Utilizzare l’arte come terapia, per alleviare o superare un iniziale stato di difficoltà o sofferenza dell’essere umano è quanto di più affascinante si possa fare nella propria vita. Se tutte le espressioni artistiche già racchiudono in sé una dirompente carica positiva, che scardina strutture distorte, dà voce a emozioni e pulsioni nascoste, contribuisce alla cultura di un popolo, rende liberi gli esseri umani, le artiterapie compiono, in questa ottica, un ulteriore balzo in avanti. In esse l’artista si pone a fianco del paziente, mettendogli a disposizione tutto il suo talento, gli studi, le capacità. L’arte diviene quindi il linguaggio per entrare in contatto, il mezzo per operare un cambiamento, la via per prendersi cura e migliorare la qualità della propria vita.
Dopo aver parlato di logoteatroterapia e di comicoterapia, affrontiamo oggi la musicoterapia, grazie a un’intervista alla musicoterapista Valentina Mikulic.
La prima cosa che colpisce chiunque entri in contatto con lei, è la serenità che traspare dal suo sorriso, unita a una estrema capacità di guardare ciascuno dritto negli occhi e connettersi con la verità dell’essere. Questa autenticità Mikulic la riporta in ogni rapporto che costruisce, da quello con il piccolo paziente irrequieto e non-verbale, a quello con l’adulto affetto da disabilità intellettiva o con la giovane futura mamma preda di ansie e paure per il piccolo che nascerà.
La metodologia che Mikulic utilizza è la musicoterapia. Scopriamo grazie a lei qualcosa di più di questa efficacissima disciplina.
Parlaci di te..
Mi chiamo Valentina Mikulic e sono di origine bosniaca ma nata nel 1973 in Germania. Nel gennaio del 1993 sono arrivata in Italia, scappavo dalla guerra. Nel 2001 mi sono diplomata in musicoterapia.
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