Martedì, 26 Novembre 2024
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Che disastro di commedia, una commedia col disastro solo nel titolo

Recensione dello spettacolo Che disastro di commedia in scena al Teatro Greco dal 6 gennaio 2016 al 15 gennaio 2017

Una commedia frizzante, semplice, dai toni garbati e più che originale.

Questi sono i quattro aggettivi con cui potremmo definire lo spettacolo Che disastro di commedia di Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields per la regia di Mark Bell che vede in scena sette magnifici attori: Gabriele Pignotta, Gianluca Ramazzotti, Luca Basile, Marco Zordan, Yaser Mohamed, Viviana Colais e Stefania Autuori.

 

Dopo aver fatto accomodare il pubblico in platea ci si accorge subito che c’è qualcosa che non va. Una porta che non si chiude bene e una mensola sopra il caminetto che non tiene. Viene chiesto aiuto ad una spettatrice che viene fatta salire sul palco e mantenere intatta la scenografia: una mano alla maniglia della porta, l’altra tesa a far sì che la mensola non caschi a terra. Trovata la soluzione volta a poter dispensare la gentile signora dalla sciagurata incombenza (la direttrice di scena prova a tener ferma la mensola con il nastro adesivo mentre il ragazzo addetto all’audio chiude a chiave la porta), ecco che si dà inizio allo spettacolo.

Ad introdurlo è uno pseudoregista il quale, piuttosto che dare qualche accenno sulla storia (per la cronaca, il pubblico sta per assistere ad un giallo alla Agatha Christie), comincia a parlare delle avventure e disavventure della Compagnia di Santa Eufrasia da Piedimonte che, di lì a qualche minuto, comparirà sulla scena. Congedatosi al termine del soliloquio, vediamo dunque comparire sul palco steso sul divano Gabriele Pignotta, la vittima del delitto. Nell’intenzione del “regista” (Marco Zordan) la Compagnia sopracitata deve (poter) interpretare un dramma noir con al centro un assassinio, un morto, dei possibili sospettati (Luca Basili, Yaser Mohamed, Viviana Colais e Stefania Autuori), un maggiordomo (Gianluca Ramazzotti), un giardiniere (Luca Basile) e un ispettore (Marco Zordan). Ma, sin da subito, il pubblico ben presto si accorgerà che ciò a cui sta per assistere è tutto tranne che un dramma, anzi: porte che non si aprono, una scenografia che non sta in piedi (mensole, quadri, appendiabiti, citofoni, tende che cascano a terra), ascensori guasti, taccuini e diari che non si trovano, testamenti illeggibili, battute che vengono ripetute e stra-ripetute in corso d’opera – altrimenti dimenticate – , audio che non funziona (il ragazzo addetto al suono chatta al telefono e quando non chatta è intento a scoprire che fine abbia fatto il suo cd dei Duran Duran), per non parlare delle beghe che sorgono tra l’attrice protagonista e la direttrice di scena chiamata a sostituirla in uno dei suoi numerosi svenimenti… insomma, alla fine, quel che resterà in piedi di tutta la rappresentazione (in senso materiale vero e proprio), sino al calar del sipario, saranno solo gli attori. 

Disaster Comedy (The play that goes wrong) è stato un grande successo londinese nelle stagioni passate e quest’anno è a teatro contemporaneamente in cinque capitali europee: Londra, Budapest, Parigi, Atene e Roma. Il punto di forza di questa commedia sta nella sua originalità e dinamismo; la scelta di mettere sul palcoscenico un gruppo di attori che si finge tale per poter mettere in scena un giallo tra battute indicibili, errori di copione, oggetti che cascano e che scompaiono e ricompaiono come e dove non dovrebbero e gli attori che, come se nulla fosse, continuano a dire eroicamente le loro battute ha come effetto un risultato geniale, di quelli che vorrebbero tenerti inchiodato alla poltrona anche a chiusura del sipario. I disastri si accumulano in un crescendo senza controllo così come le risate tra il pubblico che vanno ad aumentare in maniera esponenziale. Tutto ciò rende lo spettacolo dinamico, leggero, appassionante, stimolante, fruibile e desiderabile come un dolce a fine pasto che si vorrebbe non finisse mai.

La bellezza di questo copione sta nell’aver “messo in piedi” una scenografia che barcolla (“L’anello più debole è anche il più forte. Spezza la catena” diceva Stanislaw Jerzy Lec) e un gruppo di attori fantastici e grandiosi nella loro professionalità i quali, attraverso la propria esperienza, hanno saputo trasmettere l’emozione, il divertimento, il pathos, anche senza parlare utilizzando semplicemente la mimica facciale aiutandosi con gesti inconsueti.

Il prodotto è quello di una commedia riuscitissima, funzionante sotto tutti i punti di vista e che fa divertire non solo i grandi ma anche i piccini.

Se ne consiglia vivamente la visione.

Costanza Carla Iannacone

10 dicembre 2016

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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