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Romeo e Giulietta: tra tradizione e modernità

Recensione dello spettacolo Romeo e Giulietta andato in scena al Teatro della Pergola di Firenze dal 7 al 12 febbraio 2017

Al Teatro della Pergola di Firenze è andato in scena un nuovo allestimento di Romeo e Giulietta di Shakespeare. Il bardo fu definito “il gran maestro del cuore umano” perché passioni come sete di potere, pazzia, gelosia, amore, odio e vendetta sono sentimenti universali e che si ritrovano in ogni tempo, e questo è quello che il regista Andrea Baracco ha voluto dare al pubblico con la sua chiave di lettura del dramma shakespeariano.

Sul palcoscenico vediamo un cast di dieci attori che affiancano tre grandi nomi: Alessandro Preziosi è un Mercuzio molto convincente nel ruolo anche se a delle volte in maniera eccessiva nella gestualità; Lucia Lavia con le sue ottime doti recitative è una Giulietta d’eccezione; il giovane Antonio Folletto con la sua capacità attoriale dà vita a un eccellente Romeo. Il resto della compagnia è composto da: Gabriele Portoghese nel ruolo di frate Lorenzo che però non ha convito appieno; Elisa Di Eusanio, una balia che fuma molto; Giacomo Vezzani ha un doppio ruolo: un non convincente Principe di Verona, che non si impone come il personaggio richiederebbe, buono invece nel personaggio di Shakespeare, vedi il rimando alla gorgiera, soprattutto nel prologo recitato in lingua originale; buona la recitazione dei giovani Mauro Conte (Paride), Laurence Mazzoni (Tebaldo) e Dario Iubatti (Benvolio). Convincenti Woody Neri e Roberta Zanardo, Padre e Madre Capuleti, anche se lei non esprime adeguatamente il suo dolore,quanto fa la nutrice, al momento della morte apparente di Giulietta. Buona infine l’interpretazione di Daniele Paoloni e Alessia Pellegrino, nei ruoli di Padre e Madre Montecchi.

Il testo usato per questo allestimento è quello tradotto da Salvatore Quasimodo ed il regista rimane fedele al testo nella sua tradizione, anche se nel finale si prende una grande libertà: i due giovani aspettano la morte fumando tranquillamente una sigaretta, sulle note della canzone Rock’ n’ roll suicide di David Bowie, per cui il noto finale della tragedia è soltanto intuibile. Non tutto il pubblico però, soprattutto quello più anziano, è tenuto a conosce l’inglese o la canzone di Bowie e quindi alcuni sono rimasti spiazzati dalla scelta registica.

Uguale perplessità hanno destato anche scenografia e costumi, ideati rispettivamente da Marta Crisolini Malatesta e da Irene Monti. L’ambiente scenico è fisso ed essenziale: due grandi strutture a due piani, in ferro e plexiglass, rappresentano le case dei Montecchi e dei Capuleti; sulla sinistra uno scrittoio cui sta seduto Vezzani. I costumi creati sono volutamento un pot pourrì di epoche e di stili, per sottolineare l’atemporalità dell’opera.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 14 febbraio al 5 marzo.

 

Gabriele Isetto

13 febbraio 2017 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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