Sabato, 23 Novembre 2024
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Gennaro D’Avanzo: vi spiego perchè tengo“aperto” il Teatro Villoresi di Monza

Lo abbiamo intervistato a distanza di un mese all’interno del quale lo scenario è nuovamente mutato: la voce e la velocità delle parole sono quelle di chi è rimasto mortificato e ferito  per l’ennesima beffa ricevuta ai danni del Teatro. Ma dalla rabbia di Gennaro D’Avanzo, direttore artistico del Teatro Villoresi di Monza, sgorga il copioso zampillo della creatività, tanto più potente quanto compresso e imbrigliato. Così,  attraverso iniziative inedite che solo la passione e l’amore potevano concepire, D’Avanzo crea un nuovo modello di fare arte unendo teatro, poesia e quella autentica passione che il suo pubblico sente vibrare come un gesto d’amore vero. 

 

Le espressioni superiori dell’essere umano, quali le arti, imbrigliate da qualcosa di molto terreno e miope, come un Dpcm. Non è un irritante controsenso già in partenza? 

Eduardo già lo scriveva: quando il mare è calmo tutti sono bravi a portare la nave ma solo quando il mare è in tempesta si vede il bravo marinaio. I politici professionisti, non avendo la cultura teatrale, non colgono la situazione reale. Se la motivazione della chiusura dei teatri è la tutela della salute, i politici mi devono spiegare perchè tengono aperte le tabaccherie. A causa delle sigarette muoiono in media ottantatremila persone all’anno per tumore alle vie respiratorie, lo stesso tratto che viene colpito dal Covid 19: quindi è solo una questione di introiti visto che in Italia fumano dodici milioni di persone.  Con lo scopo di capire dove avessero contratto il virus, alcuni studiosi hanno intervistato un campione di quattrocento infettati chiedendo loro dove fossero stati gli ultimi quindici giorni: nessuno di loro era stato a teatro. Dalle mie analisi e considerazioni, che ormai faccio da venticinque anni, si evince che in Italia solo il tre per cento della popolazione va a teatro: ciò significa  che il pubblico, distanziato e protetto, ha meno possibilità di infettarsi rispetto a quando entra in un bar o sale sulla metro. 

Nel post lockdown il teatro, armonizzando cultura e sicurezza, è stato sin da subito un luogo protetto. Sembra però che l’uomo sia ancora poco abituato alla bellezza e cerchi di imbrigliarla piuttosto che coglierla.

La maggior parte di coloro che si ritengono impegnati pensano di avere l’intellighenzia in tasca, snobbando il teatro in favore di cose frivole che credono essenziali o più importanti. Un politico, se fosse venuto a teatro a vedere come ci siamo organizzati, in termini di riduzione del numero delle poltrone, mascherina, misurazione della febbre per tutti e sanificazione, avrebbe potuto constatare la condizione di estrema sicurezza.  Io da domani ( 1 Novembre, ndr) invito e raduno sei persone nel foyer, ci mettiamo attorno a un tavolo, gli offro il caffè e parliamo di teatro, di dizione e di poesia.  In mezz’ora leggerò Guido Gozzano, un poeta che ho sempre amato molto, e una poesia di Eduardo; poi, dopo aver fatto sanificare l’ambiente, accolgo un secondo e un terzo gruppo per un totale di diciotto persone. La mia idea è mantenere viva questa fiammella. Il teatro non può risolversi nello streaming perchè verrebbe snaturato ed è inoltre necessario evidenziare come la nostra arte sia stata bloccata. Parimenti, lo spettatore del teatro non può essere  come quello televisivo: per questo io lo voglio in sala e non a casa.

 

Circa un mese fa lei mi aveva parlato di come avrebbe preso forma il cartellone del Teatro Villoresi con dieci spettacoli a tinte diverse.Cosa cambia ora in termini di programmazione e come sta vivendo il momento?

La priorità è portare avanti l’iniziativa domenicale  dove, come prima accennato, spiego  teatro e poesia. Da domani reciterò anche Trilussa ed altri poeti cercando di far divertire e riflettere, assecondando la mia filosofia di sempre: lo spettatore deve sentirsi a casa propria. Io ho anche proposto al ministro di consentirci di fare spettacoli alle ore 15 per rispettare così la chiusura delle ore 18. Non sono stato ascoltato e mi son visto costretto a bloccare tutto: lo spettacolo del 14 Novembre è saltato  e forse anche Dicembre e capodanno. Mi aspetto che il Governo riconosca la perdita economica di quei teatri che avevano stabilito una programmazione e  avviato una campagna abbonamenti, differenziandoli da quelli che non hanno mai riaperto perchè sovvenzionati dal Comune o dalla Regione. Per questo la mia iniziativa infastidisce molti, perché non si spiegano come io, da privato, riesca a rimanere attivo e coinvolgere il pubblico. Quest’ultimo riconosce quando un direttore artistico sta donando amore e lo ricompensa con la partecipazione: l’applauso di sortita, che ho  ricevuto solo per essere salito sul palco ed averci messo la faccia, è sinonimo di amore e fiducia reciproca. Io sono nato per fare teatro e mi sento di poter trasferire la mia passione agli altri senza tenerla per me. Voglio che le persone capiscano che un giorno a teatro ti porta avanti tutta la settimana perchè ti invita a riflettere. Questa è la vera cultura teatrale, fatta di passione e poesia: io devo trasmettere serenità. Non mi piace il teatro serio o serioso: credo invece che si debba ridere seguendo l’insegnamento di Eduardo che sapeva trasmettere cose tragiche facendoci anche divertire. 

 

Lei facendo propria la frase di Čechov ha sempre detto che il Teatro non ti manda mai in pensione. Questa ulteriore tegola sarà comunque occasione per affinare un certo adattamento creativo ad una realtà sempre più difficile ? 

Ho già deciso: se chiudono il teatro, mi metto all’esterno con una piccola pedana e ogni ora, scandita con una campanella, reciterò poesie d’amore per venti minuti . Organizzeró delle postazioni distanziate per il pubblico e metterò il cappello per terra perchè, visto che non ricevo aiuti, devo pur mangiare.  Oppure, sono già d’accordo con due ristoranti, lancerò l’iniziativa: “ A pranzo con Totò, a pranzo con Shakespeare” dove reciterò le loro poesie e le loro battute, in cambio di un pranzo gratis. Sto cercando di provocare continuando a fare arte. Queste cose non si possono raccontare a chi non coglie l’arte. 

 

 

Simone Marcari 

2 novembre 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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