Recensione dello spettacolo ‘Un finale da sogno’ in scena al Teatro 7 di Roma il 4 e il 7 luglio 2019
Come ogni fine anno che si rispetti, il Teatro 7 diretto da Michele La Ginestra dedica due serate ai suoi aspiranti attori e attrici che durante l’anno han preso parte alle lezioni del Lab 7 e che sono pronti ad affrontare gli applausi o i fischi del pubblico in sala. Quest’anno, diretti da Sergio Zecca, i dieci corsisti hanno portato in scena un testo originale della loro stessa insegnante, Maria Paola Conrado, che ha messo duramente alla prova le loro abilità in termini di coordinazione, memoria, interpretazione e resistenza fisica, perchè mettere in scena un atto unico a volte può rappresentare un ostacolo anche per i migliori. Invece i corsisti, malgrado qualche piccolo lapsus, sono stati in grado di affrontare il pubblico da veri professionisti.
Il testo della Conrado si rivela da subito un interessante spunto di riflessione sul teatro stesso, sui suoi protagonisti e sui personaggi che prendono vita sul palco e che per un po’ fanno sognare gli spettatori catapultandoli in un mondo altro in cui vivere avventure ed emozioni diverse dal quotidiano. Ma chi sono i personaggi che gli attori interpretano? Se potessero avere parola indipendentemente dal loro creatore, quale sarebbe il loro personale finale da sogno? Ecco quindi che, intrappolati a teatro a causa del temporale, uno sceneggiatore, una regista e due attori ricevono le visite degli spiriti di personaggi velocemente abortiti dalla mente dei loro creatori e per questo in cerca di aiuto per realizzare il loro finale da sogno: tra il fratello maggiore di Amleto e la cugina romana di Giulietta, tra Godot che scappa da Didi e Gogo, le tre sorelle di Cechov, una baccante ribelle e il settimo personaggio di Pirandello, i nostri eroi vivono una notte surreale che porta loro nuova ispirazione e nuove idee.
Il testo sembra prendere in prestito la magia tutta shakespeariana di ‘Sogno di una notte di mezza estate’ per elaborarla a livello più personale e con un tocco di modernità: l’esposizione corale degli stessi concetti e idee durante la messinscena risulta a volte troppo pesante e ridondante facendo perdere quell’alone di mistero creato dall’incipit iniziale, sicuramente l’idea proposta ha stregato la sala dato che il pubblico era realmente partecipe dele disavventure vissute dai personaggi.
A livello di scena e di regia, notevole appare il lavoro di Sergio Zecca, che ha saputo ben coordinare i corsisti e indirizzarli verso un’interpretazione del proprio personaggio che fosse il più naturale e realistica possibile: ciò si evince bene in chi tra loro è riuscito a non risultare artefatto e stucchevole agli occhi del pubblico, che ha apprezzato in particolare i battibecchi tra Laudemio e Guendalina, o tra lo sceneggiatore e i suoi attori o ancora la danza della baccante, mentre una menzione speciale va alla scena in cui tutti i protagonisti aiutano un Godot ormai disperato a liberarsi dal suo legame con l’opera di Beckett.
Senza null’altro pretendere che intrattenere il pubblico per un’ora e mezza, lo spettacolo risulta piacevole e facile da seguire anche per un pubblico non appassionato di teatro.
Diana Della mura
7 luglio 2019
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