Recensione dello spettacolo Amore e musica oltre il tempo, in scena al teatro Quirino di Roma il 27 febbraio 2017.
È davanti alla bellezza che le persone hanno il coraggio di amarsi senza remore. Questo è il pensiero che ci è rimasto dentro dopo aver assistito allo spettacolo “Amore e musica oltre il tempo”.
Ascoltare una canzone d’amore è una delle poche cose che riesce a stimolare le fantasie, le speranze, le propensioni alle gioie della vita. Forse è proprio da questa esigenza che Anna Rita Cammerata ha mosso i primi passi nella costruzione di questo atto d’amore nei confronti dell’amore.
Si tratta di un viaggio di indagine nei cambiamenti che nel corso degli ultimi settanta anni ha avuto la nostra società e il nostro concetto di famiglia. Il tutto splendidamente accompagnato dalla voce di Francesco Angotti che, oltre alle sue canzoni, compie un ardito percorso fra le più belle canzoni d’amore nostrane, spaziando con grande bravura da Tiziano Ferro a Cocciante, da Massimo Ranieri ad Alex Baroni.
Filo conduttore del viaggio una donna, Cinzia Giacchetta, che sembra quasi simboleggiare lo spirito del tempo e che con il suo gomitolo rosso in mano distribuisce ricordi e suggestioni dei momenti di un passato che ci piace ricordare anche se mai vissuto per limiti anagrafici. La paura degli anni 2000, la plasticità degli anni ’70, il mito dei ’60 con i suoi cambiamenti epocali, il tutto completato da incursioni di prosa e danza a rendere ancor più ricco l’apparato immaginifico, quasi come a dar immagine a ciò che la voce vorrebbe figurare se potesse farlo in qualche modo da sola. Sullo sfondo le proiezioni delle immagini, dei ricordi, delle ispirazioni dei decenni passati, sintesi di pochi minuti che riescono però a racchiuderne l’essenza con grande efficacia.
La regia di Isabella Felici rende il tutto armonico e avvolgente, impresa non facile vista la commistione di generi, con tanto di orchestra dal vivo. Tre ore di spettacolo che lasciano lo spettatore felice e conscio dell’importanza di ricordare quel bene dell’amore che trova nella musica una delle sue massime espressioni.
Enrico Ferdinandi
1 marzo 2017