Recensione di ‘Smarrimento’ all’Auditorium La Fratta di San Daniele del Friuli il 19 febbraio 2025
Nella stagione dell’Ert, Ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia, viene proposto, purtroppo soltanto per una serata, un lavoro di grande presa: ‘Smarrimento’, scritto da una delle più brillanti drammaturghe italiane contemporanee:Lucia Calamaro.
Vincitrice di tre premi Ubu, in questo intenso e raffinato monologo racconta di una scrittrice in crisi, che dopo una fase di successo, non riesce più a terminare un libro. Nel senso che inizia a scrivere una storia e poi si ferma, incapace di trovare una conclusione per la vicenda.
Costretta dalla situazione economica familiare e pressata dagli agenti, si presta ad andare in giro a presentare i suo lavori, nella speranza che vendendo i suoi vecchi libri, ci siano delle entrate per tirare avanti in attesa che la situazione si sblocchi.
Detto così sembra una trama piuttosto semplice, ma in realtà questo è solo il canovaccio sul quale l’autrice inserisce momenti narrativi struggenti, pennellate ironiche, riflessioni profonde, che accompagnano lo spettatore in un affascinante caleidoscopio di racconti, che la bravissima Lucia Mascino, peraltro protagonista il giorno dopo di un incontro/intervista inserito nella rassegna LeggerMente, riesce a fare suoi con assoluta naturalezza, grazie ad una tecnica solidissima ed ad una sensibilità preziosa, che le consente di muoversi con gesti appropriati, toni variegati, colori differenti, a seconda del momento e dell’interlocutore. Quando il pubblico arriva, si trova il sipario aperto.
La scena ideata, come le luci, da Lucio Diana, ci mostra una stanza d’albergo, bianca, minimale.
La scrittrice, che indossa un elegante completo bianco, firmato da Stefania Cempini, si muove in modo un po’nevrotico, parla da sola, cincischia con qualcuno del pubblico, sistema i libri, sposta i libri, guarda i libri, sfoglia i libri. Quelli che a metà monologo scaraventerà rabbiosa un po’ dappertutto.
Quando il pubblico ha preso posto, inizia una telefonata che è un pezzo di grande bravura: un catalogo di colori, espressioni, silenzi ricchissimi di significati, gesti eloquenti.
Un continuo saltare da un piano all’altro, riuscendo a non perdere mai il filo.
Abilissima a cogliere spunti e fragilità, la Mascino gioca con il pubblico, lo coinvolge; riesce a trasformare una impertinente suoneria, che parte ben due volte, in una colonna sonora celestiale; una sveglia, nell’occasione per una battuta simpatica; chiede il permesso di andare avanti temendo, dice, di annoiare; cerca di interagire con i presenti lamentandosi delle mancate risposte a domande cui non si può replicare.
È un rincorrersi di temi, affrontati uno dietro l’altro, senza mai banalizzare, grazie a spunti che calano improvvisi sulla platea irrorandola di suggestioni.
Si parla di sonno e di sogno; di vita e di morte; delle prime volte; delle idee che ‘cadono’, smarrite dalla lista dei pensieri.
Entra in scena la storia di Anna, che si intreccia e si confonde con quella della protagonista.
Anna è una donna che soffre, che muore, dopo aver lottato contro il dolore e grazie ad un medico che di nascosto le pratica l’eutanasia. Si parla di un tema complesso come la ‘ morte vista come via d’uscita dalla fine’.
Si passa al racconto dei genitori della scrittrice. Un padre che all’improvviso, quando lei aveva sei anni, la abbandona .
Una madre che perde la memoria e riconosce la figlia solo qualche volta.
Arriva poi il marito. Sembra della scrittrice, poi forse è lo sposo di Anna. Poi alla fine arriviamo alla conclusione che poco ci importa con chi sia sposato: siamo rapiti dalla coinvolgente bravura con cui vengono descritte le sue difficoltà, le ansie, le fragilità e le debolezze
A quel punto siamo trascinati nel gioco continuo, quasi indistinguibile, di entrate ed uscite dal personaggio, di citazioni ridondanti, dalla narrazione drammaturgica, dalla vita di una e dal racconto esistenziale dell’altro.
Il tutto ingemmato, come si accennava, di frasi ricche di spunti, offerte con tocco prezioso . Tanto per fare qualche esempio: ‘Io campo riprendendomi. Ma non so da cosa’; ‘Quando non si riesce a continuare, non si può far altro che ricominciare’;’ Chi piange ha sempre i suoi motivi, ma non è detto che li sappia trovare’, ‘Organizzatevi. Mettete il vostro dolore da qualche parte, non lasciatelo andare in giro. Come si fa, non lo so. Ma fatelo!’. Da ogni frase parte una storia , che all’improvviso viene mozzata, non perché l’autrice non riesca ad andare avanti, ma perché la Mascino, con una bravura persino voluttuosa, ce la consegna, come fosse il seme per continuare a far germogliare in noi riflessioni e risposte.
Il pubblico all’inizio è divertito, ma quasi subito si fa prendere dalla prova dell’attrice che regge l’ora di monologo con grande bravura, tempi straordinari, un uso sapiente dei registri , accarezzando le frasi, giocando con le pause, disegnando nell’aria, con gesti studiati ma apparentemente quotidiani, una sorta di racconto parallelo ma molto incisivo.
Una magica staffetta, nel quale i ruoli spesso si confondono, fra la scrittrice ed i suoi personaggi ‘sfilacciati’, che agitano, commuovono, coinvolgono,
Alla fine tanti, tantissimi meritati applausi da un pubblico che sono lo spegnarsi definitivo delle luci sulla scena fa andare via.
Gianluca Macovez
19 febbraio 2025
informazioni
San Daniele del Friuli, Auditorium alla Fratta, 19 gennaio 2025
SMARRIMENTO
Scritto e diretto da Lucia Calamaro
Per e con Lucia Mascino
Scene e luci Lucio Diana
Costumi Stefania Cempini
Produzione Marche Teatro