Recensione dello spettacolo teatrale “La Merda” in scena al Teatro Due di Roma, dal 1 al 20 marzo 2017
Dopo cinque anni fa tappa a Roma lo spettacolo scritto da Cristian Ceresoli e con protagonista Silvia Gallerano, La Merda. Apprezzato in tutto il mondo e ha fatto incetta di premi.
Diviso in tre atti più un inno, questo dramma ci parla della società, del consumismo, dei valori che hanno fatto la nostra patria, del successo cercato a ogni costo, della famiglia... molti argomenti che si intrecciano fra loro. Si entra in teatro accolti da una donna nuda seduta su un seggiolone. Una donna-bambina, forse, che lascia parlare la sua anima liberamente, senza filtri, pura, come solo una bambina sa essere.
Una vera e propria confessione che svela piano piano la sua storia quella di una donna che cerca in tutti i modi, veramente tutti, di “diventare qualcuno”. Una donna sicuramente non bella, per niente sicura di sé, ma che di fondo si è creata tutti questi “mostri” per provare a capire e superare il suicidio del padre.
Un padre, che come spesso capita a molti, anche lei vedeva come un mito. Proprio quel padre che le ha insegnato quei valori in cui dice di credere, ma che puntualmente disillude (proprio come l’Italia) e che a un certo punto, dopo avergli promesso di proteggerla (proprio come l’Italia), prende e si butta sotto un treno. Allora, forse, l’unica soluzione è cercare di diventare qualcuno a tutti i costi. Per dimostrare a quel padre e a se stessi, che quello che è successo non è colpa nostra, che quel padre si sbagliava, non si siamo una merda come pensava lui.
In fondo questa è la storia di cosa sta diventando il nostro Paese. Un posto che uccide le velleità e i sogni delle persone. La Patria del diventare famosi, anche a costo di mangiare la nostra stessa merda. Questo spettacolo è un grido di aiuto, che ha riscosso così tanto successo proprio perché centra in pieno il bisogno che vive la nostra società in questo momento storico: liberarsi da tutti quei “poteri” (giudizi, famiglia, successo) che ci opprimono e ricominciare a vivere una vita degna di essere chiamata tale.
Una regia minimale, retta da una recitazione eccelsa, per uno spettacolo che lascia storditi a causa dei tanti spunti di riflessione che offre e che nel bene e nel male, chi più chi meno, toccano le vite di tutti gli astanti.
Marco Baldari
3 marzo 2017