Martedì, 04 Marzo 2025
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“Amanti” Al Sala Umberto: Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi raccontano una storia italiana

Recensione dello spettacolo “Amanti” in scena al Teatro Sala Umberto di Roma dal 20 febbraio al 2 marzo 2025

 

È possibile trovare la felicità dove non ce lo saremmo mai aspettati? Si può cambiare vita nonostante si siano passati anni a costruirsene una? È giusto voler andare avanti in un rapporto che si trascina uguale a sé stesso? Non sarebbe più doveroso concedersi il lusso di un’altra possibilità e vivere la vita desiderata? 

È nell’androne di un palazzo, più precisamente davanti alle porte dell’ascensore, che Giulio, Massimiliano Gallo, e Claudia, Fabrizia Sacchi, si incontrano per la prima volta. Entrambi prendono quell’ascensore per andare dalla dottoressa Cioffi, Orsetta De Rossi, cui confessano le sbavature della propria vita, chi scherzandoci su e chi consumando pacchi di fazzoletti. Galeotta è la psicologa: due mesi dopo quel fortuito incontro, li ritroviamo in una stanza d’albergo. Incontrandosi clandestinamente al di fuori del tram tram delle loro quotidianità, si concedono un’avventura che si trasforma ben presto in una relazione che rivoluzionerà le loro vite e li renderà capaci di prendere delle decisioni che non credevano possibili. 

È scritto e diretto da Ivan Cotroneo questo gioiellino drammaturgico. Quando si riescono a fotografare così vividamente degli spaccati di vita e a portarli in scena con la stessa naturalezza con cui possono accadere, allora il teatro diventa più di una mera rappresentazione, diventa pura catarsi che permette allo spettatore di rivedersi e di rivivere momenti e situazioni passate, dando l’occasione di superarle per sempre. Grazie alla sua capacità di immortalare la vita quotidiana, Cotroneo dà vita a due personaggi che vengono qui interpretati da due magnifici attori. 

Massimiliano Gallo dà prova di non spaccare solo sullo schermo, televisivo e cinematografico, ma anche sul palco: è un animale da teatro e il palcoscenico è la sua casa. Passa da una scena all’altra, da un umore all’altro, da un sentimento all’altro con una facilità sconvolgente, e dimostra di provare un mondo di emozioni dentro di sé e, cosa più impressionante, ha la capacità di esternarle e trasmetterle tutte al momento opportuno a un pubblico che non può far altro che venirne colpito e travolto. A impressionare è l’ironia presente in ogni battuta che Cotroneo ha regalato al personaggio: Giulio riesce sempre a ridere di sé e delle proprie disgrazie, a cui crede di essere ormai condannato così come alla sua petulante moglie Laura, interpretata da Eleonora Russo. Allo stesso modo, le insicurezze e i desideri sopiti di Claudia possono facilmente corrispondere a quelli di qualsiasi donna: l’amore che si è trasformato in affetto per il fragile marito Roberto, un convincente Diego D’Elia, e il desiderio della maternità che arriva, guarda caso, solo quando si rianima il desiderio di essere amata. 

Le loro felicità provvisorie e le disgrazie perenni diventano anche quelle della platea in sala grazie a un transfert insolito che avviene durante la messinscena, per cui risulta impossibile non simpatizzare con il devastato Giulio che si innamora inaspettatamente di Claudia o non essere comprensivi verso le considerazioni poco deontologiche della psicologa Cioffi o la disperazione di Claudia quando decide di rinunciare al suo vero amore. 

Direttore d’orchestra sul foglio e sul palco, Ivan Cotroneo si rivela ancora una volta maestro dei sentimenti forti e semplici, delicati e potenti e li sa interpretare e far interpretare con una naturalezza disarmante, probabilmente perché ha anche saputo individuare in Gallo e Sacchi gli interpreti più idonei della sua storia. È un piacere per l’anima assistere a questa performance: l’umorismo onnipresente stempera le tensioni e il dramma si muta in commedia pronta a tornare dramma, e si resta affascinati e stupiti di come sia semplice rivedersi in questa storia e oggettivamente capaci di giudicarsi da un punto di vista altro e più obiettivo. 

A creare l’atmosfera giusta sono anche le luci curate da Gianfilippo Corticelli che, in accordo ai sentimenti dei personaggi, ora creano penombra, ora sono più luminose e quando più taglienti. Le scene di Monica Sironi permettono allo spettacolo di vantare una certa vocazione cinematografica così come la regia dello stesso Cotroneo che assume fin dall’inizio un taglio più da lungometraggio che da palcoscenico. E chissà che non si possa, in un futuro prossimo, vedere questa piéce anche al cinema.

 

Diana Della Mura

23 febbraio 2025

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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