Recensione di Don Chisciotte, balletto di Aloisius Ludwig Minkus in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 30 novembre al 6 dicembre 2024
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2024-25
Quando si recensisce uno spettacolo in un teatro cui si è particolarmente legati, non fosse altro perché lo si frequenta con assidua regolarità da più di mezzo secolo, si hanno sempre degli scrupoli a formulare delle osservazioni.
Come la prenderanno? Coglieranno che la criticità è stata segnalata con finalità propositive e non stroncatorie? Apprezzeranno che quello che scriviamo è molte volte la raccolta delle impressioni ricevute dalla sala, che magari applaude stancamente per poi ripromettersi di non mettere più piede in teatro?
Per fortuna abbiamo la prova definitiva che sono tutti scrupoli inutili; paranoie da troppo affetto; attenzioni figlie di un retaggio educativo e culturale che i tempi hanno seppellito.
Non importa nulla a nessuno.
Non c’è dubbio: segnalammo che la ‘Turandot’ in scena nel 2023 non era quella descritta nel libretto di sala. L’azione teatrale finiva con la morte di Liù , l’argomento pubblicato, tradotto giustamente anche in inglese, faceva proseguire la storia con il lieto fine, dettagliando vicende che non avevano luogo e togliendo senso e valore, a nostro parere, alla scelta di troncare l’esecuzione con le ultime note scritte da Puccini.
Passa qualche mese, l’opera viene allestita al Castello di San Giusto e tutto si ripete identico. Calano le luci dello spettacolo sul suicidio della schiava innamorata e l’argomento invece racconta di incontri notturni, popoli festanti, scoperte d’amore. Che ovviamente non avvengono.
Giustamente si tiene conto solo delle osservazioni importanti e la nostra, regolarmente inviata al teatro, era evidentemente giudicata irrilevante.
Lo scorso maggio il Balletto Nazionale Sloveno di Lubiana aveva proposto ‘Giselle’ e né sui manifesti, né sul programma di sala c’era traccia di chi si esibisse nelle varie repliche. C’era un elenco degli interpreti ma nessuna indicazione di date.
Avevamo fatto notare come questo fosse irrispettoso nei confronti del pubblico ma anche dei danzatori.
Evidentemente la nostra osservazione è stata uno sbaglio, perché al riproporsi della compagnia, si è rinnovata la stessa situazione. Elenchi, per altro con discrepanze di ordine fra programma e manifesto, senza riferimenti cronologici.
Un post sul sito del Verdi annunciava la presenza per le prime tre repliche di una guest star, Iana Salenko, nel ruolo di Kitri, ma nessun foglietto, nessun avviso, neanche un annuncio in sala ha fornito indicazioni ai presenti.
Qualcuno dei danzatori lo abbiamo riconosciuto utilizzando le immagini del programma, come fossero foto segnaletiche, ma, riconoscendo l’assoluto diritto del teatro, della direzione artistica, dell’ufficio stampa di procedere nel modo che preferisce e concordando sull’inutilità dei nostri scritti, ci permettiamo di manifestare la nostra irrilevante perplessità.
Non possiamo neanche mantenere memoria di non sappiamo chi, ma allo stesso tempo ci rasserena molto sapere che possiamo procede senza temere di essere fraintesi. In questo caso l’irrilevanza e la mancanza di ascolto diviene sinonimo di libertà assoluta e soprattutto ci alleggerisce l’animo.
Fatta questa premessa importante, va detto che il balletto, applauditissimo dal numero pubblico presente, è stato un vero successo.
Spettacolo molto di tradizione , che rinuncia ad ogni rilettura narrativa od introspettiva, per puntare all’atletismo di una compagnia che sotto a guida di Renato Zanella, che nell’occasione si esibisce nel cameo di Don Miguel, ha raggiunto pregevoli risultati in tutte le sue componenti.
Scene funzionali, che rimandano all’editoria teatrale spagnola dei primi del Novecento e costumi colorati, tutto a firma di Neven Mihic ambientano la storia in una Andalusia generica ma piacevole.
Ayrton Desimpelaere dirige l’orchestra del Verdi, con volumi possenti, ritmi che alle volte echeggiano atmosfere bandistiche ed una frequente dissonanza fra azione coreutica e narrazione musicale. C’era la sensazione che alle volte l’orchestra inseguisse la coreografia, altre volte che i movimenti non avessero il sincrono con il suono.
Forse solo un’impressione, ampiamente condivisa da una parte significativa del pubblico, oppure una situazione contingente che si sanerà con il proseguo delle repliche.
Certo alcuni passaggi, soprattutto degli archi, sono stati di grande suggestione, a sottolineare le possibilità dell’organico triestino ed è innegabile che quando si raggiungeva l’intesa fra buca e palcoscenico si notava la differenza.
Gli interpreti sono tantissimi e le scelte della coreografia di Denis Matvienko, sostenute anche dalla regia di Renato Zanella , puntano ad esaltare la bravura di ciascuno.
Forse alcuni passaggi lasciano perplessi, come il lanciarsi nelle danze del prete, interpretato da Gaj Rudolf, ma ci sono anche attimi di grande poesia, come le apparizioni di Dulcinea, Ursa Vidmar, così melanconica e con le lunghe chiome bianche, sogno che invecchia, quindi vive, con il suo Don Chisciotte, un suggestivo Tomaz Horvat.
Agile il Sancho Panza di Alexandru Barbu.
Espada è Yujin Muraishi, agilissimo, scattante, molto rigoroso sia nella tecnica che nell’espressione.
Grottesco, perfino troppo, il paggio che accompagna Don Miguel e che suscita molto divertimento nel pubblico.
L’interprete di Lorenzo, padre di Kitri è convincente nella parte, così come l’atletico Gamache. Un peccato non poterli nominare per rendere loro merito.
Probabilmente Emilie Tassinari era la sensuale e credibile Danzatrice di strada/Regina delle Driadi, mentre Tjasa Zmetec era una efficace e coinvolgente Mercedes.
Veniamo ai protagonisti. Iana Salenko è stata una atletica e sicura Kitri. Nonostante avesse danzato la sera prima, nella sua prestazione nessun segno di stanchezza e la sua danza è stata un trionfo di tecnica ed eleganza.
Basilio era Solomon Osazuva. Danzatore dal fisico realmente scultoreo, ha assolto con bravura la parte decisamente onerosa. Scattante, atletico, ha saputo infondere al personaggio anche una componente umana che era piacevole osservare. Forse nella parte finale sono affiorati alcuni impercettibili cedimenti legati alla fatica, più che comprensibili vista la grande quantità di prese, pas de deux , assoli, che non hanno nel modo più assoluto annebbiato il valore dell’ottima prova.
Infine, sottolineiamo ancora una volta il valore dell’intera compagnia della SNG Opera in balet Ljubljana, che viene distribuita sulla grande quantità di ruoli, in modalità efficaci e che è tassello fondamentale per il successo della serata, come sancito dai copiosi applausi per tutti e dalle tante chiamata al proscenio.
Gianluca Macovez
3 dicembre 2024
informazioni
Trieste, Teatro Verdi, 1 dicembre 2024
Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Stagione Lirica e di Balletto 2024-25
DON QUIXOTE
Balletto su Musiche di Aloisius Ludwig Minkus
Coreografia DENIS MATVIENKO da Petipa e Gorsky
Direttore d’orchestra AYRTON DESIMPELAERE
Regia: RENATO ZANELLA
Costumi e scene: NEVEN MIHIC
Luci ANDREJ HAJDNIJAK
PERSONAGGI E INTERPRETI
Kitri IANA SALENKO / MARIN INO
BasilioFILIP JURIČ / SOLOMON OSAZUVA
Don QuixoteTOMAŽ HORVAT
Sancho PanzaALEANDRU BARBU
EspadaYUJIN MURAISHI / MATTEO MORETTO
La Regina delle DriadiNINA NOČ / EMILIE TASSINARI
MercedesTJAŠA KMETEC
Solisti e Corpo di ballo della SNG Opera in Balet di Ljubljana
Orchestra e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste