La signora Dalla Benetta è sicuramente uno dei soprani più stimati dagli appassionati dell’opera.
Premio Abbiati 2021 per la Lady del ‘Macbeth’, andato in scena nella edizione francese del 1865 al Festival Verdi 2020 a Parma diretta dal M° Roberto Abbado, la raggiungiamo a Trieste, dove si prepara per andare in scena con lo stesso titolo, nella più tradizionale versione italiana.
Una lunga carriera, con una impegnativa gavetta, che ha portato ad una maturazione della voce, cresciuta, grazie ad una tecnica solidissima, arricchendosi in peso e colori, senza perdere una grande estensione, legati prodigiosi, acuti infallibili. La nota distintiva è essere artista a tutto tondo, capace di costruire i personaggi con passione, verità, coraggio. Dotata di un grande carisma ma anche pronta, con umiltà e coraggio, a mettersi in gioco ogni volta che affronta un personaggio, facendo arrivare in sala la sensazione di essere davanti ad una artista capace di vivere intensamente le tappe di un grande percorso musicale, senza sedersi mai sugli allori. Una carriera di grandissimo respiro, costruita con severità e passione, lavorando moltissimo su uno strumento prezioso che negli anni è passato da un repertorio di coloratura a quello drammatico ed un repertorio vastissimo, che la cantante intende continuare ad ampliare. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto gli studi.
Dopo il diploma al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, lei ha seguito moltissimi corsi di perfezionamento con alcuni fra i più titolari artisti del secondo Novecento: Romano Gandolfi, Aldo Ceccato, Stella Silva, Mirella Parutto, Alida Ferrarini, Iris Adami Corradetti, Luciana Serra, Denia Mazzola, Sherman Lowe, Renata Scotto. A chi di loro si sente più legate e perché?
Sinceramente sono legata a tutti coloro con cui ho potuto lavorare e crescere, docenti di canto, direttori d’orchestra e registi… ogni consiglio è prezioso ancora oggi.
Quello con Macbeth è un ritorno a Trieste, dove ha cantato in molte occasioni. Ha qualche ricordo particolare legato al Teatro Verdi?
la prima immagine che ho del teatro se chiudo gli occhi è la vista sul molo audace dal mio camerino… è stato emozionante dopo 11 anni potermi riaffacciare di nuovo a quella finestra.