Recensione dello spettacolo ‘Non ti pago’ in scena al Teatro Argentina dal 21 febbraio al 5 marzo 2017
Insieme a ‘Natale in Casa Cupiello’, ‘Filumena Marturano’ e ‘Napoli Milionaria’, ‘Non ti pago’ rappresenta una pietra miliare del teatro eduardiano che non è possibile non conoscere e alla cui messinscena è impossibile non aver assisistito almeno una volta nella propria vita.
La commedia, scritta nel 1940 e poi diretta e interpretata dallo stesso Eduardo, è stata più volte rappresentata non solo dalla compagnia del celebre autore partenopeo, ma anche da moltissime altre compagnie teatrali, che hanno cercato spesso di indossare i panni di Eduardo e di ‘vestirsi’ della sua vena comica e umana oppure di reinterpretare il testo, magari distaccandosene o cercando di farne una propria trasposizione.
Non sempre, però, il risultato finale è stato apprezzato dal pubblico, per questo non c’è da stupirsi se l’unica compagnia che si è cimentata nella rappresentazione di questa commedia in modo superbo sia stata proprio quella di Luca De Filippo, scomparso nel novembre 2015 proprio mentre era impegnato in tournée con ‘Non ti pago’.
Proprio in omaggio al figlio di Eduardo, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo ha portato nuovamente in scena il capolavoro di famiglia regalando al pubblico uno spettacolo che sarebbe stato molto apprezzato dal suo fondatore. Inutile sottolineare che l’assenza di Luca sul palco è stata particolarmente avvertita, in primis dagli stessi attori, che in realtà riproponendo la commedia hanno dimostrato un coraggio e una determinazione non indifferenti e una forte volontà nel mantenere in vita quella compagnia per cui De Filippo ha firmato l’ultima memorabile regia.
Ecco quindi che sul palco a interpretare il ruolo del protagonista è Gianfelice Imparato, che ha dovuto ‘confrontarsi’ non solo con il Ferdinando Quagliulo di Eduardo ma anche con il Ferdinando intepretato da Luca De Filippo. Per questo motivo, il pubblico avrebbe potuto bocciare la sua performance, ma Imparato ha saputo stupire tutti con la sua bravura e il suo saper non essere nè Eduardo nè Luca ma semplicemente se stesso. Ciò che è stato maggiormente apprezzato nel protagonista è proprio l’aver evitato di imitare o di ricalcare alcune espressioni tipiche di Eduardo che non sono proponibili da nessun altro attore per quanto bravo possa essere.
Imparato da protagonista, è riuscito perfettamente a trasmettere il messaggio della commedia anche perché ha potuto contare su un cast di attori davvero eccezionale: dai figli d’arte come Giovanni Allocca, figlio di Antonio Allocca, cui somiglia sia fisicamente che nel modo di muoversi e di recitare, al noto Massimo De Matteo che ha vestito i panni del fortunato Mario Bertolini, fino all’interpretazione potente e profonda di Carolina Rosi, che ha offerto al pubblico una Concetta Quagliulo forte e piena di quello spirito materno tipicamente napoletano.
Lo scroscio di applausi alla fine della commedia è stato più che meritato, e ha evidenziato come Luca De Filippo abbia puntato sui cavalli vincenti riuscendo a formare professionalmente ed umanamente ciascun membro della sua compagnia.
Dal punto di vista del significato del testo eduardiano, va detto che, sebbene siano trascorsi più di 70 anni dalla sua scrittura, resta sempre attuale. Chi non riesce a immedesimarsi in uno dei personaggi creati da Eduardo? Ognuno di loro non è nato casualmente ma è frutto di un’abile e approfondita riflessione sulla realtà da parte di uno dei suoi osservatori più arguti, ecco perché i personaggi eduardiani vivono anche al di fuori del palco.
Impossibile non riconoscere in persone che conosciamo e perfino in noi stessi, alcune caratteristiche che contraddistinguono un Ferdinando Quagliulo, un Mario Bertolini o una Concetta. La tipicità del teatro eduardiano consiste proprio nella rappresentazione in chiave comica e leggera delle miserie, delle angosce e delle paure di un’umanità che rimasta, dagli anni 40 del 900 a oggi, ancora sfaccendata e dolente e che vive nella speranza e nell’illusione di un futuro migliore.
Le tematiche care alla poetica di Eduardo e fortemente vicine alla società borghese dell’epoca ma anche alla società odierna quali le dinamiche familiari e il rapporto tra genitori e figli, emergono man mano e sono trattate sempre cercando di renderle divertenti, ma lo scopo principale dietro la risata è quello di innescare una molla nel pubblico dello spettacolo che lo faccia pensare sul reale significato della commedia.
In ‘Non ti pago’ il tema della numerologia e dei sogni rappresentano un espediente intelligente per permettere di raccontare le relazioni che sussistono tra i membri di una famiglia. Così come farà poi in ‘Non è vero ma ci credo’, anche qui Eduardo parte da un evento dalla natura leggera per le sue connotazioni comiche quale la superstizione, per far riflettere il pubblico su come siano labili e paradossali gli equilibri familiari: basti pensare a quando Ferdinando si lamenta di come la figura del padre sia sempre esclusa da certe notizie come il fidanzamento della figlia. E sembra proprio che il modo di essere delle famiglie italiane e i rapporti tra parenti non siano poi tanto cambiati dai tempi di Eduardo.
Diana Della Mura
25 febbraio 2017