Lunedì, 23 Dicembre 2024
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DON CHI?SCIOTTE al teatro Verdi di Trieste

Recensione di Don Chisciotte, balletto di Aloisius Ludwig Minkus in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 30 novembre al 6 dicembre 2024

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2024-25

 

Quando si recensisce uno spettacolo  in un teatro cui si è particolarmente legati, non fosse altro perché lo si frequenta con assidua regolarità da più di mezzo secolo, si hanno sempre degli scrupoli  a formulare delle osservazioni.

Come la prenderanno? Coglieranno che la criticità  è stata segnalata con finalità propositive e non stroncatorie? Apprezzeranno che quello che scriviamo è molte volte la raccolta delle impressioni ricevute dalla sala, che magari applaude stancamente per poi ripromettersi di non mettere più piede in teatro?

Per fortuna abbiamo la prova definitiva che sono tutti scrupoli inutili; paranoie da troppo affetto; attenzioni figlie di un retaggio educativo e culturale che i tempi hanno seppellito.

Non importa nulla a nessuno.

Non c’è dubbio: segnalammo che la ‘Turandot’ in scena nel 2023 non era quella descritta nel libretto di sala. L’azione teatrale finiva con la morte di Liù , l’argomento pubblicato, tradotto giustamente anche in inglese, faceva proseguire la storia con il lieto fine, dettagliando vicende che non avevano luogo e togliendo senso e valore, a nostro parere, alla scelta di troncare l’esecuzione con le ultime note scritte da Puccini.

Passa qualche mese, l’opera viene allestita al Castello di San Giusto e tutto si ripete identico. Calano le luci dello spettacolo  sul suicidio della schiava innamorata e l’argomento invece racconta   di incontri notturni, popoli festanti,  scoperte d’amore. Che ovviamente non avvengono.

 

Giustamente si tiene conto solo delle osservazioni importanti e la nostra, regolarmente inviata al teatro, era evidentemente giudicata irrilevante.

 

Lo scorso maggio il Balletto Nazionale Sloveno di Lubiana aveva proposto ‘Giselle’ e né sui manifesti, né sul programma di sala  c’era traccia di chi si esibisse nelle varie repliche. C’era un elenco degli interpreti ma nessuna indicazione di date.

Avevamo fatto notare come questo fosse irrispettoso nei confronti del pubblico ma anche dei danzatori.

Evidentemente la nostra osservazione è stata uno sbaglio, perché al riproporsi della  compagnia, si è rinnovata la stessa situazione. Elenchi, per altro con discrepanze di ordine fra programma e manifesto, senza riferimenti cronologici.

Un post sul sito del Verdi annunciava la presenza per le prime tre repliche  di una guest star, Iana Salenko,  nel ruolo di Kitri, ma nessun foglietto, nessun avviso, neanche un annuncio in sala ha fornito indicazioni ai presenti.

Qualcuno dei danzatori lo abbiamo riconosciuto utilizzando le immagini del programma,  come fossero foto segnaletiche, ma, riconoscendo l’assoluto diritto del teatro, della direzione artistica, dell’ufficio stampa di procedere nel modo che preferisce e concordando sull’inutilità dei nostri scritti, ci permettiamo di manifestare la nostra irrilevante perplessità.

Non possiamo neanche mantenere memoria di non sappiamo chi, ma allo stesso tempo  ci rasserena molto sapere che possiamo procede senza temere di essere fraintesi.  In questo caso l’irrilevanza e la mancanza di ascolto diviene sinonimo di libertà assoluta e soprattutto ci alleggerisce l’animo.

 

Fatta  questa premessa importante, va detto che il balletto, applauditissimo dal numero pubblico presente, è stato un vero successo.

Spettacolo molto di tradizione , che rinuncia ad ogni rilettura narrativa od introspettiva, per puntare all’atletismo di una compagnia che sotto a guida di Renato Zanella, che nell’occasione si esibisce nel cameo di Don Miguel, ha raggiunto pregevoli risultati in tutte le sue componenti.

Scene funzionali, che rimandano all’editoria teatrale spagnola dei primi del Novecento e costumi colorati, tutto a firma di Neven Mihic ambientano la storia in una Andalusia generica ma piacevole.

Ayrton  Desimpelaere  dirige l’orchestra del Verdi, con volumi possenti,  ritmi  che alle volte echeggiano atmosfere bandistiche ed una frequente dissonanza fra azione coreutica e narrazione musicale. C’era la sensazione che alle volte l’orchestra inseguisse la coreografia, altre volte che i movimenti non avessero  il sincrono con il suono.

Forse solo un’impressione, ampiamente condivisa da una  parte  significativa del pubblico, oppure  una situazione contingente che si  sanerà con il proseguo delle repliche.

Certo alcuni passaggi, soprattutto degli archi, sono stati di grande suggestione, a sottolineare le possibilità dell’organico triestino ed è innegabile che quando si raggiungeva l’intesa fra buca e palcoscenico si notava la differenza.

 

Gli interpreti sono tantissimi e le scelte della coreografia di Denis Matvienko, sostenute anche dalla regia di Renato Zanella , puntano ad esaltare la bravura di ciascuno.

Forse alcuni passaggi lasciano perplessi, come il lanciarsi nelle danze del prete, interpretato  da Gaj Rudolf, ma ci sono anche attimi di grande poesia, come le apparizioni di Dulcinea, Ursa Vidmar, così melanconica e con le lunghe chiome  bianche, sogno che invecchia, quindi vive, con il suo Don Chisciotte, un suggestivo Tomaz Horvat.

Agile il Sancho Panza di Alexandru Barbu. 

Espada è Yujin Muraishi, agilissimo, scattante, molto rigoroso sia nella tecnica che nell’espressione.

Grottesco, perfino troppo, il paggio che accompagna Don Miguel e che suscita molto divertimento nel pubblico.

L’interprete di Lorenzo, padre di Kitri è convincente nella parte, così come l’atletico Gamache. Un peccato non poterli nominare per rendere loro merito.

Probabilmente Emilie Tassinari era la sensuale e credibile Danzatrice di strada/Regina delle Driadi, mentre Tjasa Zmetec era una efficace e coinvolgente Mercedes.

Veniamo ai protagonisti. Iana Salenko è stata una atletica e sicura Kitri. Nonostante avesse danzato la sera prima, nella sua prestazione nessun segno di stanchezza e la sua danza è stata un trionfo di tecnica ed eleganza.

Basilio era Solomon Osazuva. Danzatore dal fisico realmente scultoreo, ha assolto con bravura la parte decisamente onerosa. Scattante, atletico, ha saputo infondere al personaggio anche una componente umana che era piacevole osservare. Forse nella parte finale sono affiorati alcuni impercettibili cedimenti legati alla fatica, più  che comprensibili vista la grande quantità di prese, pas de deux , assoli, che non hanno nel modo più assoluto annebbiato il valore dell’ottima prova.

Infine, sottolineiamo ancora una volta il valore dell’intera compagnia della SNG Opera in balet Ljubljana, che viene distribuita sulla grande quantità di ruoli, in modalità efficaci e che è tassello fondamentale per il successo della serata,  come sancito dai copiosi applausi per tutti e  dalle tante chiamata al proscenio.

 

Gianluca Macovez

3 dicembre 2024

 

informazioni

Trieste, Teatro Verdi, 1 dicembre 2024

 

Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Stagione Lirica e di Balletto 2024-25

 

DON QUIXOTE
Balletto su Musiche di Aloisius Ludwig Minkus

 

Coreografia   DENIS MATVIENKO da Petipa e Gorsky
Direttore d’orchestra  AYRTON DESIMPELAERE

Regia: RENATO ZANELLA
Costumi e scene: NEVEN MIHIC

Luci ANDREJ HAJDNIJAK

 

PERSONAGGI E INTERPRETI

Kitri IANA SALENKO / MARIN INO

BasilioFILIP JURIČ / SOLOMON OSAZUVA

Don QuixoteTOMAŽ HORVAT

Sancho PanzaALEANDRU BARBU

EspadaYUJIN MURAISHI / MATTEO MORETTO

La Regina delle DriadiNINA NOČ / EMILIE TASSINARI

MercedesTJAŠA KMETEC

Solisti e Corpo di ballo della SNG Opera in Balet di Ljubljana

Orchestra e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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