Martedì, 04 Marzo 2025
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Gente di facili costumi al teatro Quirino: tributo a Nino Manfredi che ci regala una acuta riflessione sulla società

recensione dello spettacolo “Gente di facili costumi” per la regia di Luca Manfredi. In scena al Teatro Quirino dal 18 febbraio al 2 marzo 2025

 

C’è un detto scritto da qualcuno che seppure con la sua spiazzante semplicità descrive il far commedia, ossia che “…alla base della commedia c’è che si ritorni a casa un po’ più felici” e “Gente di facili costumi”, spettacolo  con Flavio Insinna e Giulia Fiume, per la regia di Luca Manfredi, scritto da Nino Manfredi, in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 2 marzo, azzecca completamente il mandato. Una commedia in due tempi che non ti lascia neanche un attimo senza un momento di felicità. Parafrasando un libro famoso, diremmo assoluti “momenti di non trascurabile felicità”. Il testo va in scena per la prima volta nel 1988, interpretato da Nino Manfredi e le citazioni al grande attore nello spettacolo con la regia di Luca Manfredi sono molteplici, un promemoria con un calendario e la data sul frigorifero in scena, 1988 appunto, uno dei maglioni di un noto stilista che Nino indossava sovente e che nel primo atto Insinna riveste (chissà se davvero uno di quelli…), ci sembra con orgoglio, e altri piccoli spunti e citazioni perché il ricordo a Nino non vada disperso, come è giusto che sia.

Ma il nesso sicuramente più acuto al grande attore romano ce lo dona lo stesso Insinna recitando con grande fluidità un testo non affatto semplice, ricco di spunti comici e di riflessioni importanti, così come solo quella generazione di attori ci sapeva regalare. La storia è quella di una prostituta, Anna, alias “Principessa”, che abita al piano di sopra di un intellettuale, ex professore, che ha lasciato la professione di docente per dedicarsi alla sceneggiatura e che sogna di sfondare nel cinema con un suo film d’arte, che si stacchi completamente dalla cinematografia becera e di facile consumo. L’incontro tra i due avviene di notte, Ugo viene svegliato soventemente dai rumori che la ragazza fa quanto in tarda notte ritorna da lavoro, non potendone più, l’uomo decide di affrontarla. Da questo momento tutto lo spettacolo non è altro che un lungo e esilarante dialogo tra i due, che si trovano costretti a vivere insieme poiché dopo l’aver allagato la casa dell’uomo, la donna lo ospita da sé. Un recitato serrato e mai noioso quello di Insinna, che veste i panni dell’intellettuale con un’ironia che gli è consona, da rodato uomo di spettacolo, ma che ci ha sorpreso ancora di più, forse è quello che accade quando un attore così bravo approda in televisione, ne vince in popolarità, ma probabilmente perde un po’ della sua immagine da teatrante così performante. Per Insinna  il teatro è proprio la sua “casa naturale”. Ancora più sorprendente Giulia Fiume, anche lei attrice rodata, che in questo caso porta il suo dialetto d’origine, un siciliano esilarate; che seppure si è sperimentata in molto teatro classico e in varie serie televisive, ci sembra proprio che rientri nella cifra comica l’abito che veste meglio. I due attori non ci lasciano respirare, una risata dopo l’altra in un Teatro Quirino pieno, un pubblico interattivo, che commenta, partecipa, esiste e non solo come spettatore. Non è un caso che a fine piece i due attori ci intrattengono anche dopo i copiosi applausi. 

Nel parlare di questo testo Manfredi disse:

“Gente di facili costumi è una commedia che sviluppa, in maniera paradossale, un fondamentale problema etico. In una società come la nostra, dove tutto si avvilisce e si corrompe, che valore hanno ancora l'onestà, la dignità, il rispetto dei più profondi valori umani?...”

E la riflessione a cui ci portalo spettacolo è proprio sull’etica dell’essere, un intellettuale coltissimo che sceglie la sapienza, ma che perde per strada il senso profondo dell’esistenza, l’emancipazione che si dimentica dei valori, che il personaggio ritrova attraverso la conoscenza con una donna che non definiremmo semplice, bensì autentica , che non si vergogna del suo mestiere, che la rende però un’emarginata, ma molto più degna di chi pensa di aver più onore, ma in realtà nei fatti fa azioni assai deprecabili. Una critica a una società dell’apparire, da cui Ugo cerca di sfuggire con l’intelletto, ma alla quale per un certo tempo si asserve per poter commerciare il suo sapere, mentre Anna è ben consapevole di ciò che ha intorno, non lo sfrutta, ma se ne serve con dignità. Il testo di Manfredi in questo spettacolo è il vero protagonista e ci fa ricordare in una quantità di teatro che circola spesso epurato quasi completamente dalle parole, che se lavorata a cesello come in questo caso una sceneggiatura è davvero il centro di una messa in scena.  Insomma “Gente di facili costumi” ci è piaciuto molto, è uno spettacolo in cui ci sembra che ogni cosa sia tornata al proprio posto, il testo alla rappresentazione,  Insinna nella sua casa naturale, il teatro, gli spettatori sulle loro poltrone a divertirsi di gusto!

 

Barbara Chiappa

23 febbraio 2025

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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