Incontriamo una delle grandi protagoniste del teatro dell’opera del Secondo Novecento, la signora Bruna Baglioni.
Mezzosoprano autentico, dalla voce ricchissima di colori, con un centro solido e possente, bassi suadenti ed acuti come lame, capace di non cadere nella tentazione di aprirsi ai ruoli di soprano e lavorare con tenacia e costanza, consegnandoci ruoli di grande valore musicale e di forte impatto scenico, grazie alla capacità di dare sempre una interpretazione personale dei vari personaggi.
Il suo repertorio è ricco di titoli di grande impegno: da ‘La Favorita’ a ‘Don Carlo’; da ‘ Cavalleria Rusticana’ a ‘La Gioconda’; da ‘Il Trovatore’ ad ‘Aida’ e di lei si è sempre parlato come di una professionista seria, appassionata, affidabile.
Una donna determinata, diretta, schietta, capace di essere se stessa e di non vivere la popolarità in chiave divistica e superficiale, ma di porsi al servizio del canto con umiltà e dedizione.
Da quando ha lasciato il palcoscenico, peraltro con una voce ancora prodigiosamente integra, la signora si è dedicata all’insegnamento.
Questo nostro incontro è l’occasione per conoscere meglio questa artista, così acclamata dagli amanti dell’opera e così schiva ad apparire su giornali e riviste, ma anche per compiere un viaggio nella sua carriera, conoscere gli esordi, capire l’importanza che hanno avuto i suoi Maestri, che le sono stati affianco fino a pochi anni fa; cogliere il suo atteggiamento verso una professione che lei ha saputo sublimare,, ma che prima di tutto è impegno, lavoro, fatica, studio.
Sicuramente una donna tutta d’un pezzo, che fra le righe manifesta la stima per la figlia, apprezzata agente teatrale, ma che sente il bisogno di chiarire l’assoluta distanza dalla sua carriera, perché nel mondo dell’arte si va avanti per i propri meriti, ci si deve guadagnare tutto in prima persona e non ci devono essere facilitazioni od ostacoli smussati.
Così è stato per lei e questo le ha permesso una carriera lunghissima, senza cedimenti, che l’ha portata sui principali palcoscenici del mondo, consacrandola una vera regina dell’Arena, decisamente teatro non facile per la voce; amata primadonna del Metropolitan; trionfatrice di una delle serate più tese della storia della Scala; ma anche sempre disponibile ad esibirsi nella cosiddetta ‘provincia’, perché l’Arte vera non ha categorie preconcette, gerarchie e pregiudizi.
Nonostante il successo internazionale, quello che emerge non è una cantante autoreferenziale, ma una donna preoccupata per il futuro del teatro, che non perde tempo in faziosità, ma chiede con determinazione che la politica abbia il coraggio di scendere in campo in difesa dei giovani cantanti, che non celebra i tanti applausi ricevuti, ma l’importanza delle tante audizioni fatta, il valore dello studio e della fatica, il coraggio dei Direttori Artistici capaci di puntare sui nomi emergenti, l’etica dei grandi Maestri che riconoscevano il valore degli sconosciuti.
Un incontro che è una lezione di eleganza e di modestia, di competenza e di coerenza.
Cominciamo questa intervista proprio con una domanda che riguarda questa seconda fase della sua carriera.
Che consigli si sente di dare ai giovani che vorrebbero diventare cantanti lirici? Quali sono secondo lei le doti principali che devono avere?
La prima cosa da avere è la testa, poi la voce e da ultimo ma non per minore importanza, la voglia di studiare assiduamente che dovrà accompagnare il cantante fino all’ultimo giorno della carriera. Studio, studio, studio senza cercare scappatoie e raccomandazioni, senza pensare di essere il primo della classe, perché questo devono dirglielo gli altri che lo ascoltano.