Domenica, 24 Novembre 2024
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Dopo aver assistito alla messa in scena del suo ultimo lavoro, “La cena” (clicca qui per la recensione), abbiamo avuto modo di parlare, quasi per caso, con Walter Manfrè per fare il punto sulla sua visione del teatro, figlia di cinquanta anni di esperienza sul campo.

 

La cena è uno spettacolo che stravolge l’ordine prestabilito fra palco e platea. Il pubblico diventa parte della scena e gli attori si mischiano con il pubblico. Si tratta di un modus operandi che da sempre contraddistingue i suoi spettacoli...

La cena fa parte di una serie di spettacoli che Ugo Ronfani denominò “teatro della persona”. Ho inventato questo tipo di narrazione molto tempo fa e fanno parte della serie messe in scena come la “Confessione”. Quest’ultima è sicuramente la più famosa ed ha girato il mondo. In questi spettacoli non mi limito a rompere gli schemi, ma colloco il pubblico in modo tale che possa interagire senza mai interferire con la drammaturgia. “La cena”, nasce da una mia esperienza personale, non tutta l’opera sia chiaro ma buona parte sì, escluso l’elemento dell’incesto e quello del gioco che sono invenzioni di Giuseppe Manfridi che ha messo nero su bianco quello che avevo in testa.

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Abbiamo avuto modo di parlare con il professor Pier Paolo Pacini, direttore del Cae (Centro di Avviamento all'Espressione) per rivolgergli delle domande riguardanti il nuovo corso del centro di didattica espressiva fondato da Orazio Costa che ha operato fin dal 1979 all’interno del Teatro della Pergola e che quest'anno festeggia i quarant'anni di attività. 


Professor Pacini, qual è il metodo d’insegnamento che viene utilizzato nel Centro di Avviamento all'Espressione?

Noi usiamo, storicamente, il metodo mimico di Orazio Costa, del quale sono stato allievo e col quale ho contribuito alla creazione del Cae, ad oggi ancora attivo, del quale sono tuttora presidente e che, l’anno prossimo, compirà quarant'anni.

 

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Può il teatro trovare spazio anche fuori dai soliti spazi? Per aiutarci a rispondere a questa domanda abbiamo intervistato Paola Pace che, per il quarto anno consecutivo, darà il via al “Teatro in Vigna” con il Sciaranuova Festival 2018. Prodotto dalla casa vitivinicola Planeta, alle pendici dell’Etna a Sciaranuova, Passopisciaro (Castiglione di Sicilia), Paola Pace sta portando avanti con successo un progetto molto ambizioso e che ha attirato la nostra attenzione…

 

Natura, estate, vino, poesia e teatro. In che modo si legano questi elementi nel Sciaranuova Festival?

Nel nostro Festival c’è questa felice fusione, molto rara. Amo sia la natura che il teatro, due mondi strutturalmente antitetici: il teatro è sinonimo di città, di chiuso, la natura è tutt’altro. La domanda è: come fare ad unire le due cose?

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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