Recensione di ‘La Notte della Lirica’ al teatro Giovanni da Udine
Il Teatro Giovanni da Udine ha proposto ‘La Notte della Lirica.Galà d’opera pucciniana’, all’interno della stagione Lirica, Danza ed Operetta, curata dal soprano friulano Fiorenza Cedolins.
Immaginiamo che non sia stato facile organizzare la serata, un po’ per i cambi di interpreti all’ultimo momento, guaio ricorrente in questi mesi freddi, un po’ perché in questo ultimo anno i galà pucciniani hanno dominato le programmazioni musicali in modo imponente.
La soluzione ideata è decisamente interessante, perché ha offerto un programma con brani noti, affiancati da altri poco conosciuti, eseguiti da un cast che non è comune ascoltare sui palcoscenici regionali.
In questo modo il teatro udinese riesce a non cadere nella trappola di apparire come un amplificatore passivo delle proposte di altre realtà, ma si ritaglia un ruolo sussidiario al principale teatro lirico regionale, lo affianca senza esserne subalterno.
Non a caso la serata era una produzione autonoma del ‘Giovanni da Udine’, come si evince dal bel programma di sala.
Uno sforzo premiato da un ampio riscontro di pubblico, che ha festeggiato tutti gli interpreti.
La serata prevedeva la presenza della FVG Orchestra e del Coro del Friuli Venezia Giulia, quest’ultimo diretto da Cristiano Dell’Oste, applauditissimo dal pubblico nella sua subitanea uscita al proscenio a fine serata.
Una prova positiva, anche grazie alla mano sicura di Roberto Gianola, direttore interessante, dalla personalità forte ma mai eccessiva. Deciso, senza essere istrionico, si muove in sintonia con quell’armonia e quell’equilibrio che devono essere alla base di una esecuzione rispettosa del compositore.
Non sono frequenti le apparizioni di questo direttore nei calendari italiani, perché la sua carriera si svolge soprattutto all’estero e va reso merito alla signora Cedolins di aver reso ancora più preziosa questa occasione riportandolo sui nostri palcoscenici.
Il cast prevedeva cinque interpreti: i soprano Mihaela Marcu ed Ana Isabel Lazo, i tenori Antoni Lliteres e Francesco Congiu ed il baritono Simone Piazzola.
Alcuni giovani emergenti e dei nomi di chiara fama, in un mix ben strutturato, che ha guadagnato in sicurezza man mano che la serata avanzava.
Si comincia con ‘Recondita armonia’ cantata dal tenore spagnolo Lliteres, che emerge subito per la particolarità della voce, che si fa più limpida man mano che sale. Il centro è pieno, ma con un colore leggermente nasale, che farebbe pensare ad un piccolo raffreddore. Invece salendo lo strumento si libera, le note risultano limpide ed interessanti e gli acuti sono pieni.
Sicura ed appropriata dizione, anche se la sensazione è che ci sia maggior cura al suono che al significato delle parole. Ma è preoccupazione comprensibile, soprattutto se pensiamo che era il pezzo d’esordio.
Segue una pagina d’insieme di forte suggestione: ‘Tre sbirri…… Una carrozza… Va! Presto!.’ proseguendo fino al ‘Te Deum’.
La interpretano Francesco Congiu, che di fatto canta poco più che un cameo e Simone Piazzola, baritono dalla lunga carriera, che tratteggia uno Scarpia non scontato, credibilmente mellifluo, cinico, ma anche ferito, sofferente, verrebbe da dire rabbioso. Figura complessa, che acquista peso vocale crescente, riuscendo alla fine a controbattere alle importanti masse corali.
Ana Isabel Lazo, soprano guatemalteco perfezionatasi in Italia , ha il compito arduo di cantare ‘Vissi d’Arte’ davanti alla Signora Cedolins che di questo ruolo è stata interprete di riferimento. Ci offre una primadonna determinata, non ricchissima di colori nell’interpretazione ma solida nella tecnica, notevole nei fiati e capace di suscitare amplissimi consensi nel pubblico.
La FVG Orchestra è protagonista del brano seguente: l’intermezzo della Tosca.
Nonostante un brano come questo, estrapolato dalla composizione complessiva, rischi facilmente di perdere in atmosfera ed ambientazione, al Maestro Gianola sono bastate poche battute per trasportare tutti in un’alba capitolina, ricca di suggestioni e di sfumature. Nessuna forzatura, nessun facile effetto, ma un lavoro di raffinata pulizia, che dimostra una conoscenza attenta della partitura, dei suoi equilibri e degli intenti pucciniani.
La parte dedicata all’amore infelice fra Floria e Cavaradossi si chiude con ‘E lucevan le stelle’, interpretata Antoni Lliteres. Il suo è un Mario giovane, dai fiati opulenti e gli acuti sicuri, che saluta la vita con baldanza tenorile.
Mihaela Marcu era stata protagonista, poco più di dieci anni fa, di diversi spettacoli a Trieste, fra cui ‘Il Corsaro’ e ‘La Clemenza di Tito’, sotto la direzione di Gelmetti.
Apre la sua attesa partecipazione alla serata con ‘Un bel di vedremo’.
Il tempo non ha segnato né la voce, sempre ricca di colori, solida in tutta l’estensione e sicura negli acuti, né nella figura, che rimane di grande fascino.
Il suono è andato maturando, ha acquisito sfumature leggermente ambrate nei bassi, e questo ha reso ancora più credibile la sua bella prova, impostata sui pilastri della misura espressiva, dell’eleganza esecutiva e di un bel lavoro sulla parola, cui sa darà il giusto valore.
Il racconto di Cio- Cio-San continua con due momenti strumentali: il ‘coro a bocca chiusa’, eseguito con misura, evitando forzature in modo da esaltare la poesia profonda di quel momento e l’’intermezzo’, che la FVG Orchestra dimostra di aver ben assimilato.
Simone Piazzola con Francesco Congiu propongono una riuscita ‘Addio fiorito asil’ . Il primo è uno Sharpless dolente, che nella voce trova i colori di un’esistenza faticosa in cui ha dovuto assistere a tradimenti ed abbandoni, mentre il secondo è un Pinkerton esuberante, uno jankee americano potente nella voce e nei modi, che pensa che giocare con i sentimenti sia un diritto.
‘Bimba dagli occhi pieni di malia’ vede protagonisti la coppia Lliteres e Lazo. Lui trova colori suadenti e suoni ricchi di armonici, mentre lei risulta più aspra. Un dongiovanni sicuro, che cesella il testo da una parte, una fanciulla spaventata, che nella concitazione della situazione non è sempre nitida nella dizione, dall’altra.
La seconda parte si apre con una trascinante esecuzione orchestrale della ‘tregenda’ da ‘Le Villi’, proposta con un bel gioco di volumi orchestrali, evitando prevaricazioni fra le varie sezioni e riuscendo ad esaltare le sonorità preziose di una partitura troppo poco rappresentata e che ha in questo passo uno dei momenti di maggior suggestione.
Sempre dallo stesso titolo un bel concertato: ‘Presto in viaggio… Angiol di Dio…, Sia propizio il cammino… Addio Roberto… Preghiera’, nel quale Puccini cercava una sintesi fra pagine di sapore tradizionale e momenti di coraggiosa sperimentazione sonora.
Protagonisti Simone Piazzola, Ana Isabel Lazo, Francesco Congiu, chiamati a confrontarsi con un caleidoscopio di colori e pesi sonori.
Il risultato è interessante e ben reso, sia nei passaggi più armonici che in quelli di maggior tensione.
Di grande presa sia la resa orchestrale che quella del coro e fondamentale il lavoro del Maestro, che trova il giusto peso per ciascuna componente.
Mihaela Marcu è una suadente Magda, la protagonista di ‘La Rondine’, che conquista la sala con una delicata versione di Il sogno di Doretta’, che nella parte certale raggiunge il momento di maggior pathos.
Segue il concertato dalla stessa opera: ‘Bevo al tuo fresco sorriso’.
In palcoscenico Mihaela Marcu, Ana Isabel Lazo, Antoni Lliteres e Francesco Congiu, che riescono a suscitare l’entusiasmo del pubblico, che li acclama.
Antoni Lliteres, instancabile, è il protagonista anche dell’aria successiva: la popolarissima ‘Che gelida manina’, resa con grande efficacia. La voce sicura, gli acuti pieni e luminosi, un lavoro approfondito sulla parola, consentono al bravo cantante maiorchino di scrivere una magnifica pagina lirica, cui risponde la Mimì di Mihaela Marcu con l’altrettanto suggestiva ‘Si, mi chiamano Mimi’. Certamente la lunga frequentazione del ruolo ha reso ancora più solida l’interpretazione: ogni parola ha il giusto peso, l’aria è ricchissima di colori e sfumature, gli acuti sicuri e mai esibiti con tracotanza. Alcuni momenti, come il passaggio ‘il primo sole è mio’, vengono resi con un trasporto ed una intensità che coinvolge l’intera platea, che tributa amplissimi consensi.
I due cantanti regalano anche il bel duetto ‘O soave fanciulla’, vocalmente di grande piacevolezza. Manca forse in parte il trasporto amoroso, ma ricordiamo che siamo in concerto e non in scena.
La FVG Orchestra giganteggia, soprattutto negli interventi solistici degli archi, nell’Intermezzo della ‘Manon Lescaut, ancora una volta letto con eleganza ed il giusto trasporto.
A chiudere, ancora Antoni Lliteres, che propone un riuscito ‘Nessun Dorma’, che brilla soprattutto nella parte più alta della partitura e nel bell’acuto, che viene tenuto il giusto tempo, senza quegli atletismi circensi che tanto umiliano il lavoro del compositore toscano .
Dopo tantissimi applausi per tutti, chiamate al proscenio e richieste di bis, una versione inedita di ‘Nessun Dorma’ a cinque voci. Se poteva sembrare una forzatura, in realtà forse è il modo più simpatico per ricordare che quella cui abbiamo assistito era soprattutto una festa dedicata a Puccini, magnificamente organizzata, ben eseguita e salutata dal successo più franco e cordiale di un pubblico numerose e decisamente entusiasta.
Gianluca Macovez
21 febbraio 2025
informazioni
Udine, teatro Giovanni da Udine, 19 febbraio 2025
LA NOTTE DELLA LIRICA - GALA D'OPERA PUCCINIANO
FVG ORCHESTRA
CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
Cristiano Dell'Oste maestro del Coro
Mihaela Marcu soprano
Ana Isabel Lazo soprano
Antoni Lliteres tenore
Francesco Congiu tenore
Simone Piazzola baritono
Roberto Gianola direttore