#recensione Ghost Stories, regia di Jeremy Dyson e Andy Nyman
Phillip Goodman è un professore di psicologia e presentatore di un programma televisivo, atto a svelare gli inganni dietro l'illusionismo e il paranormale, intitolato "Truffe Paranormali". Il padre era fortemente ebreo. Tale orientamento religioso farà in modo che il ragazzo non creda minimamente a fenomeni paranormali.
Egli è, inoltre, un profondo estimatore del professor Cameron, conduttore televisivo di un programma simile al suo. Un giorno Cameron scompare nel nulla e, dopo più di 30 anni, contatta un invecchiato, stanco e solo professor Goodman per un aiuto: egli, infatti, gli consegna una misteriosa lettera dicendogli di indagare sul contenuto, tornare da lui e dimostrargli che non sia avvenuto alcun evento paranormale. Aperta la busta, Phillip si trova ad indagare su tre casi: nel primo il protagonista è Tony Matthews, Guardiano notturno di un manicomio. Egli afferma di aver visto "qualcosa" una notte prima di dare le dimissioni dal suo lavoro.
Il secondo caso riguarda Simon Rifkind, un ragazzo, mentalmente instabile, che afferma di essere stato a contatto con un demone Nel terzo caso il protagonista è Mike Priddle, un businessman che si appresta a diventare padre e capisce che la moglie ha avuto complicanze post-parto. Il professore scoprirà degli inquietanti risvolti che mineranno la sua razionalità e lo porranno di fronte ad inspiegabili fenomeni paranormali.
È la prima volta che scegliamo di trattare un film horror perché Ghost Stories, da non confondersi con a Ghost Story, toccante pellicola dell'anno scorso con Casey Affleck e Rooney Mara, ci ha colpiti particolarmente. Infatti, oltre ad essere il miglior film horror da tre anni a questa parte, Ghost Stories è una pellicola che parte da una base teatrale. Essa infatti è l'adattamento dell'omonima opera teatrale ad opera degli stessi registi Jeremy Dyson e Andy Nyman, opera al cui finale una voce registrata intimava gli spettatori di non rivelare niente o fare il minimo spoiler sul prodotto.
Si tratta di un film molto intelligente che riesce ad amalgamare sapientemente cinema e teatro. Bisogna dire che la scelta del protagonista è stata molto azzeccata: il professor Phillip Goodman è, infatti, interpretato dallo stesso Andy Nyman, noto per il suo contributo con l'illusionista Derren Brown. Nyman riprende i panni del professor Goodman per trasporlo sul grande schermo e si nota come l'attore sia a proprio agio nella parte.
Egli infatti è stato bravissimo nel proprio ruolo. Dobbiamo ammetterlo: il titolo dato alla recensione è fuorviante poiché si tratta di uno dei pregi della pellicola.
Essa, infatti, presenta la ripetizione quasi ossessiva di alcune frasi tenebrose, come quella del titolo, che danno un senso al film nell'ultima mezz'ora. E su quest'ultima mezz'ora vorremmo soffermarci poiché si tratta di un'autentica discesa nella follia dell'animo umano. Per quanto riguarda i protagonisti delle tre storie il guardiano notturno Tony Matthews è interpretato da Paul Whitehouse, attore non particolarmente conosciuto e doppiatore di ruoli minori ne "la sposa cadavere" e i due film in live action su Alice nel paese delle meraviglie. Il suo Tony Matthews è scontroso, lascivo, cambiato radicalmente dall'episodio e distrutto da un grave evento in ambito famigliare.
Simon Rifkind, protagonista assoluto della seconda storia, è Interpretato da Alex Lawther. Probabilmente questo nome non risulterà altisonante ma, il ragazzo, è protagonista di the end of the F***ing world e della puntata della terza stagione di Black Mirror dal titolo "Zitto E Balla" o, se preferite, "Shut Up And Dance".
Il personaggio in sé è folle e riesce, già dalle sue prime battute, a creare una sorta di empatia tra lui e lo spettatore.
In una scena in particolare non ci saremmo mai aspettati di ridere sguaiatamente per un suo comportamento un fin troppo sopra le righe
Per ultimo, ma non meno importante, vorremmo esaminare i lati positivi del protagonista del terzo caso. Mike Priddle è interpretato da un Martin Freeman calato alla perfezione nel suo ruolo più inquietante sadico.
Dopo la discreta esperienza come Bilbo Baggins nella trilogia de Lo Hobbit e il magistrale Watson nella serie HBO Sherlock, accanto al grande Benedict Cumberbatch, Freeman regala al grande pubblico un personaggio dalle mille sfaccettature, sempre imprevedibile e con dei Segreti non rivelati che lo spettatore scoprirà fotogramma dopo fotogramma.
Abbiamo apprezzato tantissimo, inoltre, la teatralità di alcune scene, e scenografie, che sembrano quasi state trasposte dello spettacolo sul grande schermo. La fotografia è molto inquietante e riesce a far immedesimare lo spettatore nell'atmosfera imposta dal film.
Il finale è incredibile perché nonostante alcuni difetti, che non elencheremo per non fare spoiler a chi avesse intenzione di avventurarsi nella visione del film, riesce a dare un grande senso a tutto quello che un'ora e mezza di pellicola ha offerto allo spettatore.
Proprio per quanto riguarda la durata della pellicola noi de la platea non siamo stati convinti dal fatto che durasse un'ora e mezza, o poco più, dal momento che sarebbe stato di gran lunga meglio allungare la durata del film al fine di consentire un maggior sviluppo dei personaggi. Vorremmo anche aggiungere che il film è troppo rapido nella sua esecuzione. Tanto rapido da far percepire allo spettatore almeno quaranta minuti di pellicola in meno del dovuto.
Altro difetto è l'adattamento del doppiaggio italiano. Infatti la voce di Goodman è troppo giovane rispetto all'età che dimostra il professore. Per ultimo, forse il difetto più grave della pellicola, constatiamo con non poco dispiacere che la prima storia risulta, a lungo andare, noiosa e lenta rispetto alle altre due. In sostanza, Nonostante qualche piccolo difetto, Ghost Stories rimane uno dei film horror migliori degli ultimi tre anni, capace di oltrepassare la barriera tra cinema e teatro.
Sicuramente da vedere per gli appassionati del genere ma, soprattutto, consigliato a chi vuole passare un'ora e mezza immerso in un mistery movie non indifferente.
VOTO: 8,5
Nicolò Ferdinandi
26 aprile 2018