Mercoledì, 23 Aprile 2025
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Stefania Pecora e Mariapia Rizzo interpretano il ruolo di due vicine di casa: divise da un muro, che cela all'una l'esistenza dell'altra, ma unite dalla medesima ossessione dell'apparire.

Si tratta di un voler apparire come, idealmente, si pensa di esser al proprio interno. Nella realtà entrambe non sanno veramente quale sia la vera natura del loro essere in quanto troppo occupate a far sì che, esteriormente, tutto coincida con le proprie ed altrui aspettative. 

Una promessa può devastare l’anima umana. Se poi quest’anima è imprevedibile come il moto del mare, allora, l’unico modo per far sì che venga percorsa la giusta rotta è affrontare quegli imperscrutabili abissi che alimentano quelle sensazioni chiamate sentimenti.

Ellida, la donna del mare del dramma scritto a fine ’800 dal norvegese Herrik Ibsen, ad un certo punto della sua vita si ritrova proprio a fare i conti con i misteri del mare, specchio dei fantasmi che aleggiano nel suo animo. Ellida è sposata, in seconde nozze, con il dott. Wangel, le due figlie di lui (avute dal precedente matrimonio) non l’hanno però mai accettata ed il paese sui fiordi in cui vive è lontano da quel mare aperto al quale lei si sente così legata. Non a caso tutti la conoscono come la donna del mare, proprio per via di questo rapporto sincretico che vige fra lei e il mare.

Recensione della serata del Bejart Ballet Lausanne al Teatro Nuovo ‘Giovanni da Udine’

 

Ritorna sui palcoscenici italiani la compagnia Bejart Ballet Lausanne.

Maurice Bejart è stato uno dei capisaldi della danza del ventesimo secolo.

Nato a Marsiglia, il 1° gennaio 1927, il ballerino e coreografo francese iniziò la carriera prestissimo: a diciannove anni, dopo qualche anno di gavetta in parti minime,  danzava a Vichy .

Era il primo dopoguerra e  da lì  fu un rapido turbinio di incontri : Roland Petit, prima amico e poi acerrimo avversario; Janine Charrat, che aveva danzato con Lifar ed era stimata molto da Stravinsky con cui Bejart ebbe successivamente  una fitta frequentazione; la rivoluzionaria  Birgit  Cullberg, che gli aprì le porte  all’espressionismo  coreografico; solo per citare i primi che vengono in mente.

Volò di successo in successo, tanto che a meno di trent’anni aveva già una sua compagnia,  profondamente innovativa.

Nel 1959 firmò una fondamentale pagina di storia della danza contemporanea: la coreografia per ‘Le Sacre du Printemps ‘.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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