Mercoledì, 06 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo “La bisbetica domata” in scena al Silvano Toti Globe Theatre dal 19 luglio al 4 agosto 2019

 

 

La bisbetica domata, opera presumibilmente scritta tra il 1590 e il 1591 da William Shakespeare, è un componimento la cui trama è basata essenzialmente sulla figura della donna e della sua condizione sociale dell’epoca. Un tema, ancora oggi, del tutto attuale e che nell’adattamento di Loredana Scaramella rende il testo vivo, dinamico, ben curato in ogni dettaglio e ricchissimo di spettacolo.
Si tratta di un testo condensato nella trama e nei personaggi (all’incirca venti), ragion per cui, a tratti, riesce difficile seguire il filo che tesse la vicenda. Una storia che ha come protagonista Caterina, la bisbetica (Carlotta Proietti), così soprannominata per via del suo brutto carattere, e in secondo piano Bianca (Sara Putignano), sua sorella minore.

Recensione di Atti Unici all’interno della Rassegna Pirandelliana in scena presso la basilica dei Santi Alessio e Bonifacio all’Aventino dal 9 luglio al 4 agosto 2019

 

C’è un male di esistere che accomuna i cinque Atti Unici della Rassegna Pirandelliana, un male di vivere che scalpita dentro ogni personaggio e  fa sentire il suo dolore sul palcoscenico allestito nel cortile della basilica dei Santi Alessio e Bonifacio all’Aventino.
Gli Atti Unici, scelti dal regista Marcello Amici, ovvero L’altro figlio, Male di luna, Notte (questi ultimi due rappresentati per la prima volta a teatro con Pirandelliana), L’uomo dal fiore in bocca, All’Uscita, presi singolarmente narrano vicende drammatiche, per certi aspetti anche grottesche; si sorride poco dove più che sorridere si pensa.

Ottima risposta di pubblico e tanti applausi per l’opera di Verdi portata in scena da Denis Krief in una cornice così complessa ma al contempo sempre sfidante

 

Per parlare dell’Aida in scena in questi giorni alle Terme di Caracalla, vogliamo partire con le parole del regista Denis Krief che rendono al meglio l’idea di portare un’opera così celebre e scenograficamente complessa in una cornice storica e naturale di quel calibro: «L’Aida è un incubo per un regista a Caracalla. È sempre una scommessa lavorare su palco grandioso e gestire gli spazi.

Recensione dello spettacolo ‘Un finale da sogno’ in scena al Teatro 7 di Roma il 4 e il 7 luglio 2019

 

Come ogni fine anno che si rispetti, il Teatro 7 diretto da Michele La Ginestra dedica due serate ai suoi aspiranti attori e attrici che durante l’anno han preso parte alle lezioni del Lab 7 e che sono pronti ad affrontare gli applausi o i fischi del pubblico in sala. Quest’anno, diretti da Sergio Zecca, i dieci corsisti hanno portato in scena un testo originale della loro stessa insegnante, Maria Paola Conrado, che ha messo duramente alla prova le loro abilità in termini di coordinazione, memoria, interpretazione e resistenza fisica, perchè mettere in scena un atto unico a volte può rappresentare un ostacolo anche per i migliori. Invece i corsisti, malgrado qualche piccolo lapsus, sono stati in grado di affrontare il pubblico da veri professionisti.

Il testo della Conrado si rivela da subito un interessante spunto di riflessione sul teatro stesso, sui suoi protagonisti e sui personaggi che prendono vita sul palco e che per un po’ fanno sognare gli spettatori catapultandoli in un mondo altro in cui vivere avventure ed emozioni diverse dal quotidiano. Ma chi sono i personaggi che gli attori interpretano? Se potessero avere parola indipendentemente dal loro creatore, quale sarebbe il loro personale finale da sogno? Ecco quindi che, intrappolati a teatro a causa del temporale, uno sceneggiatore, una regista e due attori ricevono le visite degli spiriti di personaggi velocemente abortiti dalla mente dei loro creatori e per questo in cerca di aiuto per realizzare il loro finale da sogno: tra il fratello maggiore di Amleto e la cugina romana di Giulietta, tra Godot che scappa da Didi e Gogo, le tre sorelle di Cechov, una baccante ribelle e il settimo personaggio di Pirandello, i nostri eroi vivono una notte surreale che porta loro nuova ispirazione e nuove idee.  

Il testo sembra prendere in prestito la magia tutta shakespeariana di ‘Sogno di una notte di mezza estate’ per elaborarla a livello più personale e con un tocco di modernità: l’esposizione corale degli stessi concetti e idee durante la messinscena risulta a volte troppo pesante e ridondante facendo perdere quell’alone di mistero creato dall’incipit iniziale, sicuramente l’idea proposta ha stregato la sala dato che il pubblico era realmente partecipe dele disavventure vissute dai personaggi. 

A livello di scena e di regia, notevole appare il lavoro di Sergio Zecca, che ha saputo ben coordinare i corsisti e indirizzarli verso un’interpretazione del proprio personaggio che fosse il più naturale e realistica possibile: ciò si evince bene in chi tra loro è riuscito a non risultare artefatto e stucchevole agli occhi del pubblico, che ha apprezzato in particolare i battibecchi tra Laudemio e Guendalina, o tra lo sceneggiatore e i suoi attori o ancora la danza della baccante, mentre una menzione speciale va alla scena in cui tutti i protagonisti aiutano un Godot ormai disperato a liberarsi dal suo legame con l’opera di Beckett.

Senza null’altro pretendere che intrattenere il pubblico per un’ora e mezza, lo spettacolo risulta piacevole e facile da seguire anche per un pubblico non appassionato di teatro.

 

Diana Della mura

7 luglio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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