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Lorenzo Lavia al Todi Festival 2020: il futuro mi preoccupa, ma ho fiducia in chi va al teatro
A poche ore dall’avvio dell’edizione del Todi Festival 2020, abbiamo intervistato il regista e attore Lorenzo Lavia che, con la pièce da lui diretta e cointerpretata, “Era un fantasma”, aprirà la manifestazione giovedì 3 settembre alle ore 21. Abbiamo cercato di cogliere il pensiero di Lavia in relazione al momento presente e, prendendo spunto dalla drammaturgia scritta da sua moglie, l’attrice ed autrice Arianna Mattioli, quale fosse la sua idea di teatro e della vita.
All’interno del Todi Festival convivono quest’anno due tendenze: la prudenza e il desiderio di ricominciare. Con quali sentimenti e riflessioni ti avvicini a questa manifestazione?
Non nego di essere preoccupato. Io vivo prevalentemente di teatro ed ogni giorno cambiano gli scenari che fanno dubitare non solo del futuro prossimo ma anche di quello immediato: saprò di essere stato al Todi Festival solo a fine spettacolo. Personalmente ho fatto il tampone perchè esiste anche una necessità di tutelare il proprio ambiente famigliare oltre a quello lavorativo. Sotto quest’ultimo aspetto farò di tutto per portare a compimento lo spettacolo che, anche se non prevede scene di bacio, contempla comunque una certa prossimità tra gli attori. Ho fiducia nelle persone che vanno a teatro perchè, diciamocelo chiaramente, chi va a teatro è diverso da chi frequenta certi locali a Porto Cervo: sono mondi diversi, hanno letto libri diversi e fanno altre cose nella vita. Il teatro ormai è aperto a tutti e non è solo riservato agli intellettuali o a chi ha le stesse mie idee politiche, altrimenti rischierebbe di essere un luogo autoreferenziale. Chi è stato una volta nella vita a teatro è sempre un po’ diverso da chi non lo ha mai frequentato: questo è poco ma sicuro. Esiste cioè una propensione al rito e al rispetto che si sostanzia anche nel saper stare in silenzio senza bisogno di guardare ogni cinque minuti il cellulare, escludendo sempre le solite quattro - cinque persone che rappresentano comunque una netta minoranza. Parliamo quindi del rispetto del prossimo, ancor prima del rispetto per le regole, perchè se io ti faccio vivere e tu mi fai vivere abbiamo colto l’essenza della libertà.
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