Recensione dello spettacolo Caravaggio andato in scena al Teatro Goldoni di Livorno andato in scena il 22 marzo 2017
Mercoledì sera un teatro stracolmo e pieno di attese, ha fatto da cornice alla conferenza-spettacolo tenuta da Vittorio Sgarbi dal titolo Caravaggio. Il critico d’arte, con la sua padronanza linguistica e il suo potere affabulatore, ha trasportato il pubblico nel magico mondo del grande pittore vissuto a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, sottolineandone fin da subito la grande contemporaneità.
La regia essenziale di Angelo Generali, che ha curato anche luci e scenografia, le immagini del visual artist Tommaso Arosio e la musica dal vivo eseguita da Valentino Corvino, hanno posto al centro i quadri del Caravaggio, la cui riscoperta è stata un fenomeno soprattutto novecentesco perché l’artista ha rappresentato quasi “fotograficamente” quell’umanità che fa parte del nostro tempo.
Naturalmente durante la serata, vista anche la durata, non sono mancate digressioni anche provocatorie, che hanno riguardato temi sociali e politici di grande attualità, tra cui il matrimonio gay.
Dopo avere lodato con ottime ragioni, le qualità architettoniche del Teatro Goldoni, Sgarbi ci ha introdotto nel mondo di Michelangelo Merisi (Capra! Chi non sa che era il vero nome di Caravaggio) che per primo portò nelle sue opere corpi deformi, prostitute, insomma corpi reali, allontanandosi dalla perfezione che la pittura del suo tempo poneva invece al centro delle opere. In questo contesto viene inserito il confronto con Pier Paolo Pasolini, infatti anch’esso mise in luce la crudezza dell’umanità. Nel paragone il critico ritrova ne Ragazzo morso da un ramarro e in Fanciullo con canestro di frutta, i volti degli attori Ninetto Davoli e Franco Citti; addirittura nella sfrontatezza dell’amorino del quadro Amor vicit Omnia riconosce il volto irriverente dell’assassino di Pasolini, Giuseppe Pelosi.
Dopo un percorso che attraversa quasi tutti i dipinti, la conferenza-spettacolo termina con l’analisi delle opere più cruente dell’artista riguardanti le decapitazioni, e in particolare Davide con la testa di Golia in cui lo stesso Caravaggio decise di immortalarsi nella testa mozzata, quasi cercando di espiare la colpa di cui si era macchiato, non scordiamoci infatti che il pittore fu un assassino.
Nella serata, non sono mancate le “uscite” alla Sgarbi, che hanno suscitato più volte risa ed applausi nel pubblico che non è certamente rimasto deluso dalla prorompente verve del critico.
Gabriele Isetto
24 marzo 2017