Recensione di Finale di partita in scena al Teatro degli Audaci dal 7 al 22 marzo
"Finita, è finita, sta per finire, sta forse per finire"
Queste le parole con cui esordisce Clov all'inizio della rappresentazione, ma si potrebbe anche leggere fra le righe un consiglio ad affrettarsi ad andare a vedere Finale di partita al Teatro degli Audaci, in scena dal 7 al 22 marzo sotto la regia di Leonardo Cinieri Lombroso. Finale di Partita è uno dei capolavori indiscussi del drammaturgo irlandese Samuel Beckett, colui che porta per la prima volta a teatro qualcosa che nessuno prima di lui aveva osato rappresentare: la totale mancanza di senso della vita.
Se già con Aspettando Godot nel 1953 aveva stravolto gli schemi del teatro tradizionale scegliendo come protagonisti dei personaggi ai margini della società, degli antieroi per eccellenza che intraprendono discorsi privi di senso per ingannare l'attesa di un misterioso personaggio che tarda a manifestarsi e rendendo tale logorante attesa l'elemento attorno cui far ruotare tutta la pièce, con Finale di Partita nel 1957 non fa che perfezionare quest'opera di stravolgimento: la comunicazione (per di più fallimentare) ha anche qui la mera funzione di intrattenere nell'attesa della FINE, tanto invocata dai personaggi quanto remota, puntualmente posticipata.