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Il divorzio dei compromessi sposi, ovvero come rendere Don Rodrigo l’assoluto protagonista del testo manzoniano

Recensione dello spettacolo ‘Il divorzio dei compromessi sposi’ in scena al Teatro Sala Umberto dal 20 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017

Se qualcuno pensa ancora che i classici della letteratura italiana come ‘I promessi sposi’ non possano essere resi allegri, moderni e vivaci, deve assolutamente assistere a questo ‘divorzio’ perché Carlo Buccirosso vi farà cambiare idea.

 

Scritto e diretto dall’attore-autore partenopeo, “Il divorzio dei compromessi sposi” si presenta come un’operetta musicale che ricorda quelle del Quartetto Cetra ma con una marcia e una grinta decisamente moderne. Sebbene il testo manzoniano sia qui fedelmente affrontato nelle sue tematiche principali, Buccirosso lo riadatta ai tempi attuali in chiave comica e senza tralasciare i temi a lui cari come la famiglia, il cui valore crolla giorno dopo giorno nell’attuale società, come la denuncia dell’usura proprio attraverso il suo Don Rodrigo, e da qui è facile nominare la camorra che “non è un reato, ma un impiego non ancora riconosciuto dallo Stato”. E mentre sottolinea l’ipocrisia della società quando anche un poco di buono come Don Rodrigo viene pianto e commiserato, l’anima comica dell’attore, con tutte le sue zone d’ombra, esce completamente allo scoperto: sul palco del Sala Umberto Buccirosso riesce a far riflettere il suo pubblico sui problemi che devastano da sempre la società pur affrontandoli con il sorriso sulle labbra. 

Il dramma manzoniano in questo spettacolo c’è, forse un po’ regalato in secondo piano dato che l’attore, autore e regista partenopeo ha saputo infondere al testo originale un’ironia e una farsa da rendere il suo ‘divorzio’ nuovamente originale e inedito come al tempo della prima riscrittura: infatti, questo nuovo adattamento de ‘I promessi sposi’ giunge sul palco dopo ben nove anni dalla prima versione. Questo nuovo spettacolo risulta, quindi, essere il prodotto di un’ulteriore elaborazione e crescita professionale dell’attore maturata negli ultimi anni, tant’è vero che sono cambiati il copione, i dialetti parlati dai vari personaggi e le canzoni famose adattate per l’occasione alla storia.

Inutile sottolineare come Buccirosso abbia inserito nel testo tutta la satira e la sua naturale simpatia: dai giochi di parole ai diversi detti ripetuti più volte da Don Rodrigo, dalle più famose canzoni della musica popolare partenopea fino alla musica pop, l’attore ha saputo creare una sorta di mix tra antico e moderno che lo spettatore non può che apprezzare. E come si apprezza uno spettacolo di Buccirosso, vero genio del teatro napoletano, se non collassando dalle risate? Due ore di messinscena pazzesca che dalla prima apparizione del  ‘capellone’ Don Rodrigo, non solo istiga il sorriso in platea ma proprio le risate a crepa pelle. D’altronde l’ha ammesso lo stesso Carlo che questo suo ‘cattivo’ non ha altra pretesa che di far divertire, al massimo potrebbe essere tacciato di stalking nei confronti della giovane Lucia Mondella. Per non parlare dei suoi ‘bravi’, interpretati da Antonio Pennarella e Giuseppe Ansaldi, due energumeni bonaccioni e innocui, o dell’Innominato impersonato da Peppe Miale, qui trasformato in un vero ‘Padrino’ alla Coppola, che presta i soldi a Don Rodrigo affinché pratichi tassi d’interesse da strozzinaggio. Esilarante è anche la figura del Don Abbondio di Gino Monteleone, probabilmente il personaggio che più di altri è rimasto fedele allo spirito dell’originale, così come la Perpetua di Monica Assante Di Tatisso, domestica di Frattamaggiore dall’accento veneziano solo quando necessario. 

Lo spettatore viene accolto da un cast di nove attori affiatatissimi tra loro, tanto che l’interpretazione di Veronica Mazza nel ruolo di Agnese non fa sentire l’assenza di Rosalia Porcaro, e che hanno reso giustizia allo spirito burlesco dello spettacolo, coadiuvati dalla bravura dei ballerini, diretti ancora una volta dalla brava Rita Pivano, il tutto per un risultato che lasciamo al pubblico giudicare.

Sulle note di Renato Zero, Laura Pausini, Caterina Caselli, Pino Daniele, Antonello Venditti e Lucio Battisti, prendendo in prestito qualche canzone della tradizione partenopea come ‘Funiculì Funiculà’ o ‘Dicitencello vuie’, senza disdegnare brani cult come ‘Bad’ di Michael Jackson (sul cui pezzo Buccirosso regala al pubblico un balletto di tutto rispetto) viene così narrata la vicenda di due giovani il cui matrimonio si vuole presto rendere “una separazione prematrimoniale non consensuale, a tasso di interesse fisso”, insomma un moderno divorzio. E tra giochi lessicali, testi riscritti in chiave satirico-farsesca, balli e mix di dialetti, “Il divorzio dei compromessi sposi” scorre via leggero e veloce nonostante le due ore, senza perdere il ritmo dell’operetta musicale e riuscendo sempre ad assicurare allo spettatore le risate più genuine, ovvero quelle di pancia. 

 

Diana Della Mura

29 dicembre 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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