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Romeo e Giulietta, una rivisitazione in chiave moderna del dramma shakespeariano nella regia di Andrea Baracco

Recensione dello spettacolo Romeo e Giulietta in scena al Teatro Eliseo dal 14 febbraio al 5 marzo 2017

Se andando a teatro per vedere Romeo e Giulietta pensate di assistere alla solita tragedia shakespeariana avete pensato male, perché nulla di quello che immaginavate di vedere accadrà davanti ai vostri occhi. Se poi a dirigere la compagnia degli attori è un ardito Andrea Baracco, la buona riuscita dello spettacolo è più che garantita. Pochi elementi, pochi costumi, una scenografia ridotta ma essenziale. Nel testo di Romeo e Giulietta conta solo la poesia e ciò che essa è in grado di suscitare in chi l’ascolta. Infine aggiungiamo due giovanissimi ma bravissimi attori come Lucia Lavia (Giulietta) e Antonio Folletto (Romeo), supportati da un valido e superlativo Alessandro Preziosi (Mercuzio), e il successo è assicurato.

Due compagini in ferro e in plexiglas ai lati del palcoscenico rappresentano la dimora dei Montecchi e dei Capuleti. Al loro interno troviamo gli attori: Woody Neri (padre Capuleti), Roberta Zanardo (madre Capuleti), Daniele Paoloni (padre Montecchi) e Alessia Pellegrino (madre Montecchi). Le loro dimore sono il simbolo del loro potere, già dai loro volti e nel modo di muoversi si intravvede un irriducibile antagonismo sociale, un antico odio da cui sgorgano nuovi rancori, reso tangibile dall’altezzosità con cui si fanno avanti gli interpreti sul palcoscenico. Il vigore delle battute mantiene sempre vivo il disprezzo che nutrono l’uno nei confronti dell’altro, e in questo scontro titanico i due giovani innamorati provano a non annegare cercando di rimanere in piedi soltanto con la forza del loro amore.

È per questo che il tempo è una componente essenziale della storia. La vicenda si svolge in soli quattro giorni. Assistiamo dapprima alle pene d’amore di Romeo che soffre perché il suo sentimento non è contraccambiato da Rosalina, tutto ciò fino a che incontra Giulietta alla festa dei Capuleti e ne rimane folgorato (di grande impatto e emozione è la scena in cui per la prima volta i due ragazzi si conoscono con un bacio). In questo momento le luci, la musica, i contrasti, giocano un ruolo fondamentale: gli attori si muovono danzando sul palco ignari di quanto sta accadendo, al contempo Giulietta e Romeo si avvicinano al rallenty, ed ecco il bacio, quel patto che suggella il punto di non ritorno illuminato da un debole fascio di luce (il resto degli attori resta “al buio” mentre continuano a ballare), contrassegno della premonizione del loro tragico destino. A questo punto il dramma subisce la prima accelerazione, a distanza di nemmeno dodici ore Giulietta e Romeo sono già sposati, ma all’orizzonte comincia a farsi strada la morte che porta a termine il suo primo atto con l’uccisione di Mercuzio (accompagnata dalle superbe note di Stabat Mater). È la concausa di tutti gli eventi a seguire, da qui in poi Romeo ucciderà Tebaldo (Laurence Mazzoni), verrà bandito dal Principe (Giacomo Vezzani) e Giulietta verrà promessa in sposa al conte Paride (Mauro Conte).

Il finale è noto. Per sfuggire alle nozze Giulietta ingerirà un veleno che l’aiuterà a fingersi morta, Frate Lorenzo (Gabriele Portoghese) invierà una missiva a Romeo per tenerlo informato del piano che lui e Giulietta hanno attuato per far sì che il loro amore possa esser vissuto alla luce del sole. Tutto filerebbe liscio se Benvolio (Dario Iubatti) non comunicasse a Romeo la cattiva notizia della morte dell’amata sposa, evento che porterà al triste epilogo della vicenda.
Nel dramma, dunque, sono in atto diverse impennate del fattore tempo. Una seconda accelerazione avviene con l’uscita dalle scene di Mercuzio, la cui morte è quella che dà l’imput a tutta la tragedia. Personaggio bizzarro, grottesco, eccessivo, contrastante, femmineo sotto certi aspetti, viene eliminato da Shakespeare troppo presto (Preziosi è presente solo nel primo atto). L’attualità di un testo così potente come quello di Romeo e Giulietta – che ancora oggi a distanza di anni viene rappresentato a teatro più di tanti altri testi – sta nella centralità dei temi che ritroviamo nella nostra società moderna: le lotte di classe, la prevaricazione sociale, l’omosessualità, la continua corsa contro il tempo, lo scontro di ideali tra vecchi e giovani, la sopraffazione dei primi verso questi ultimi, l’amore che non riesce a trovare forme migliori per manifestarsi in tutta la sua bellezza, la morte che l’ha vinta sui più deboli, la vendetta… Sono tutte situazioni che ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni come l’eterna guerra tra Occidente e Oriente, l’avversione per le religioni, il disprezzo nei confronti di chi è diverso da noi. Shakespeare traduce tutto questo nella vicenda che attraversa Romeo e Giulietta, dovunque c’è sentore di vendetta, disprezzo, desiderio di annientazione dell’altro; neanche l’amore riesce a sopravvivere a tutto questo (Romeo e Giulietta) e la vita (Mercuzio), impotente, rimane a guardare finché può, finché non giunge l’ora di metter fine alla gioia.

La drammaticità di Romeo e Giulietta non sta tanto nello spezzare la felicità di due giovani ragazzi follemente innamorati, ma nel messaggio di “sconfitta” che ci offre questo testo. Qualunque cosa si faccia, qualunque decisione, non si avrà mai la certezza se sia una cosa giusta o sbagliata, sarà sempre il più forte a vincere (la morte).

Azzeccatissima la scelta di affidare il ruolo di Mercuzio ad Alessandro Preziosi che si è saputo rendere molto convincente e impeccabile nell’interpretazione del personaggio, estremamente “sentita” e matura la partecipazione di Lucia Lavia nella sua Giulietta – a tratti da rendere la pelle d’oca – nonostante, in rari momenti, sembrasse patire la difficoltà della parte, una vera scoperta il giovane Antonio Folletto che ha stupito con la sua capacità di saper reggere con grande impegno ed entusiasmo le vesti dell’impulsivo Romeo.

Durata dello spettacolo a parte (2 ore e 30 minuti escluso l’intervallo), c’è da dire che la pièce non annoia mai, il merito sta nella bravura di tutti gli attori (splendida e eccellente Elisa Di Eusanio nei panni della Balia) e nell’originalità di Andrea Baracco che ha saputo offrire al pubblico una storia moderna, pur conservandone la tradizione classica e l’aura di magia e sacralità dell’opera shakespeariana.

 

Costanza Carla Iannacone
17 febbraio 2017

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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