Domenica, 24 Novembre 2024
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Un nucleo familiare lesionato nel suo nocciolo e in cui il disagio, la solitudine quanto l’affetto sono protagonisti della scena. Tre fratelli abbandonati a se stessi, ma che contemporaneamente, per alcuni versi, sentono il peso del dovere, della responsabilità. Soli, senza un genitore che possa supportarli, soli a fare i conti con i problemi di un’esistenza e di una società per le quali il ritardato o l’omosessuale sono ai margini. <Ci si abitua ai dolori che la vita ti costringe a buttare giù, ci si abitua a tutto: alla fame, alla miseria, alla solitudine; ci si abitua a tutto>. Sono queste le parole pronunciate da uno degli attori. Ci si abitua al degrado, a vivere in uno spazio claustrofobico, alla sporcizia, a dover dormire due ore a notte per portare i soldi a casa.

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Una Commedia rovesciata. Un viaggio in cui il Paradiso è l’Eden perduto e la selva, di contro, l’unico approdo possibile. Terra oscura e senza diritte vie. Desolata, forse. Ma vera. Reale. Immanente.
Un viaggio a ritroso, dunque, lungo dieci canti: tre dal Paradiso, tre dal Purgatorio, tre dall’Inferno più un epilogo, accompagnati da musiche originali del regista e autore Paolo Pasquini. Interprete protagonista è Alessio Caruso, nel mezzo di un cammino che riattraversa canti celebri come quelli di Francesca, di Casella o di Beatrice, nell’ottavo cielo, e al contempo dà voce alle domande radicali poste a Dio dall’invettiva di San Pietro, dall’apostrofe all’Italia e da Capaneo, dannato fra i bestemmiatori. Un percorso umano ritagliato dentro il poema divino. A volte, anche, contro il poema divino, contro Dante, Versus Dante.

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Medea e Giasone, tra i grandi personaggi emblematici dei rapporti complicati che intercorrono tra generi, sono quelli che dibattono la questione più a fondo e duramente, ponendo interrogativi inquietanti dall’inizio del teatro. Quanto tramandato dal mito classico viene ribaltato in Me Dea, evidenziando quanto ancora più esasperati siano oggi i rapporti tra i generi. Gli esiti tragici di tante relazioni coniugali, che riempiono le cronache dei media, ne sono una prova: l’amore uccide più della guerra. Lo spettacolo mette in scena due mondi inconciliabili, contrapponendo carnefice e vittima. Medea non fa eccezione: è la vittima che tiene fede a se stessa, resistendo fino allo stremo delle forze. In questa riscrittura è lei ad essere uccisa, insieme ai figli, da Giasone, l'uomo che l’aveva illusa.

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Presentata con grande successo al Todi Festival 2013 e al Teatro Ambra Garbatella nella stagione invernale 2015, sbarca al Gay Village l’irresistibile commedia “Siamotuttigay”, scritta e diretta da Lucilla Lupaioli, da un'idea di Marco Marciani.

Che succederebbe se il mondo fosse omosessuale e l'eterosessualità fosse un'anomalia? Se intorno a noi fossero tutti gay come faremmo capire a mamma e papà che ci sentiamo attratti da persone dal sesso opposto al nostro?

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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