Lunedì, 24 Marzo 2025
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Il mondo dell’opera visto con gli occhi di un artista in prima linea: Nicolò Ceriani

Questa è la prima puntata di un’intervista al vicepresidente di Assolirica che ci farà conoscere meglio luci ed ombre del mondo del teatro d’opera.

 

Nicolò  Ceriani  è un baritono che spazia dal repertorio lirico a quello buffo, sempre con competenza e tecnica sicura.

Dotato di una voce potente, ricca di colori e di una notevolissima abilità scenica, da oltre trent’anni raccoglie successi in Italia ed all’estero ed ha partecipato a più di duecento allestimenti, lavorato con i registi più famosi diretto dalle bacchetta più importanti.

Da anni  è presenza costante all’Arena di Verona ed è stato protagonista di numerose prime assolute, dimostrandosi artista completo e duttile musicalmente.

Lo abbiamo incontrato per parlare il Assolirica, l’associazione  di cui il Maestro è Vicepresidente  e che raccoglie gli artisti lirici italiani.

Si tratta di una realtà poco nota ma importante, che festeggia  il giorno 8 marzo dieci anni di vita.

La nostra chiacchierata si è fatta decisamente articolata e, ci pare,  interessante  e per non perdere nessuno dei tanti aspetti affrontati, abbiamo optato per una pubblicazione a puntate.

Si affrontano, con la trasparenza e l’onesta intellettuale quasi brutale  che è propria di Ceriani, questioni decisamente rilevanti ed emergono situazioni  della vita e della professione di un cantante che solo un addetto ai lavori poteva far rilevare nel giusto peso.    

 

Cominciamo chiedendo che cosa è Assolirica?

ASSOLIRICA è l'associazione nazionale di categoria di tutti gli Artisti Lirici. È l'unica in Italia ed è riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico attualmente denominato Ministero delle imprese e del made in Italy. Nasce 10 anni fa allo scopo, da una parte, di proteggere gli Artisti Lirici da tutta una serie di carenze legislative che caratterizzano la categoria, provando a riscrivere un contratto nazionale di lavoro, dall’altra, a candidare la tecnica e l'arte del canto lirico italiano quale bene materiale presso l’UNESCO. Questo secondo risultato Assolirica l'ha raggiunto 2 anni fa dopo un iter assai laborioso e tecnicamente molto complesso. Il primo invece è di fatto un processo che non si fermerà mai, anche se speriamo davvero che entro breve si possano consolidare alcune prime riforme sostanziali.

         La grande maggioranza delle persone, anche di quelle più informate e appassionate del mondo lirico, pensano in cuor loro che l'artista lirico sia sì un artista di alta specializzazione tecnica, ma assai privilegiato dal punto di vista del riscontro economico. Ebbene, mi tocca sfatare questo pensiero che vale probabilmente forse per il 10% dell'intera categoria, in quanto le riforme operate negli ultimi vent'anni hanno abbassato clamorosamente il livello reddituale degli artisti e per di più a scapito di una totale mancanza di tutele legislative.

         Per chiarirci meglio, è necessario far sapere che i nostri contratti di lavoro sono contratti cosiddetti “onnicomprensivi” e che quindi nell'importo lordo della prestazione di una serie di recite è incluso il totale di tutte le spese sostenute nel mese mese e mezzo dello svolgimento di un contratto: le spese di viaggio, le spese di alloggio, le spese di vitto, le spese per la preparazione dell’opera. Non c'è più alcun diritto inoltre sulle registrazioni radiofoniche o televisive, nè su un riconoscimento almeno parziale di quelle recite pubbliche effettive che però vanno sotto il nome di antegenerale e generale; e inoltre, a differenza del mondo del teatro di prosa, non c'è alcuna diaria.

         Ciò lo dico in quanto chiunque di noi si ammalasse a metà di una produzione o in prossimità di una prima recita, tutto il tempo perduto nelle prove e magari anche nelle prime esibizioni aperte non pagate (come attualmente sono le prove generali e anti generali pubbliche appunto) non verrebbe risarcito in nessun modo e l'artista che assai probabilmente avesse dedicato un mese della propria vita nella preparazione dell'opera e avesse speso poi concretamente, ben prima di arrivare nella città in cui si sarebbe dovuto esibire, per l'affitto di un residence e per i viaggi sostenuti, non potrebbe in nessun modo chiedere conto al Teatro del risarcimento di queste spese vive, in quanto l'artista lirico è pagato soltanto a recita conclusa. In questi casi, (che non sono così pochi in verità, in quanto più spesso di quello che si crede l'artista è costretto ad abbandonare una produzione per un raffreddore o un'influenza), il guadagno non solo non c'è e si è lavorato gratis, ma peggio ancora si è perso del proprio e, con i prezzi degli affitti odierni in tutte le città italiane indistintamente, neppure poco.

         Per questo motivo, ASSOLIRICA ha elaborato una proposta di legge che annulli totalmente il modello onnicomprensivo e ci sia una vera divisione tra le spese vive ed il pagamento delle competenze. Peraltro, da un anno è uscita una legge dello Stato dedicata ad un numero ristretto di professionisti (ma noi di ASSOLIRICA ne facciamo pienamente parte) che già garantirebbe la maggior parte di queste istanze e soprattutto imporrebbe un tabellario onde identificare i cachet minimi da proporre in fase contrattuale, sotto i quali le direzioni dei teatri non potrebbero andare. Il fatto è che i contratti che attualmente stiamo firmando non si sono ancora adeguati a questa legge che si chiama legge dell'equo compenso e sono di fatto tutti fuori norma.

         Oltre a ciò Assolirica ha presentato già due anni or sono uno schema generale di progetto di riforma (richiestoci dal Ministero all’interno degli elaborati presentati per

il Nuovo Codice dello Spettacolo) per provare a chiarire una volta per tutte la delicatissima ed intricata questione dell’ambigua querelle giurisdizionalista riguardante le Fondazioni lirico-sinfoniche, ora di diritto privato anche se sostenute da fondi principalmente pubblici (progetto letto ed apprezzato dai tecnici del Ministero della Cultura e su un punto specifico anche dal Mimit - ex Mise).

         Ma a tutti è chiaro che passare dagli apprezzamenti, all’accoglimento e poi alla realizzazione legislativa delle proposte ce ne vuole ed il passo non è nè corto, nè scontato, nè conseguente, anzi. Sappiamo però che bisogna segnare una strada e che per farlo dobbiamo cercare di essere uniti e compatti sempre più, in quanto la via percorsa da Assolirica quale Associazione 4/2013, recentemente riconosciuta anche dalla legge 49 sull’equo compenso appunto, può essere strada sufficiente e bastante.

 

Perché i cantanti lirici si sono consociati? Quali sono le principali difficoltà con le quali si scontra un cantante in carriera?

Credo che qualsiasi categoria lavorativa abbia necessità di consociarsi per difendere i propri diritti, maggiormente se si tratta, come nel nostro caso, di una categoria fatta da liberi professionisti per lo più a partita IVA. Nel campo artistico questo mondo non ha particolari tutele anche perché, a mio parere, i sindacati storicamente hanno inteso le partite IVA, purtroppo superficialmente ed in maniera arbitrariamente indiscriminata, come il simbolo tout court, quasi la rappresentazione plastica, dell'evasione fiscale. Oltre a ciò gli stessi sindacati, e lo dico con forte rammarico, non sono così interessanti a categorie di lavoratori così piccole, anche se altamente qualificate, in quanto per lo più le suddette organizzazioni abbisognano di centinaia di migliaia di iscritti omogenei e sparsi in misura consistente sul territorio nazionale; motivo per cui non si sono mai impegnati a lottare davvero per strutturare un insieme di norme che garantiscano quelle minime tutele che appartengono invece con assodata consuetudine legislativa a tutti i lavoratori dipendenti e che sono invece precluse al nostro ambito lavorativo.

         Per questo motivo cercheremo comunque nel tempo di invertire la rotta e proveremo ad avere un rapporto più organico ed efficace anche con alcune organizzazioni sindacali, (quelle realmente più sensibili al nostro mondo e non solo strumentalmente) sempre tenendo presente che la strada sarà comunque lunga ed il percorso di riconoscimento oggettivo delle minime istanze molto lento.

 

Come mai è così difficile, per chi inizia la carriera, trovare un agente che lo accolga?

Non so se questa affermazione sia totalmente condivisibile. L'inizi sono difficili per tutti, in qualsiasi campo e per qualsiasi mestiere, almeno in Italia; anche per i ragazzi plurilaureati e specializzati dopo anni di tirocinio altamente qualificante, in qualsiasi ramo occupazionale.

         Nel nostro ambito lavorativo noto, per contro, che le agenzie si riempiono continuamente di nuove leve e nuovi cantanti; non così piene però di cantanti italiani e questo è per noi di Assolirica il problema vero: le agenzie, quelle italiane intendo, sono sempre più ricche infatti di cantanti provenienti o dall'Oriente o da paesi slavi e balcanici: per lo più giovani professionisti molto capaci, preparati, pronti al debutto e quindi facilmente vendibili. Onde per cui se la qualità ci fosse, verrebbe da pensare che non sia poi così impossibile che si venga opportunamente inseriti in un sistema produttivo di lavoro. 

         Il discorso vero da fare riguarda a questo punto la formazione italiana dei propri cantanti, primieramente a causa dell'imbarazzante carenza educativa riscontrata nell’organizzazione didattica dei nostri Conservatori; quindi il problema da affrontare è quello inerente la formazione qualificata del giovane professionista della lirica in Italia, in funzione di una corretta continuazione della tradizione della tecnica del canto lirico italiano. E’ un problema a cui Assolirica ha dedicato moltissime energie proprio negli ultimi dieci anni, da quando è partito il lunghissimo e faticoso iter per il riconoscimento Unesco, giunto a compimento nel dicembre del 2023; energie che per ora hanno portato a qualche attestazione di merito, ma che da sole non bastano a risolvere gli annosi problemi della formazione musicale nel nostro Paese e che richiedono per ciò, da ora in poi, una messa a terra concreta e operativa. Proprio grazie al lungo lavoro promosso in primis da Assolirica per il riconoscimento Unesco, e all’esperienza che da questo ne è scaturita, l’Associazione nazionale degli Artisti lirici italiani ha il dovere di sottolineare e rendere palese come il problema della formazione didattica ai fini di una corretta trasmissione del bene immateriale (la tecnica italiana del canto lirico, in questo caso) debba diventare da ora il poi il vero focus su cui indirizzare le energie organizzative ed economico-educative nel nostro Paese, che manca da sempre (a differenza dell’altissima scolarizzazione, fin dai primi anni di pratica musicale tout court, delle civiltà centro/orientali europee) di una strutturazione didattica competente della materia musicale in genere.

         A supplire alla mancanza degli insegnamenti di base, si è delegato il tutto ai soli Conservatori, quali scuole di “alta specializzazione”, che da un po’ di tempo LAUREANO i diplomati. I Conservatori presenti sul nostro territorio quindi si presentano come para-Università, nelle quali si accede dunque nella sostanza (in alcuni casi e certo così è per il canto) solo dopo i 18 anni, senza che negli anni precedenti si siano creati i presupposti didattico/organizzativi per apprendere i rudimenti e le basi delle varie pratiche esecutive vocali-strumentali. Non è difficile capire da tutto ciò (e questo è solo uno degli aspetti fortemente carenti dell’organizzazione italiana dell’insegnamento musicale) che sarà sempre più difficile per noi, artisti italiani, trovarsi competitivi a livello internazionale con civiltà molto più avanzate della nostra nel campo della formazione musicale, dove a 18 anni la maggior parte dei giovani professionisti stranieri iniziano le loro carriere e si presentano ai concorsi con bagagli di esperienza didattica quasi decennale. Esagerando un po’, ma non troppo, mentre noi ci impegniamo ad insegnare ai nostri ragazzi il Bona, il Bayer, il Ševčík o il Vaccaj [nota dell’intervistatore: si tratta di manuali con i rudimenti di base della musica], in tutto il resto del mondo si legge alla stessa età Edgar Varèse, e si esegue Schumann (quando non Rachmaninov), Brahms (quando non Berg) o Verdi e Janacek. E’ chiaro che non c’è partita. E tutto ciò non solo perché da noi si inizia a studiare molto più tardi (parliamo qui di scuola pubblica e non degli insegnamenti privati che ognuno di noi potrebbe acquisire già dall’età di cinque/sei anni), ma anche perché le modalità in cui è strutturato l’insegnamento para-universitario (comprensivo per ciò di una dovizia di materie collaterali teoriche, tutte interessantissime, qualora uno decidesse però di laurearsi in musicologia) penalizza fortissimamente le ore di pratica e tecnica dello strumento scelto (canto compreso). Il discorso sarebbe a questo punto davvero molto lungo e ci si augura che prima o poi anche a livello Ministeriale si possa operare radicalmente in questo campo, per invertire in qualche modo l’assurda deriva, nella quale, nella maggior parte dei casi, si diplomano/laureano persone che non faranno mai, alla fine del loro percorso didattico, il mestiere del musicista, e soprattutto, con queste premesse, mai saranno atte a vincere un concorso internazionale o partecipare a delle Accademie di perfezionamento dopo una selezione aperta !

         Oltre a ciò, ultimamente (soprattutto riguardo alla trasbordante presenza di orientali nei nostri Conservatori e nelle nostre scuole di specializzazione) si aggiungono ad esempio protocolli educativi d’intesa tra il nostro Paese e la Cina (vedi il “progetto Turandot”) che favoriscono da una parte la diffusione del bene vocale italiano tra i discenti orientali, ma che poi per un contorto sistema di pesi e contrappesi, sfavoriscono paradossalmente alla lunga gli alunni italiani. E’ un argomento complesso che come Associazione di categoria ci ripromettiamo di sviluppare in maniera più completa ed organica anche con il ministero della Cultura, in quanto una riforma organica del sistema di apprendimento e di specializzazione musicale volta all’ottenimento della formazione di giovani professionisti di alto livello è assolutamente necessaria se non vogliamo bearci ottusamente dell'ottenimento della protezione UNESCO per l'arte del canto lirico italiano, ritrovandoci a breve paradossalmente senza cantanti italiani di livello che calchino i palcoscenici internazionali.

         Per rispondere dunque alla sua domanda, credo che se un giovane cantante italiano dovesse dimostrare doti solide ed inoppugnabili, non troverebbe difficoltà ad iniziare la propria carriera.

 

Si conoscono situazioni molto vicine alla truffa per chi cerca di muovere i primi passi nel mondo della musica. Assolirica ha fatto qualcosa al riguardo? Chi crede di aver patito delle ingiustizie può rivolgersi a voi per segnalarla?

Chi subisce ingiustizie nel nostro mondo lavorativo deve rivolgersi ad ASSOLIRICA, che ha al suo interno consulenti legali e fiscali. E’ chiaro che ASSOLIRICA non può entrare nel merito di questioni che abbiano carattere artistico in quanto le scelte artistiche di direttori o dei sovrintendenti non possono essere discusse da un'organizzazione che tutela i principi base di carattere economico e legale. Non voglio dire che le scelte artistiche siano insindacabili in assoluto (ci sono casi di proteste di artisti poco noti, ma valenti, a favore di nuovi subentrati più protetti, nei riguardi dei quali si potrebbe intervenire solo qualora si evidenziassero criticità oggettive nella corretta formulazione dei procedimenti) però queste vanno difese dai singoli agenti e non da un'associazione di categoria. Invece per quanto riguarda le truffe, queste sono all'ordine del giorno per chi inizia a muovere i primi passi e si affida, per i propri debutti, ad associazioni musicali assai discutibili quando non truffaldine: promesse di recite che poi non ci saranno, promesse di rimborsi spese che poi non avverranno, promesse di cachet entro un limite di tempo ragionevolmente prestabilito che poi slitta in alcuni casi anche di anni !!! Ecco che in questi casi ASSOLIRICA interviene con tempestività presso la Direzione Generale dello Spettacolo dal vivo, oltre che con il proprio legale, e quasi sempre ottiene risultati largamente soddisfacenti.

 

 

Dopo aver  parlato delle ragioni che hanno portato alla necessità, per i cantanti lirici , di associarsi, nella prossima puntata parleremo, fra gli altri temi,  delle possibilità di scelta del repertorio, di Fondazioni e di Teatri di tradizione

 

Gianluca Macovez

7 marzo 2025

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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