#recensione dello spettacolo "Il matrimonio nuoce gravemente alla salute" in scena al teatro de' Servi dal 20 dicembre 2016 al 8 gennaio 2017
Mettici un po’ di spirito natalizio e di sana predisposizione al buon umore, aggiungici la piacevole compagnia di quattro simpatici attori e una commedia francese campione di incassi. Amalgama bene il tutto con alcuni spunti di riflessione sull’amore, il matrimonio, la famiglia e la vita di coppia e lasciati andare per due ore circa. Di risate.
Perché si ride e tanto sin dalle prime battute al Teatro de’ Servi di Roma con Il matrimonio nuoce gravemente alla salute: la commedia di Pierre Leandri ed Elodie Wallace che, dopo il successo di pubblico parigino (oltre 300mila spettatori in sei anni), torna sui palcoscenici italiani fino all’8 gennaio.
Il testo, riadattato da David Conati e diretto da Massimo Natale, vede alternarsi, azzuffarsi, rincorrersi e riappacificarsi quattro personaggi buffi, profondamente diversi tra loro, “vittime” dell’amore e degli stereotipi sociali con cui devono fare i conti.
Romeo (Fabio Ferrari) è un uomo da sposare, la versione al maschile di una donna d’altri tempi, casalingo per passione e attento amministratore dei guadagni di Sofia (Silvia Delfino), sua compagna e convivente, con una carriera da pubblicitaria in ascesa, appassionata di calcio e molto generosa in camera da letto.
Ad interrompere la serena routine dei due ci pensano, prima, Michelina (una straordinaria Pia Engleberth), madre di “Romeuccio”, dalle idee di vecchio stampo a cui non riesce a rinunciare, poi, il Dottor Borlotti (Maurizio D’agostino), il datore di lavoro di Sofia, dalla mentalità aperta nonostante l’età.
Ed ecco che dall’improvvisa e indesiderata apparizione della donna a casa della coppia la sera del compleanno del “piccolo” Romeo (quarant’anni suonati) all’arrivo del Dottore è un susseguirsi di situazioni esilaranti, equivoci e scambi di ruoli sul palcoscenico e in platea.
Il pubblico, infatti, a sua insaputa smette di essere semplice spettatore per diventare parte integrante della pièce. Tra flashback e interruzioni dell’azione, gli vengono presentati personaggi, aneddoti e fatti, fino all’abbattimento completo della quarta parete. La narrazione si blocca, gli attori riprendono a vestire i loro panni, le luci si accendono sul parterre insieme al dibattito. Ed è in questo frangente che il matrimonio torna alla ribalta per fa parlare di sé, sollevando questioni che da tempo animano le discussioni fuori e dentro le arene politiche. Può l’amore essere altrettanto valido anche senza il sigillo del legame giuridico e religioso? E le pari opportunità? Siamo veramente pronti ad accettare non solo che sia la donna a portare i pantaloni in casa, ma anche che l’uomo possa liberamente scegliere di non lavorare?
La riflessione è aperta e il teatro riassume in sé la funzione classica delle origini: si fa luogo di incontro per la comunità chiamata a confrontarsi con i temi di attualità. Sorridendo.
Concetta Prencipe
29 dicembre 2016