Sabato, 23 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza”, in scena al Teatro Cometa Off dal 2 al 20 Novembre 2022

 

Nella famiglia Speranza è proprio quest’ultima a non esserci.

Nella loro misera fattoria, la vita è scandita dal susseguirsi ciclico delle stagioni e dal ripetersi quotidiano dei medesimi grami compiti: raccogliere le uova depositate dall’unica gallina, mungere l'ultima vacca rimasta, dalle mammelle sempre più avvizzite e soprattutto spalare merda, merda ovunque. Nella famiglia Speranza non c'è una donna - la madre è andata via per sempre - e anche questo qualcosa dovrà pur dire.

Dennis (Federico Bizzarri) e Ciccio (Francesco Giordano), i due figli, vivono con un padre autoritario (Alberto Gandolfo), da cui sono soggiogati. Unica loro proprietà il corpo. Ma se Dennis, sottomesso al paterno dettame della quotidiana sopravvivenza, ne appaga semplicemente i bisogni primari, complice l'unica pecora della fattoria, per Ciccio la stazza – nomen omen - elefantiaca è una prigione, che rinchiude senza via di uscita un animo delicato.

Non c’è spazio per i sogni nella fattoria degli Speranza.

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Recensione dello spettacolo Alessandro, Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande in scena al Teatro India di Roma il 25 e il 26 ottobre 2022

 

Le rivoluzioni si fanno per i morti e per i perdenti

Alessandro Leogrande 

 

Alessandro Leogrande, giornalista, scrittore, saggista, tarantino di nascita, se n'è andato improvvisamente, a quarant’anni, a Roma, appena tornato da una conferenza nella sua Puglia, a Campi Salentina. Autore di numerose opere su immigrazione, schiavismo, caporalato, ha dedicato la vita agli ultimi, a testimonianza di un impegno che è stato prima politico e poi intellettuale. Quella de Lo Straniero, la rivista che Leogrande animava assieme a Goffredo Fofi, amico fraterno. Quella di Pagina99, dove Alessandro curava un inserto long form nel quale coinvolse giornalisti e scrittori.

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Recensione dello spettacolo “Vieni avanti, cretina!” al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 25 al 30 ottobre 2022

 

Serena Dandini porta a teatro un format a metà tra il varietà e il cabaret, che intende celebrare la cretineria al femminile e ridare spazio alle donne nella comicità, in nome di quella emancipazione che ancora oggi sembra stentare a essere riconosciuta. Perché parlare solo di comici uomini quando anche in Italia ci sono tante brave attrici comiche? Perché credere che le donne non possano far ridere? Ormai è giunta l’ora che anche le donne si riapproprino di un campo, quella della comicità, che è stato ed è anche loro per quella parità di genere che tanto viene decantata. La Dandini, quindi, dà il via alla sua personale serata di comicità interamente al femminile che trae ispirazione dalla battuta resa famosa dai fratelli De Rege e che la show-woman usa come gioco e come provocazione perché «dietro a una grande cretina spesso si nasconde una donna troppo intelligente». Lo dimostrano le comiche che ha invitato a esibirsi sul palco del teatro romano e che rappresentano tutte un tipo diverso di donna: dalla vanesia influencer interpretata da Federica Cacciola alias Martina Dall’Ombra già apprezzata in La tv delle ragazze – Gli Stati Generali alla donna matura di Francesca Reggiani, dalla politicamente impegnata Antonella Attili alla indagatrice Germana Pasquero, dalla mamma lesbica Annagaia Marchioro alla Franca Valeri degli anni 2000 di Rita Pelusio alla studentessa indignata di Cristina Chinaglia. Tutte sono riuscite a restituire un’immagine della donna moderna realistica, tra il serio e il faceto sottolineando, a volte con garbo a volte con più decisione, come sia difficile essere quella donna multitasking che la società odierna reclama.

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Recensione dello spettacolo The river, in scena al Teatro Belli dal 25 al 27 Ottobre 2022, nell’ambito della XXI edizione della rassegna Trend - Nuove frontiere della scena britannica.

Un placido fiume dove, sotto la luna nuova, sguazzano branchi di trote iridescenti può essere un luogo ideale per il romanticismo. La stessa figura del pescatore emana fascino, soprattutto se incarnata da un uomo prestante e di belle maniere. Ma la pesca con la mosca è un trucco, un imbroglio: è artificiale l'esca che attrae i pesci all'amo.

Un uomo (Alessandro Federico), completamente dedito alle sue lenze, conduce nella baita solitaria dove vive la nuova fiamma e con lei intraprende i primi dialoghi della loro relazione. Ma, per l'immediato straniamento del pubblico, la figura femminile si sdoppia in due personaggi tanto sovrapponibili, quanto visivamente antitetici. Il rito del corteggiamento procede così, in un serrato alternarsi delle scene, con dinamiche parallele. Ma il gioco è truccato, quelle che all'inizio sembrano giocose schermaglie amorose diventano crinature, e poi fratture, aperte dal dubbio e dalla disillusione. Nel percorrere questa discesa vertiginosa, l'uomo sembra ripetere con impassibile costanza la sua parte. Dietro di lui un mistero che non viene disvelato e il ricordo doloroso e lontanissimo di una preda meravigliosa, ineluttabilmente sfuggita per sempre. L'epilogo sembra suggerire un ripetersi ciclico degli eventi.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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