Sabato, 18 Gennaio 2025
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Il Falstaff di Ugo Chiti vestito da Alessandro Benvenuti approda nella provincia romana

Recensione dello spettacolo Falstaff a Windsor al teatro Giuseppetti di Tivoli in scena il 7 gennaio 2025

 

In questa occasione la nostra redazione  si sposta in provincia di Roma e precisamente a Tivoli, dove al Teatro Guseppetti  il 7 gennaio è andato in scena lo spettacolo “Falstaff a Winsor” con la regia di Ugo Chiti. Uno spettacolo che seppure ha calcato le scene di molti teatri blasonati in tutta Italia, non ha perso il suo fascino, tanto da attirare un pubblico nutrito, in questo teatro che tra l’altro in questa stagione consta di un cartellone di tutto rispetto. Ugo Chiti, che ne cura appunto adattamento e regia è oramai un vero maestro nell’arte di portare in scena le opere del Bardo; in questo caso il testo si attiene al contenuto originale delle “Le allegre comari di Windsor”, soprattutto nel rispetto degli elementi farseschi che lo caratterizzano. Testo ritagliato addosso al suo personaggio principale, vestito da uno straordinario Alessandro Benvenuti, che ancora una volta collabora con gli attori della  “Compagnia Arca Azzurra” collaborazione che funziona oramai da anni e con grande successo a quanto pare. Falstaff, dopo la morte “scenica” nell’ “Enrico V” ritorna in vita grazie a Shakespeare, ne  “Le allegre comari di Windsor”, una rinascita che fu voluta esplicitamente dalla regina Elisabetta che si era innamorata del personaggio di Falstaff e lo volle rivedere in scena seppure in vesti esplicitamente eccentriche e più comiche. Il Bardo ritagliò quindi intorno al personaggio una trama dove Falstaff appariva canuto e alle prese con buffe vicende sentimentali. Quando la commedia uscì, pare che la regina non solo ne fu molto contenta, ma che la volle messa in scena più volte. In questa rielaborazione di Chiti, più scarna in alcuni contenuti dell’originale, emerge con grande forza il volere della regina, poi espressamente attuato, ossia dare importanza al personaggio centrale. E in effetti Benvenuti troneggia su tutti, grazie anche alla sua stazza rinforzata dai costumi davvero belli (un po’ meno quelli dei personaggi al latere, c’è da dirlo!) e dal porsi molto spesso al centro su una scena che seppur scarna, gioca con piani di altezze differenti, in modo da valorizzare, o meno, le figure sul palco.

Dalla commedia originale Chiti elimina il sovrapporsi delle scene, Falstaff esulta con la sua irriverenza, il suo sarcasmo che sbeffeggia tutto e tutti, ma soprattutto se stesso, uomo oramai senza regole, che fa del suo discernimento la sua forza poetica. Intorno a un canuto Benvenuti, istrionico e perfetto in questa parte, una serie di personaggi senza i quali la storia non tesserebbe alcuna trama. Le due comari, coadiuvate da una furba servetta, che manipola ulteriormente la storia rendendola ancora più farsesca (rispettivamente Giuliana ColziLucia SocciPaolo Cioni Elisa Proietti) si fanno beffa del povero Falsatff per ben tre volte, traducendosi a emblema di una comunità ostile al personaggio, che non accetta la sua irruenza autentica e originale. Falstaff non solo si lascia beffare dalle comari, ma ne esce derelitto e sconfitto, umiliato e offeso, seppure sempre in fame di riscossa come nel primo originale testo di Shakespesre. Gli altri personaggi in scena, interpretati da   Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Paolo Cioni, Paolo Ciotti, sono le cornici che vicendevolmente si poggiano intorno al Falstaff, in particolar modo Semola, che ha un ruolo fondamentale nel mutamento della storia. Semola voluto da Shakespeare come una sorta di “grillo parlante”, quasi un personaggio onirico, che dapprima è paggio, poi diviene colui che ammonisce Falstaff, assumendo addirittura le vesti di re Enrico. Lo spettacolo indubbiamente non solo funziona, ma accompagna lo spettatore in una parabola comica di grande effetto, che tra l’altro seppure la lunga durata, non appare mai stanco. Sicuramente a nostro parere bisognerebbe rendere rilievo al lavoro di Chiti valorizzando il prodotto con una scenografia più ricca e con un insieme omogeneo che renda merito al buon impegno di riscrittura fatto. Detto questo, ci è parsa assolutamente rilevante la grande affluenza di pubblico in un teatro nella provincia di Roma, capitale ricca di offerta in questo senso, segno che un buon cartellone può attirare anche persone forse poco avvezze al teatro, ma che hanno voglia di sperimentarsi in questo senso.

 

Barbara Chiappa

10 gennaio 2025

 

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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