Lunedì, 23 Dicembre 2024
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Il Cechov di Leonardo Lidi che non t'aspetti

Recensione dello spettacolo Il giardino dei ciliegi in scena al teatro Vascello dal 3 all' 8 Dicembre 2024

 

Leonardo Lidi torna al Teatro Vascello con il terzo episodio della trilogia del progetto Cechov, divertendo e facendo riflettere gli spettatori. Ancora una volta modernizza l'opera ottocentesca, ne conserva sì il testo ma grazie alla bravura e naturalezza degli attori trasforma la parola in colloquiale e quotidiana, quasi buttata, come i sentimenti e le azioni, “arrivando” in modo più efficace e facendosi attuale. 

Ci conferma l'universalità delle opere dell'autore russo, i fatti potrebbero accadere proprio oggi, con la stessa intensità e credibilità.

Centrale è questo giardino che rappresenta il podere di famiglia e al tempo stesso un legame di unione per tutti i suoi membri di sangue e non, una connessione col proprio passato, con la vita.

Interessante curiosità di quest'opera russa è conoscere l'aneddoto per cui l'autore Anton Cechov, tra l'altro, si ispirò a fatti familiari e finanziari biografici, e più volte cercò di ricostituire in vita l'esistenza di un giardino d'alberi perduto per debiti assieme alla casa di famiglia, durante la sua adolescenza.

Il ritmo è sempre sostenuto, l'azione e il movimento scenico costanti accalappiano il pubblico e lo trasportano nella vicenda senza dargli tregua, ma con gusto e fantasia. 

Significativa la prevalente presenza nelle scene della gran parte degli attori, un movimento centrifugo molto godibile che incuriosisce, appassiona e racconta una società e visione collettiva della vita e dei rapporti. I personaggi di Cechov parlano molto e concludono poco. 

Quelli di Lidi si muovono molto ma concludono poco pure. I conti tornano. 

Gli amori si incrociano sempre male, l'inettitudine prevale, le preoccupazioni e le speranze si ripetono per tutta l'opera senza risolverla.

In queste amare epopee russe ne escono vincitori spesso i personaggi più cinici e senza empatia come qui Ermolaj Alekseevič Lopachin, amico di famiglia ma con mire impresarie contrastanti. In lui è anche presente il tema di rivincita sulla misera vita dei propri avi, servi di quel podere.

Gli altri perdono o si accontentano, brancolano in un destino oscuro e precario che non si risolve.

Si dà grande rilievo in questa rappresentazione con successo e maestria attoriale all'ironia e al sorprendere e divertire il pubblico in un contesto semplice e moderno, ma gli eventi tragici ed emotivi arrivano comunque in maniera sottile e silenziosa.

Uno spettacolo spumeggiante che inserisce tra le righe: il cantare e rappare alcune battute, il tip tap di “trentatrè disgrazie”, la soft dance ballata dai personaggi che accompagna in ossimoro sia alcuni loro discorsi sia l'asta giudiziaria prologo di possibile disgrazia. 

Le riflessioni dell'autore, più acute ed esistenziali, sono portate in tutte le sue piéce da un personaggio più elevato spiritualmente, il medico Astrov nel gabbiano, qui lo studente Petr Sergeevič Trofimov, filosofo che agogna la felicità. 

E' un Cechov che non t'aspetti, il dramma si smonta con l'ironia e di russo restano solo i nomi.

Del resto lo stesso drammaturgo sosteneva tuttavia la natura di commedia delle sue opere. 

Nello sfondo, tra depressi e infelici, si salva sempre qualcuno che pensa a ricominciare da capo, come Sonja dell'altra opera cechoviana Zio Vanja, o qui la giovane Anja: nella realtà amara una piccola speranza resta, tutto muta e finisce ma la vita va avanti.

 

Demian Antonio Aprea

6 dicembre 2024

 

informazioni

dal 3 al 8 aprile 2024

Teatro Vascello

Il giardino dei ciliegi

Testo : Anton Cechov

Regia : Leonardo Lidi

con : Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Sara Gedeone, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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