Recensione dello spettacolo Bolle di sapone in scena al teatro Brancaccino dal 27 novembre al 1 dicembre 2019
Cinquanta minuti che sembrano cinque. Un finale inaspettato. E un titolo che fa venir voglia di tornare bambini. Bolle di sapone di Lorenzo Collalti torna in scena a Roma. Dopo il debutto un anno fa al festival INEQUILIBRIO di Armunia e le repliche al teatro Tor Bella Monaca, l’ultimo lavoro del giovane regista è in scena al Brancaccino.
A dar corpo, voce e ritmo al testo sono i giovani e talentuosi Grazia Capraro e Daniele Paoloni. Sono loro a raccontarci (letteralmente) la storia dei due protagonisti, a farcene leggere i pensieri, anche più intimi. Sempre loro ci accompagnano nella quotidianità di due mondi simili, eppure lontani, intoccabili, fragili. Esattamente come due bolle di sapone. Completano il racconto pochi e significativi oggetti di scena: la manifestazione più evidente delle loro fobie e ossessioni.
Collalti ha scelto la poesia e la magia delle bolle di sapone per descrivere la solitudine e la difficoltà del lasciarsi andare, dell’affidarsi all’altro. Come due bolle di sapone i due personaggi, di cui non conosciamo nome ed età, possono solo sfiorarsi. Guai a toccarsi; esploderebbero. Come due bolle di sapone sono trasparenti, troppo limpidi e puri per lasciarsi contaminare dai pericoli della periferia di una città metropolitana qualunque. Inadatti alle turbolenze, al caos, agli imprevisti del destino e della vita, preferiscono aggrapparsi alle loro insicurezze e da lì restare ad osservare, piuttosto che fare il primo passo.
È un testo di un’intelligenza rara quello di Lorenzo. È pungente e gentile. Leggero come una bolla di sapone e pesante come un macigno, se ci si scava dentro. Non disdegna i riferimenti colti e non ha bisogno del turpiloquio per strappare un sorriso. La denuncia della società moderna c’è ed arriva forte e chiara, ma non è mai strillata. Siamo tutti più soli e ipocondriaci a ben guardare.
L’ironia, ancora una volta, è la via maestra che il regista sceglie per parlare dei problemi; la risata il rimedio migliore per distrarsi; la riflessione l’unico punto di arrivo. Non resta che prendere l’iniziativa e andare a teatro.
Concetta Prencipe
27 novembre 2019