Lunedì, 28 Aprile 2025
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Recensione dello spettacolo Così è (se vi pare) in scena al Teatro Quirino dal giorno 11 al 23 aprile 2023

 

Se si pensa a Pirandello, istintivamente associamo il suo nome alle opere più rinomate come Il fu Mattia Pascal o Sei personaggi in cerca d’autore. In realtà un altro gioiellino della sua produzione scritta troppo spesso sottovalutato e misconosciuto è la drammaturgia di Così è (se vi pare). Il nucleo originario dell’opera si sviluppa nella novella Il signor Frola e la signora Ponza, elaborato e trasformato nel testo teatrale andato in scena per la prima volta nel 1917 con grande successo di pubblico. Era la prima volta che sulle scene italiane era rappresentata una pièce con finale aperto, ossia Così è (se vi pare), come allude il titolo, non ha una conclusione, non dà risposte sui fatti narrati, non si giunge ad una verità univoca. Nei primi anni del secolo passato, quest’operazione rivoluzionaria disintegra i canoni del teatro tradizionale. Il pubblico in sala, oggi come allora, subisce sempre un effetto di disorientamento e smarrimento a causa dei quesiti che la trama pone, ma lascia insoluti. Pirandello infatti non rivela l’identità del misterioso personaggio chiave attorno a cui è sapientemente costruito l’impianto drammaturgico: la signora Frola, l’ipotetica madre asserisce che sia sua figlia Lina, nonchè la prima moglie del signor Ponza, mentre il marito ritiene che sia un’altra donna, Giulia, sua seconda moglie poiché la prima è morta. L’uno accusa l’altro di essere pazzo, ma dopo tutti i tentativi della gente del posto di sciogliere l’enigma, ella compare coperta da un velo e dichiara in chiusura: La verità? È solo questa: che io sono sì la figlia della signora Frola e la seconda moglie del signor Ponza. Ammette così di essere entrambe le persone, lasciando tutti gli astanti sconcertati. Dinanzi a tale stupore aggiunge: Sì e per me nessuna, nessuna! Per me sono colei che mi si crede! 

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Recensione di Romeo & Juliet,  balletto di Renato Zanella su Musiche di Sergej Sergeevič Prokof’ev, in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 21 al 26 marzo 2023

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022-23

La stagione  del teatro Verdi di Trieste apre al balletto. Naturalmente non si tratta di una produzione interna: dal 2010 il capoluogo giuliano non ha più un Corpo di Ballo stabile, nonostante la gloriosa tradizione coreutica di quel teatro, a causa  delle leggi che hanno decimato le compagnie stabili, che ormai sopravvivono solo alla Scala, al San Carlo di Napoli, all’Opera di Roma ed al Massimo di Palermo. Trieste mantiene, comunque,  almeno un appuntamento all’anno con la danza, ma ricorre a compagnie esterne, il più delle volte  provenienti da teatri internazionali.

Questa volta la collaborazione è con la compagnia del teatro di Ljubljana, diretta dall’italiano Renato Zanella, nome importante della danza internazionale, forte di una esperienza prestigiosa prima come danzatore, poi come coreografo in importanti teatri, fino alla nomina, dal 1995 al 2005 di Direttore del Corpo di Ballo dell’Opera di Vienna. Dopo quell’esperienza,  non si contano le collaborazioni prestigiose, gli incarichi importanti, fino ad assumere, appunto, dal 2021, il ruolo di Direttore Artistico del Balletto Nazionale Sloveno a Lubiana. Una mossa saggia quella del Verdi di aprire una collaborazione con una personalità così interessante, che riesce a far uscire la danza dai cliché stantii senza operare fratture troppo  dolorose.

Quello allestito al Verdi è uno spettacolo moderno, che può contare sul  supporto drammaturgico di Tatjana Azman che trasporta l’azione in una Verona moderna, con alcuni riferimenti  persino contemporanei, una festa in discoteca e qualche stravolgimento, in certi passaggi un po’ complesso da seguire. Ma dal punto di vista tecnico, nulla era fuori luogo, niente era trascurato, ogni passaggio motivato. Alle volte persino ossequioso delle tradizione della grande scuola russa ottocentesca, nei ruoli principali, ma soprattutto in quelli secondari. Oltretutto gli irriducibili del tutù ad  oltranza, grazie al cielo pochi,  forse hanno confuso il lavoro di Prokof’ev, datato 1938, con lo spettacolo  della Compagnia di Milano visto al Verdi nel 2010,  che era un assemblaggio di musiche di Caikovskij e sicuramente hanno dimenticato, come ha fatto anche il programma di sala, della coraggiosa versione offerta dalla Compagnia Culberg  nel 1973, che era molto più dirompente del garbato e raffinato lavoro di coreografia di Zanella. 

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Cristicchi ed Amara incantano un pubblico entusiasta a Gemona del Friuli rendendo omaggio a Battiato

 

Recensione di Torneremo ancora concerto mistico per Battiato con Simone Cristicchi  ed Amara in scena dal 16 al 19 marzo 2023 nei teatri della rete ERT Friuli Venezia Giulia

 

La stagione teatrale del Teatro sociale di Gemona del Friuli, organizzata dall’Ert, si chiude con uno spettacolo  che segna un atteso ritorno: ‘Torneremo ancora’, il concerto mistico per Battiato portato in scena da Simone Cristicchi ed Amara.

La serata era sold out da tempo, a testimoniare il legame fortissimo fra i friulani e Cristicchi, che in occasione delle commemorazioni per il quarantennale del terremoto tenne uno spettacolo indimenticato nel Duomo della cittadina: ‘Orcolat 76’, nel quale seppe entrare nel cuore di chi quella nottata di scosse e paura, che cambiò il volto di una regione, la visse in prima persona.

Fu necessaria una doppia replica nella stessa giornata per cercare di accontentare le richieste, comunque in parte insoddisfatte’ di chi voleva assistere a quello che avrebbe dovuto essere un concerto ma divenne un rito collettivo, di una profondità insperabile e di un misticismo assoluto, che trovano in questo omaggio a Battiato un legame ideale.

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Recensione dello spettacolo La bottega del caffè in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 14 al 19 marzo 2023

 

È sempre stato obiettivo primario della commedia dell’arte quello di ritrarre l’umanità in tutti i suoi pregi e difetti, nei vizi e nelle virtù, nei valori e nella mediocrità e le opere di Carlo Goldoni non fanno eccezione. Considerato non a torto il padre della commedia moderna, Goldoni ha dato vita alla sua poetica rimaneggiando e revisionando le leggi della commedia dell’arte. Tutto il materiale necessario alle sue commedie, infatti, lo ha tratto direttamente dalla sua esperienza personale, da situazioni, personaggi e avventure legate ad accadimenti concreti, tanto che passioni, costumi e mode rappresentate nelle sue opere riflettono direttamente la vita vera. Ciò è tanto più evidente in questa “Bottega del caffè” messa in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma: il regista Paolo Valerio dirige uno spettacolo corale in cui nessun personaggio diventa protagonista assoluto, ma concorre a ricreare un complesso affresco della realtà odierna.

All’interno di una scenografia che ritrae in modo veritiero e rispettoso la Venezia del Settecento grazie all’accurato allestimento di Marta Crisolini Malatesta, si muovono i nostri personaggi vestiti rigorosamente in costume, fedelmente riprodotto in tutta l’eleganza e la ricercatezza dell’epoca da Stefano Nicolao. Ogni protagonista ha un compito e un ruolo ben preciso, cioè quello di impersonare un vizio o una virtù dell’essere umano: non a caso la platea dell’Ambra Jovinelli è accolta inizialmente da maschere danzanti sotto le quali si nascondono le migliori e le peggiori qualità dell’umanità. Dal sempreverde vizio del gioco, praticato dal mercante Eugenio, alla corruzione del cinico Pandolfo fino all’onestà del caffettiere Ridolfo, si crea un microcosmo animato dalle diverse dinamiche che si instaurano tra i personaggi, che litigano, si aiutano e si impicciano delle altrui questioni.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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