Recensione dello spettacolo L’inquilina del piano di sopra andato in scena al Cinema Teatro 4 Mori di Livorno il 16 marzo 2017
Concetta Prencipe ha già recensito per La Platea questo spettacolo (potete leggerla a questo link https://www.laplatea.it/teatro/recensioni/2922-al-teatro-golden-si-ride-con-l-inquilina-del-piano-di-sopra) mettendo in evidenza le tematiche su cui fa riflettere questa esilarante commedia.
Non tutti sanno che Cesare Molinari, importante storico del teatro, afferma che nella visione di uno spettacolo emergono degli elementi che lui stesso definisce codici. In questa recensione cercheremo di ragionare appunto su questi codici in relazione all'allestimento diretto da Stefano Artissunch.
Il primo codice è quello della scenografia. Ne L’inquilina del piano di sopra, Matteo Soltanto ha realizzato una scena concreta, divisa su due piani: quello superiore è l’appartamento abbastanza semplice di Sophie (Gaia de Laurentiis), quello inferiore invece è la casa Bertrand (Ugo Dighiero) molto più elaborato con stoffe, lini e marionette. Interessante è la massiccia e blindata porta d’ingresso del protagonista, simile a una cassaforte, perché ha una grande paura dei ladri. Gli arredi di entrambi gli appartamenti possono essere letti come metafora dei caratteri dei proprietari.
Passando all’illuminazione, coordinata da Giorgio Morghese, essa gioca un ruolo fondamentale, infatti non solo si alternano molto chiaramente il giorno e la notte, ma vengono anche sottolineati gli stati d’animo dei due protagonisti.
Altro codice è il costume, reso qui in maniera adeguata da Marco Nateri. Dighiero indossa abiti abbastanza formali, essendo un professore di storia, Gaia De Laurentiis veste in modo semplice ma anche provocatorio, Laura Graziosi (che interpreta Suzanne, l’amica di Sophie) è la classica hippy giramondo.
Naturalmente al centro di tutto c’è l’attore di cui bisogna considerare i vari aspetti: il gesto, la mimica facciale, la coreografia (cioè i movimenti) e la prossemica (ovverosia la distanza fra i soggetti in scena). Trattandosi di tre bravi attori, hanno espresso al meglio tutte le qualità elencate.
Per finire, gli ultimi due codici individuati da Molinari sono la musica e i rumori, che in questo caso non sono mancati, anzi hanno fatto da sottofondo belle canzoni francesi e non mancano certo i rumorosi e “parlanti” allarmi provenienti dalla porta blindata di Bertrand.
Ricordate che tutto ciò deve essere applicato a qualsiasi tipo di spettacolo, quindi spero di avervi dato una buona chiave di lettura per tutto ciò che vedrete in seguito.
Il Cinema Teatro 4 Mori, che ha ospitato questa commedia, al secondo anno di programmazione, continua a fare scelte azzeccate ed il pubblico livornese spera che questa piccola ma bella realtà cittadina continui il suo cammino.
Gabriele Isetto
17 marzo 2017