, immaginando il futuro grazie all’attuazione concreta di connessioni con contesti territoriali nonché nazionali e internazionali.

 

 

 

Barbara Chiappa

14 ottobre 2024

 

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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