Mercoledì, 27 Novembre 2024
$ £

Nel ricordo, Rita: l’adolescente che sfidò la mafia

Recensione dello spettacolo Rita Atria, un adolescente contro la mafia, in scena dal 24 al 29 Ottobre 2017 al Teatro Lo Spazio

 

Quale luogo da sempre attento alla dimensione civile dell’arte scenica, il Teatro Lo Spazio ripropone, a distanza quasi di un anno (qui la recensione di Concetta Prencipe ), la storia di Rita Atria, un’adolescente contro la mafia.

Così, dopo aver portato in scena in passato l’intenso Viva Falcone ed il doloroso testo incentrato sul dramma della Shoah, Dimenticando l’imperdonabile, torna sul palco la vicenda della giovane ragazza siciliana che sfidò la mafia del suo paese, sostenuta fino all’epilogo dalla sua “ultima stella accesa”, il magistrato Paolo Borsellino.

Morta suicida poco prima di compiere 18 anni, pochi giorni dopo il nefasto attentato di Via d’Amelio, Rita Atria viene così ricordata ancora una volta dalla regista Caterina Venturi per questa lettura al femminile di un dramma che ha scritto pagine della nostra storia recente.

La performance, in questa occasione dedicata alla memoria di Maria Rallo, moglie e compagna dell’autore Francesco Rallo (ex esponente di spicco della mafia trapanese, ergastolano e in scena nelle parti del padrino), ricorda con toni né troppo tetri né eccessivamente moralistici e retorici tutto il coraggio della giovane protagonista di uno dei capitoli più oscuri e neri del recente passato.

Nella messa in scena di Caterina Venturini – anche lei presente come voce cantante fuori campo - , che rielabora il testo di Rallo anche con inserti poetici reali, tratti dal diario della protagonista stessa, Rita appare in tutte le sfaccettature tipiche di un’adolescente della sua terra, con tutte le paure, le forti emozioni, i tentennamenti iniziali ma anche la grande voglia di cambiare, seppur con enorme dolore e sofferenze: elementi, questi, tipici di forte e decisa donna quale già era. Irene Pietracci è perfetta nell’immedesimarsi in quel vortice di sensazioni che accompagnano la protagonista, decisa più che mai ad andare avanti anche contro la volontà dei suoi cari che, tra familiari, fidanzato e compaesani, le voltano sempre le spalle non riuscendo però a porla con le spalle al muro della sconfitta.

Emblematica è infatti la scenografia, con soli sgabelli posti sul palco ai lati di una grande porta scorrevole che, al centro, si apre e si chiude su quella “Onorata società” che fa dell’omertà e dell’“onore” i sui cappi e gioghi sulla società. Bianco e nero, dunque, si dividono la scena alternandosi: il giudice Borsellino (Maurizio Palladino) e la cognata Piera (Maurizia Grossi) dal lato della giustizia; la madre (Paola Pirri), il suo ragazzo (Gregorio Valenti) e una non identificata donna d’onore (Valeria Trellini) sul lato di chi sa, accetta, soffre ma tace. A muoversi sul filo di queste realtà così distanti ma al contempo così vicine da arrivare all’inevitabile collasso, c’è Rita, presa dal dovere di giustizia ed incoraggiata da Piera – collaboratrice di giustizia – e dagli affetti familiari. Alla fine a vincere, in una messinscena tra cronaca e prosa, tra poesia e canto, è il dramma umano del sacrificio ultimo della vita, segno e orma di una vicenda che ha bisogno di non essere dimenticata e che ha sferrato un duro colpo alle cosche, sferzando la coscienza di innumerevoli persone.

 

Federico Cirillo

25 ottobre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori