“Overload”, premio UBU 2018 come “Migliore spettacolo dell’anno”, al teatro “Spazio Diamante” dal 6 all’8 marzo
Vincitore al Premio UBU 2018 come “Migliore spettacolo dell’anno”, approda al teatro “Spazio Diamante” lo spettacolo Overload messo in scena dal gruppo Sotterraneo, il gruppo di ricerca teatrale nato a Firenze nel 2005 e composto da un nucleo autoriale fisso cui si affiancano collaboratori diversi a seconda dei progetti. Come motivazione per la vittoria al prestigioso premio teatrale fu data “…la capacità di affrontare la frammentarietà contemporanea, con un linguaggio teatrale inedito, dal tratto collettivo, capace di penetrare l’oscurità suscitando al contempo il sorriso”. E l’impatto a questo spettacolo è assolutamente inedito e contemporaneo. Il tema è la capacità di mantenere attenzione in una società che ci porta ad avere molteplici stimoli, un trattato sociologico, sviluppato con ironia e una capacità di messa in scena assolutamente straordinarie. Ad accompagnare tutta la performance, ci sono essenzialmente due elementi, una vasca di pesci rossi, che interagisce sul palco come fossa essa stessa un personaggio e un testo documento che racconta l’ultima giornata di vita di David Foster Wallace. Da queste due elementi si diramano una serie interminabile di stimoli ipertestuali nella quale gestazione il pubblico partecipa attivamente, semplicemente attivando un link che a rotazione uno degli attori utilizza come segnale stimolo. I collegamenti che ne derivano sono assolutamente molteplici e con stimoli totalmente diversi, tanto da lasciare nello spettatore un senso di straniamento divertito, che poi è una delle finalità che Il Collettivo si è dato nella messa in forma di questo spettacolo. E così si succedono sul palco, in differenti momenti giocatrici di tennis, motociclisti, gladiatori, corpi che compiono azioni fisiche, che smaterializzano lo spazio scenico e lo trasformano in una parete multipla, un poliedro nel quale lo spettatore non sa più che faccia guardare. La scelta di Wallace, come Virgilio, che ci fa transitare da un cambio di input all’altro, ovviamente non è casuale. Scrittore statunitense, docente universitario appassionato di matematica e filosofia, noto soprattutto per Infinite jest (1996), romanzo fiume che descrive gli esiti surreali ai quali possono condurre lo sviluppo della tecnologia e le contraddizioni politiche del presente. Racconta in un’intervista Daniele Villa, membro del collettivo Sotterraneo.
“L’idea di partenza era proprio quella di creare un cortocircuito, le dinamiche di “salto” fra contenuti, tipiche dei media digitali che sviluppano un’attenzione sempre mobile e “superficiale”, ricollocate in teatro, medium millenario e ineluttabilmente “live”, limitato nello spazio e nel tempo, dove lo spettatore è posto in una condizione contemplativa da cui non può uscire”.
E in effetti la voglia di uscire non viene proprio, anzi, ad un certo punto si è talmente assuefatti a questi salti, da aspettare che durino all’infinito, perché si sono perfettamente plasmati sulla corteccia neurale di ognuno di noi. Anzi, il gioco diviene ancora più divertente, quando si cercano dei nessi seppure spesso improbabili, tra un quadro e l’altro.
E il filo conduttore è sicuramente l’acqua, o meglio la metafora che Wallace racconta in una storiella divenuta oramai un caposaldo della letteratura contemporanea (in “Questa è l’acqua”) dove noi esseri umani non siamo altro che immersi, proprio come pesci nella loro boccia d’acqua, per lo più inconsapevoli, nel capitalismo avanzato. In una amara vita post industriale dove le pubbliche relazioni sono più importanti dell’autenticità, basiamo la nostra esistenza sul dover essere sempre all’altezza delle aspettative altrui. In scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini, per una regia che si firma appunto Sotteraneo, danno prova di essere performer davvero di un certo livello, sia per le attitudini fisiche, sia per la capacità di mantenere l’attenzione (loro sì che lo fanno!!) in una scena che consta di continui cambi di stimoli, in una scena pericolosa poiché sporcata più volte da oggetti che la rendono in parte scivolosa, non per ultimo la verdura che gli attori passano fra il pubblico chiedendo gli venga tirata addosso; anche questa una riflessione importante sull’immobilismo contemporaneo di agire un senso di rivolta, se non indotto da chi stesso lo produce. Lo spettacolo ci è piaciuto, mi sembra evidente da ciò che chi vi scrive non cela di esprimere, ci è piaciuto inoltre un teatro pieno di ragazzi, probabilmente giovani accademici del teatro che hanno riso di gusto, sollecitando il vecchio anticonformismo incancrenito sotto una coltre ben sedimentata di noi di una certa età.
Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: «Salve ragazzi, com’è l’acqua?» e i due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno di loro guarda l’altro e fa: «Che diavolo è l’acqua?» (David Foster Wallace)
Barbara Chiappa
9 marzo 2025