Dopo aver assistito alla messa in scena del suo ultimo lavoro, “La cena” (clicca qui per la recensione), abbiamo avuto modo di parlare, quasi per caso, con Walter Manfrè per fare il punto sulla sua visione del teatro, figlia di cinquanta anni di esperienza sul campo.
La cena è uno spettacolo che stravolge l’ordine prestabilito fra palco e platea. Il pubblico diventa parte della scena e gli attori si mischiano con il pubblico. Si tratta di un modus operandi che da sempre contraddistingue i suoi spettacoli...
La cena fa parte di una serie di spettacoli che Ugo Ronfani denominò “teatro della persona”. Ho inventato questo tipo di narrazione molto tempo fa e fanno parte della serie messe in scena come la “Confessione”. Quest’ultima è sicuramente la più famosa ed ha girato il mondo. In questi spettacoli non mi limito a rompere gli schemi, ma colloco il pubblico in modo tale che possa interagire senza mai interferire con la drammaturgia. “La cena”, nasce da una mia esperienza personale, non tutta l’opera sia chiaro ma buona parte sì, escluso l’elemento dell’incesto e quello del gioco che sono invenzioni di Giuseppe Manfridi che ha messo nero su bianco quello che avevo in testa.
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