Recensione dello spettacolo Febbre Da Cavallo, in scena al Teatro Sistina, dal 16 marzo 2017.
Febbre Da Cavallo, è un’occasione persa, bruciata con una leggerezza che lascia sgomenti.
Si tratta di una commedia musicale tratta dal celebre omonimo film di Steno, scritto da Steno, Enrico Vanzina e Alfredo Giannetti, portata in scena con l’adattamento teatrale di Enrico Vanzina, la supervisione artistica di Enrico Brignano, la regia di Claudio Insegno, le musiche di Fabio Frizzi, le canzoni di Toni Fornari, con protagonisti Andrea Perroni, Patrizio Cigliano, Sara Zeiner, Tiziano Caputo e Maurizio Mattioli.
La storia racconta di tre amici talmente appassionati di corse ippiche da essere sempre alla ricerca di nuovi stratagemmi per racimolare il denaro per le scommesse, contraendo enormi debiti di gioco. Vivendo all’insegna dei piccoli raggiri, arriveranno ad organizzare una grossa truffa per truccare una corsa istigati e aiutati dall’avvocato De Marchis, altro appassionato di cavalli che possiede una scuderia con un solo cavallo per mantenere la quale ha accumulato una grandissima somma di debiti.
Sul palco del Teatro Sistina rivivono, in una Roma un po’villana e indolente, i personaggi del film con le mandrakate (le imprese truffaldine del protagonista, detto Mandrake), le scene e le battute più famose del film. Peccato che sul palco queste scene e battute non vengano riproposte con la stessa immediatezza e prorompenza del film, salva qualche rara eccezione.
Partiamo dalle cose belle di questo spettacolo.
Innanzitutto i due deuteragonisti. Andrea Perroni, nei panni di Armando Pellicci, ex fantino detto Er Pomata, ricorda moltissimo Enrico Montesano: probabilmente la cosa è voluta essendo Andrea un imitatore. Qui, però, non si tratta di una semplice imitazione, ma di una caratterizzazione che, pur facendo riferimento a Montesano, non perde di personalità e non si riduce ad una mera copia dell’originale.
Tiziano Caputo interpreta Felice, parcheggiatore con poca voglia di fare, in una bella e divertente caratterizzazione molto ben costruita che attira consensi.
Entrambi riescono a mantenere il tono dei loro personaggi sempre allo stesso livello per tutto il tempo.
Splendido Andrea Pirolli che interpreta Stelvio, fantino che dovrebbe cavalcare Soldatino per la scuderia dell’avvocato De Marchis, ma anche tanti altri bellissimi ruoli, tra i quali spicca il farmacista che Andrea riesce a rappresentare con quella sua incredibile e spassosa verve comica e vis espressiva.
Bellissima Paola Giannetti nei divertentissimi panni di Giuliana, sorella de Er Pomata e affetta da una terribile alitosi e splendida in quelli della cartomante.
Divertentissima Silvana Bosi nei panni della nonna de Er Pomata, sveglia e arguta, che si presta ad assecondare gli inganni del nipote.
Bellissima interpretazione per Massimiliano Giovannetti nei panni del giudice che dovrà emettere la sentenza a riguardo della truffa messa in atto dai protagonisti, ma egli stesso appassionato di cavalli e accanito scommettitore.
Bella anche l’interpretazione di Toni Fornari nei panni di Manzotin, il macellaio.
Buona prova, con qualche cosa ancora da sistemare, soprattutto per quanto riguarda la componente maschile, per il corpo di ballo costituito da solisti e soliste, che riesce a popolare la scena riempiendo tanto spazio che altrimenti sarebbe lasciato vuoto: Marco Alimenti, Debora Boccuni, Raffaele Cava, Saria Cipollitti, Eugenio Di Giovanni, Shaila Di Giovanni, Gianmarco Gallo, Marta Giampaolino, Giulia Patti, Eus Santucci.
Veniamo alle dolenti note.
Completamente sbagliata la scelta dei protagonisti: Patrizio Cigliano/Mandrake e Sara Zanier/Gabriella, la fidanzata, sono assolutamente fuori posto. Cigliano in questo ruolo è privo di personalità, fuori parte e vocalmente anonimo; La Zanier appare piuttosto rigida e inespressiva.
Maurizio Mattioli resta uguale a se stesso, facendo quello che ha sempre fatto in tantissimi anni di carriera, apparendo molto affaticato e privo di incisività.
Nel mezzo, una situazione di stallo che non consente agli altri protagonisti di emergere e lasciare un segno.
Assistendo allo spettacolo ho pensato che fosse simile ad una delle peggiori commedie dei fratelli Vanzina, ignorando in quel momento che sia il film che questo adattamento teatrale portassero la firma di Enrico Vanzina.
La rappresentazione appare frammentata e slegata, composta come è da un susseguirsi di siparietti singoli che mancano di collegamento e fluidità.
Non ho riconosciuto la regia di Claudio Insegno e di questo mi dispiaccio, così come i testi delle canzoni, tra l’altro poche, non sono la cosa migliore che Toni Fornari abbia scritto (e anche qui mi stupisco e dispiaccio molto) risultando un po’ fiacchi e non aggiungendo nulla alla storia (eccezion fatta per la scena, bellissima, della cartomante), colpa forse anche delle musiche di Fabio Frizzi che non brillano per creatività e originalità.
La scenografia di Gianluca Amodio, grazie all’uso di pannelli e padane a scomparsa è dinamica e si avvale spesso di proiezioni di video creati al computer per la rappresentazione degli esterni, come per i panorami di Roma, e altri reali, come per le corse dei cavalli, ma lascia ampi spazi vuoti e inutilizzati sul palco.
I costumi di Paolo Marcati ricreano con pertinenza lo stile anni Settanta.
Nel complesso, chi avesse il mito del film Febbre Da Cavallo potrebbe non rimanere deluso, visto che il testo non è stato stravolto e le famose battute restano inalterate, anche se risultano delle volgarità spicciole e inutili che nel film mi pare non ci fossero.
Chi si aspettasse, invece, un’operazione di rinnovo vista la chiave da commedia musicale che era nelle intenzioni, potrebbe obiettare che l’operazione non è riuscita, non essendo riusciti a creare un tessuto musicale che andasse di pari passo o fosse integrazione del testo.
Sinceramente mi ha stupito moltissimo constatare come un gran titolo e un gran teatro non siano garanzia di un grande spettacolo.
Non è la prima volta che il Teatro Sistina dimostra di non essere più all’altezza del grande nome che si è costruito in tanti anni grazie ad eccellenti artisti che ne hanno calcato il palco e che sono diventati dei mostri sacri del Teatro italiano. E questo, a chi ama il Teatro e, soprattutto, il Teatro Musicale, fa male.
Flaminio Boni
24 marzo 2017
informazioni
Febbre Da Cavallo
una commedia musicale tratta dal film “Febbre da Cavallo” di Steno
scritto da Steno, Enrico Vanzina e Alfredo Giannetti
supervisione artistica di Enrico Brignano
musiche Fabio Frizzi canzoni di Toni Fornari
regia Claudio Insegno
con Andrea Perroni, Patrizio Cigliano, Sara Zanier, Tiziano Caputo, Sara Zanier, Toni Fornari, Paola Giannetti, Benedetta Valanzano, Andrea Pirolli, Simone Mori, Silvana Bosi, Andrea Perrozzi, Massimiliano Giovanetti, Ian Manzi
e con Maurizio Mattioli