Recensione dello spettacolo La Cenerentola in scena al Teatro del Giglio di Lucca il 10 e il 12 febbraio 2017
Al Teatro del Giglio di Lucca è stata allestita l’opera La Cenerentola con le musiche di Gioachino Rossini. Si è trattato di un doppio evento: in primo luogo è stato celebrato il duecentesimo dalla prima rappresentazione (il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma); in secondo luogo è stato ricordato, a dieci anni dalla scomparsa, Lele Luzzati, i cui costumi originali, utilizzati per l’allestimento del 1978 al Teatro Carlo Felice di Genova, sono stati restaurati dagli allievi dei corsi di sartoria tenuti presso la Fondazione Cerratelli di San Giuliano Terme (Pisa) e indossati dai cantanti in questa edizione.
La storia di questo melodramma giocoso ha alla base la fiaba di Charles Perrault anche se con alcune libertà: la perfida matrigna è stata sostituita da un patrigno, Don Magnifico; è presente il personaggio di Alidoro, filosofo e maestro del principe il quale aiuta Cenerentola ad andare al ballo, e di conseguenza non è presente la fata con tutte le sue magie e la scarpetta di cristallo.
Ad Aldo Tarabella è stato affidato il compito di fare la regia dell’opera. Ha diretto tutti i giovani canti, scelti con un apposito provino al Giglio, che hanno dato vita ai personaggi di questa fiaba. Sul palco vediamo e ascoltiamo Teresa Iervolino (Angelina/Cenerentola), Pietro Adaini (Don Ramiro), Pablo Ruiz (Dandini), Marco Filippo Romano (Don Magnifico), Giulia Perusi (Clorinda), Isabel De Paoli (Tisbe) e Matteo D’Apolito (Alidoro). La giovane Erina Yashima, allieva e collaboratrice del Maestro Riccardo Muti, ha diretto l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
L’aspetto visivo di questa Cenerentola (scene e costumi) è stato di forte impatto emotivo, sembrava quasi di essere catapultati nella fiaba, con i suoi colori accesi e vivaci.
Enrico Musenich ha creato una scenografia mobile dipinta, senza l’uso della tecnologia, in cui i mimi di volta in volta fanno entrare in scena degli elementi per ricreare i vari ambienti: un camino per il “rifugio” di Cenerentola, una tavola imbandita per il ballo, e altri. La scena “base” è formata da alti pannelli (anch’essi sono fatti ruotare dai mimi durante l’opera) sui quali è dipinto l’interno del castello di Don Magnifico. Uno degli elementi mobili che merita di essere ricordato è la scena in cui Alidoro prepara Cenerentola per andare al ballo: una sorta di scatola magica, dipinta su tutti i lati: prima viene mostrata la biblioteca del filosofo, poi un armadio che contiene il vestito per l’occasione ed infine la carrozza con la quale Angelina si reca alla festa.
I costumi di questa edizione della Cenerentola sono firmati da Lele Luzzati, di cui come detto in precedenza, ricorre il decennale della scomparsa. Sono tutti costumi di repertorio, conservati con estrema cura da Diego Fiorini e Floridia Benedettini presso la Fondazione Cerratelli, uno spazio espositivo che raccoglie costumi teatrali e cinematografici dei più grandi registi e costumisti: Franco Zeffirelli, Luca Ronconi, Luchino Visconti, Pier Luigi Pizzi e tantissimi altri. Luzzati per i personaggi della fiaba ha creato costumi di foggia settecentesca/ottocentesca, che si accostano perfettamente alla scenografia, non solo per il taglio usato, ma anche grazie al sapiente uso delle luci di scena.
Una lunga tournèe aspetta questo spettacolo che toccherà le città di Ravenna, Trapani, Cosenza e Piacenza, per fare conoscere l’opera creativa di Luzzati e della magica fiaba di Cenerentola.
Gabriele Isetto
10 febbraio 2017
(Le foto presenti in questo articolo sono di Andrea Simi)