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Marco Tonelli: ecco perché Todi può essere la Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026
Intervista a Marco Tonelli sulla candidatura di Todi 2026, come Capitale italiana dell’arte contemporanea
“Ponte Contemporaneo” è il titolo del dossier di 60 pagine con il quale la città di Todi è tra le finaliste per il titolo di Capitale Italiana dell'Arte Contemporanea 2026 che verrà assegnato il 30 ottobre, dopo l'audizione al Ministero della cultura, il 25 ottobre, dei cinque progetti selezionati dall'apposita commissione sui 23 pervenuti.
Abbiamo intervistato Marco Tonelli, promotore dell’ iniziativa per il Comune di Todi, grazie alla sua carica di curatore scientifico della Fondazione Progetti Beverly Pepper di Todi che negli anni a prodotto una serie di attività di grande rilievo riguardo alla disseminazione dell’arte contemporanea nel Comune di Todi.
Dott. Tonelli, come nasce la volontà di partecipare a questo Bando?
Fondamentalmente, appena uscito il Bando ci siamo resi conto che Todi era la città perfetta per potervi partecipare viste le caratteristiche richieste, ossia quelle di una città piccola, che però avesse già in essere una alta densità cospicua di eventi legati all’arte, un’opportunità quindi che non potevamo assolutamente lasciarci sfuggire. E’ stato un lavoro molto veloce, visto le tempistiche che avevamo, ma ben strutturato e chiaro fin da subito, tanto da permetterci di entrare nella rosa dei primi cinque.
In "palio" un finanziamento da 1 milione di euro per la realizzazione delle attività proposte, che vanno nel caso di Todi dalla riqualificazione di aree urbane e periurbane alla rigenerazioni di luoghi e spazi, da azioni di inclusione sociale e partecipazione pubblica al coinvolgimento di nuove generazioni di creativi, da una formazione mirata ad un cartellone articolato tra mostre, installazioni e presenze artistiche.
Perché il nome “Ponte contemporaneo”?
Effettivamente il nome può sembrare un ossimoro visto che a Todi non ci sono ponti, se non dei residui di epoca romana. Lo spunto però ce lo ha dato l’unico presente in città, una costruzione di architettura industriale, basato, sul brevetto dell’ingegnere britannico Donald Bailey che, durante la Seconda Guerra Mondiale, giocò un ruolo fondamentale nel consentire agli alleati di superare i fiumi italiani i cui punti erano stati danneggiati dai tedeschi. Ecco, è proprio da questa funzione di “collegamento” che ci è venuta l’idea. Un collegamento tra l’arte antica di cui l’Umbria è piena e l’arte contemporanea, che è molto fiorente in questa regione, seppure ancora non visibile.
Inoltre sarà un ponte di collegamento “virtuale” tra Todi e altri sette comuni limitrofi che ospiteranno opere (Acquasparta, Montecastello di Vibio, Montecastrilli, Collazzone, Fratta todina, Sangemini, Avigliano Umbro). Un’operazione di disseminazione per creare Rete territoriale che farà conoscere appieno questo bellissimo territorio.
Alcuna di queste istallazioni rimarrà nei luoghi che ha citato?
Tutte le istallazioni rimarranno nei luoghi previsti, questa è proprio una caratteristica richiesta dal bando. L’idea sarà proprio quella di creare dei luoghi che non sono più dei “non luoghi”. Tracciabili sul territorio grazie a delle “Librerie digitali” sull’arte contemporanea in Umbria in cui intercettare i luoghi con cui entrare in contatto con queste opere , e non solo.
A questo proposito, lei crede che Todi sia pronta ad accogliere tutto questo?
Questa domanda me la stanno facendo in molti, anche con un certo stupore dinanzi a questa proposta progettuale. Ebbene molti non sanno che l’Umbria e Todi in particolare hanno una storia di commistioni con l’arte contemporanea molto importante oramai, seppure a volte poco visibile, poco intercettabile. La città è arrivata alla candidatura forte di una vocazione che la vede crogiolo dell'arte contemporanea fin dai primi anni Settanta con nomi di primo piano quali la scultrice Beverly Pepper, che ha donato a Todi il parco omonimo, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Bruno Ceccobelli, Brian O’Doherty, Arnaldo Pomodoro, Fabrizio Plessi, Mark di Suvero e un lungo elenco di artisti di fama mondiale che qui sono venuti a vivere, a lavorare, ad aprire i loro studi e le loro gallerie. In Umbria hanno vissuto Dorazio, Boetti, Pepper .Insomma di contemporaneo ce n’e tantissimo, bisogna solo metterlo in mostra, accendergli sopra un faro più potente e questa partecipazione al bando ci sembra l’occasione giusta.
Parliamo delle azioni che avete pensato, sono quattro, come si articolano?
La prima azione, l’abbiamo in parte citata ed ha a che fare con la Rigenerazione dei luoghi e proposte artistiche , ossia luoghi in Todi e nelle zone limitrofe in cui 15 artisti/e verranno coinvolti in progetti principali di mostre e produzioni di opere permanenti. La seconda azione sarà quella inerente l’ Arte e inclusione sociale. A questa azione teniamo molto e in proposito abbiamo coinvolto già una serie di realtà. Per questa azione, inanzi tutto, metteremo in uso una serie di applicazioni digitali inclusive che permetteranno una divulgazione digitale ampia dei siti in cui ci saranno le istallazioni e gli artisti coinvolti. Inoltre verrà coinvolto il Museo tattile statale Omero di Ancona per tradurre informative riguardo le opere e pensare a percorsi specifici per i non vedenti. Inoltre verrà coinvolta una società che si occupa di comunicazione aumentativa e alternativa con lo scopo di fornirci materiale ed elaborare percorsi informativi semplificati. E ancora prevediamo anche percorsi di arteterapia.
E’ previsto un coinvolgimento delle scuole?
Ancora è presto, ma l’intenzione ovviamente c’è, la volontà che ci muove profondamente è proprio una finalità pedagogica e divulgativa dell’arte a trecentosessanta gradi.
Le ultime due azioni previste quali sono?
La formazione, in parte già citata. Todi 2026 è un progetto- modello sostenibile e replicabile nel tempo perché forma addetti ai lavori, professionisti nel campo educativo, sociale e culturale disseminando conoscenze sull’arte contemporanea e rigenerazione. In questo senso stanno lavorando con noi molti giovani artisti e giovani conoscitori d’arte (per noi questo è davvero un vanto). L’obiettivo ovviamente anche creare posti di lavoro. Per finire, l’ultima azione prevede Tavole rotonde, seminari e talk con artisti, critici e altre professionalità artistiche sono gli strumenti individuati da Todi 2026 con cui creare una nuova attenzione sull’arte di oggi e la storia di domani. Si svolgeranno trimestralmente.
Dott. Tonelli, fra i suoi vari incarichi lei è anche docente di ruolo in Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Crede che in generale siamo pronti a fruire di un nuovo linguaggio artistico contemporaneo?
Credo assolutamente di sì. L’arte contemporanea è spesso dirompente (pensiamo alla recente istallazione di Pesce a Napoli), crea scalpore, ma come tutti i linguaggi ha bisogno di essere fruita il più possibile in modo che venga capita appieno. Todi 2026 potrebbe essere utile proprio in questo senso.
“Ponte Contemporaneo”, dunque, tra epoche, culture, spazi, nazioni, sensibilità, aspirazioni. Un ossimoro se si pensa che l'antico nome di Todi era Tular, ovvero "Confine" tra la civiltà umbra ed etrusca lungo il fiume Tevere.
La candidatura di Todi 2026 espleta quindi la vocazione di Todi ad essere città-ponte dell’arte contemporanea, contesto in cui quest’ultima può assolutamente collegare persone e rigenerare luoghi celebrando il passato e, al contempo, immaginando il futuro grazie all’attuazione concreta di connessioni con contesti territoriali nonché nazionali e internazionali.
Barbara Chiappa
14 ottobre 2024