Mercoledì, 05 Febbraio 2025
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Controfigura, il dramma della mancanza di identità al Teatro Tordinona

Recensione dello spettacolo Controfigura di Christian Angeli, in scena al teatro Tordinona dal 21 al 26 gennaio 2025

 

«Dica la verità, signora, e tutti la prenderanno per pazza, 

ma almeno sarà libera».

L. Pirandello

 

Sacchi di iuta appesi con delle scritte. In un teatro storico romano, il teatro Tordinona, sede del teatro d’arte di Pirandello, un personaggio, tanti personaggi, una storia da raccontare. Patrizia Bernardini nel ruolo di Sasha, Andrea Lami nel ruolo di Borislav, Simone Destrero nel ruolo di Faruk, Francesco Polizzi nel ruolo di Goran e Vittoria Vitiello nel ruolo di Milena si muovono dentro Controfigura, spettacolo ideato e diretto da Christian Angeli, liberamente ispirato alla piéce di Pirandello “Come tu mi vuoi”. 

Si racconta dell’enigmatica figura di una donna, Sasha, attrice di film porno che vive in una casa di Belgrado nella duplice veste di amante e moglie del padrone di casa, un reduce della guerra serbo-bosniaca, e di compagna di giochi della figlia, la giovanissima Milena innamorata della matrigna. 

La donna, che perse la memoria in seguito alle violenze durante la guerra, scoprirà che è moglie di un uomo bosniaco il quale, disperato, attende il ritorno di sua moglie scomparsa dopo i bombardamenti. Ma sarà veramente così? A Sasha viene dunque offerto di tornare da suo marito, presso quell’abitazione sotto le cui macerie tutti la temevano dispersa. Tornata in Bosnia, e abitando la fattoria, la protagonista scoprirà che il marito ha voluto ritrovarla per motivi molto lontani dall’ideale romantico che lei credeva essersi materializzato nella sua vita. Solo con la ricomparsa di sua moglie, infatti, Faruk avrebbe potuto ritornare in pieno possesso di quella casa che, con la presunta morte della moglie, risultava passata in eredità ad altri.

L’attimo in cui cade il velo dell’apparenza tutto il mondo di Sasha si sgretola, trascinando con sé passato presente e futuro della donna. Ciò che credeva fosse un amore sincero e profondo, si rivela solo un “intrigo sporco d’interessi”. Sdegnata, tradita e offesa, escogita un atteggiamento ambiguo mirato a gettare scompiglio nelle menti dei suoi familiari, portandoli a dubitare che lei sia davvero la donna che tutti credevano morta.

Lo spettatore non capisce chi sia la stessa Ignota, Sasha diventa controfigura e protagonista solo quando lei lo desidera e lascia che gli altri lo credano.

Scatta così l’immedesimazione e l’inevitabile riflessione sulla capacità di ciascuno di potersi rappresentare nella società in modo diverso da come è intimamente nella propria coscienza. La riflessione diventa ancora più profonda nel domandarsi se ne valga davvero la pena e se ciò che si smussa del proprio carattere possa essere realmente ripagato dall’amore degli altri.

Sasha, alias L’Ignota, si mostra da subito come personaggio femminile eminentemente pirandelliano, proprio per l’impossibilità di definirsi se non attraverso la percezione dello sguardo altrui. L’anelito verso un’identità stabile contiene la sua stessa negazione, nella continua messa in abisso tra finzione e piani di realtà. Nel carosello di vizi e desideri che regolano la vita di Goran e di sua figlia Milena, l’Ignota è il primo lato di un triangolo che non si chiude, per la resistenza della donna a riempire lo spazio di un ruolo, mentre può interpretarli tutti. 

Certi destini non sono una disgrazia, ma una scelta. Spesso si sceglie di essere carne fallimentare, incurabile, di bruciare in un mondo che non sembra dia altra scelta, sembra voler dire Sasha prima accettando e poi respingendo il ruolo di vittima. Ecco l’eccezionalità del pensiero fatto racconto, il mea culpa costruttivo per un’autoanalisi di scioglimento del trauma.

L’abile regia di Christian Angeli, con la drammaturgia di Antonello Toti, è molto audace, tesa ad evidenziare il sottotesto, molto efficace nel mostrare la battaglia subconscia, le ripetizioni ossessive e costruisce, proprio come il ricamo che mostra il retro nascosto dell’intera immagine, le parti composite di quella battaglia interiore. La parte difficile nella messa in scena di questo spettacolo è la narrazione che tocca con sensibilità il tema del disagio mentale, della guerra fratricida cambiando registro, attraverso le voci di una galleria di personaggi, bravissimi a interagire tra loro e con lo sguardo dello spettatore, come se il pubblico fosse lo psichiatra. 

La parola aiuta davvero a sottolineare la mancanza di amore che tutti i protagonisti provano ed accentua la sensazione di spostamento e isolamento. L’ironia, ad esempio, diventa così lo strumento di analisi e di distacco dal cinismo dei tempi correnti e lo spettacolo alterna momenti ironici a momenti drammatici. La sedia a rotelle roteata verso il pubblico, vorticosamente, diventa segno di interpunzione di un unico discorso/lettera. 

La scenografia, volutamente scarna, accenna alla guerra del 2013, senza dare veri riferimenti: alcune sedie, un telefono anni Ottanta – una cornice vuota. Le proiezioni immaginarie dentro la cornice esemplificano l’esperienza del doppio, danno forma concreta a quella disperata ricerca del proprio sé compiuta dalla protagonista, agli sguardi che ci trasportano in un’altra dimensione, tra realtà e illusione. Il telo, messo sul viso di Sasha, resta come un sipario trasparente a delimitare la scena, evidenziando la chiusura dei personaggi; l’immagine più cupa e meno nitida di ciò che accade: l’effetto è attraente e respingente insieme, il rischio è quello di creare una barriera più marcata tra pubblico e palco, ma il fascino è quello di poter osservare il tutto da vicino e da lontano al tempo stesso, come attraverso il buco di una serratura.

Efficace è l’uso delle luci e dell’ambientazione sonora – il rumore dello sgancio di ordigni bellici – contribuiscono a creare un senso di spaesamento, mentre sul finale le luci da fredde a calde indicano il calore della verità svelata. 

Un piccolo teatro pieno di sorprese, uno spettacolo affascinante che ti lascia il vero piacere di andare a teatro.

 

 

Alessandra Perrone Fodaro

24 gennaio 2025

 

Informazioni

Teatro Tordinona

Controfigura

liberamente ispirato a “Come tu mi vuoi” di Luigi Pirandello

ideazione e regia di Christian Angeli

drammaturgia di Antonello Toti

con

Patrizia Bernardini nel ruolo di Sasha/L’Ignota

Andrea Lami nel ruolo di Borislav

Simone Destrero nel ruolo di Faruk

Francesco Polizzi nel ruolo di Goran

Vittoria Vitiello nel ruolo di Milena

luci Massimiliano Maggi

musiche Federica Clementi

spazio scenico Claudia De Palma, Giorgia Loser

tecnico luci Ettore Bianco

aiuto regia Antonio Candalice, Veronica Castiello, Rachele Verzelli

esecutore delle musiche Francesco Briotti

produzione Fattore k e Scostumato Teatro

Un ringraziamento a Marjiana Ugrica

Production
Fattore K
Scostumato Teatro

 

In scena dal 21 al 26 febbraio 2025

 

 

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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