Recensione dello spettacolo “Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro” in scena al teatro Spazio Diamante dal 13 al 16 febbraio 2025
È un testo molto attuale e che fa riflettere quello che Emanuele Aldrovandi porta sul palco dello Spazio Diamante di Roma attraverso la performance di Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini e Silvia Valsesia. Incentrato sul concetto di felicità e di realizzazione personale, lo spettacolo prende il via dal desiderio di una madre di far diventare famosa la figlia di sette anni a cui piace disegnare. È convinta che, con la spinta giusta, ciò possa accadere e ha trovato anche chi può darle questo aiutino, Chiara, famosa attrice, che Marta invita con l’inganno alla festa di compleanno di Emma per mostrarle i suoi dipinti. Nel suo piano include il compagno Ferdinando e il cognato Carlo, insieme ai quali vuole convincere Chiara a creare un post sul suo profilo social per dare visibilità ad Emma. Ma è davvero la felicità della bambina a cui pensa?
Quello proposto questa volta da Aldrovandi è uno spettacolo complesso, tanto ricco di sfumature, sfaccettature e interpretazioni che nemmeno esaminandole tutte si riuscirebbe a trovare una risposta ai dilemmi dei quattro protagonisti. Dilemmi che sono un po’ anche i nostri. Il mondo in cui si muovono i personaggi è quello fondato sull’apparenza e permeato dai social media che viviamo ogni giorno, per questo i dubbi e le angosce dei protagonisti sono talmente uguali ai nostri che l’istinto è quello di volersi alienare da tali emozioni per non essere coinvolti emotivamente.
Quanto più il pubblico cerca di comprendere i pensieri di Marta, tanto più se ne estranea perché razionalmente non si vuole riconoscere di poter essere come lei, anche se inconsciamente si è guidati dallo stesso desiderio di felicità. È sbagliato proiettare i propri sogni sui figli e farglieli anche pesare, eppure quanti genitori si comportano così oggigiorno? È sbagliato che un compagno di vita prenda le distanze e non corregga gli errori della propria partner, ma quant’è più facile stare a guardare e giudicare a posteriori? È troppo facile pensare che solo con l’impegno si riesca ad arrivare a grandi risultati nella vita, in realtà l’impegno da solo non paga ed è necessaria anche una gran botta di c**o per ottenere l’attenzione mediatica e la fama. Tutto questo lo analizza bene l’occhio attento dello scacchista Carlo. Lui filtra il mondo attraverso la sua disciplina, e per questo può risultare fuori dalla realtà, un po’ sopra le righe e inadeguato a comprendere certe situazioni; eppure, più degli altri, coglie in maniera estremamente lucida e pragmatica l’essenza delle cose. E la spiega a sua volta al pubblico, diventando così il personaggio più riuscito dei quattro, colui per il quale chiunque sacrificherebbe il cavallo in una partita di scacchi.
Se l’impatto con il testo di L’estinzione della razza umana è stato immediato e penetrante, in questo caso è necessario uno sforzo in più per non restare su un livello troppo superficiale dello spettacolo. È un’operazione che non avviene immediatamente né ha luogo completamente nel corso della messinscena, piuttosto viene instillata dalla stessa recitazione dei personaggi. I quattro attori sul palco sono carismatici, preparati e maturi, riescono a far divertire il pubblico in sala, a suscitare astio e a riportare a galla un’insoddisfazione di sé quasi sopita. Ciò è possibile anche grazie al gioco di luci tra chiaro e scuro di Antonio Merola e alla scenografia, sempre essenzialmente simbolica e funzionale di Francesco Fassone, che ha rappresentato casa di Marta come un alveare in cui convivono e si muovono quattro api, anelando a una felicità che è probabilmente solo immaginata.
Diana Della Mura
17 febbraio 2025