Lunedì, 28 Ottobre 2024
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Al Quirino Woody Neri e Ninni Bruschetta danno vita alla distopia Orwelliana di 1984

Recensione dello spettacolo 1984 in scena al Teatro Quirino di Roma dal 22 ottobre al 3 novembre 2024

 

La domanda che il regista dev’essersi posto prima di affrontare la trasposizione teatrale del romanzo dev’essere stata: come rendere facilmente accessibile al pubblico odierno un capolavoro del Novecento come 1984 di George Orwell? Probabilmente mai pensiero fu più ragionato di questo: in occasione della prima, infatti, il Quirino era gremito di giovani che, a stento, sono arrivati preparati sull’argomento. C’era chi lamentava l’assenza dell’intervallo, chi affermava che si sarebbe addormentato per la noia, mentre altri ammettevano ingenuamente di non aver mai letto il libro. Eppure, quando il Grande Fratello ha avvisato dell’inizio dello spettacolo, posati gli smartphone, gli occhi si sono magicamente incollati al palco per un’ora e cinquanta minuti ininterrotti. Un unico atto in cui non si è udita alcuna suoneria. Orwell, rilanciato dal regista Giancarlo Nicoletti, ha colpito. Di nuovo. Avrebbe potuto essere diversamente? 

A impressionare fin da subito è stata l’imponente scenografia curata da Alessandro Chiti che, pulita ed essenziale, ha riempito il palco con i suoi giganteschi schermi su cui si sono avvicendate diverse videoproiezioni sia in diretta che preregistrate: gli attori erano protagonisti sul palco ma anche in video, e il pubblico ha potuto assistere alla loro performance da diversi punti di vista. Performance che è stata particolarmente suggestiva grazie agli effetti visivi di Alessandro Papa e alle luci stroboscopiche di Giuseppe Filipponio: il loro mix ha dato vita a quell’effetto distopico che caratterizza il romanzo e che è stato restituito live in maniera ancora più disturbante. Tale studiata e precisa sinergia tra le diverse forme artistiche ha permesso alla platea del Quirino di immergersi completamente nell’atmosfera ansiogena e angosciosa vissuta dagli attori in scena. 

Attori che hanno superato le più rosee aspettative di chi scrive: Woody Neri ha vestito i panni di Winston Smith e la sua è stata un’impressionante e immensa prova attoriale, a cui solo un interprete navigato come Ninni Bruschetta, alias O’Brien, poteva tener testa, diventandone l’Antagonista, con una A volutamente maiuscola. La lotta psicologica e fisica tra loro è stata avvincente, coinvolgente ed esasperante: loro non erano più solo attori che interpretavano dei personaggi, erano i personaggi stessi così come descritti da Orwell. Prova è la tensione palpabile che hanno creato in sala al punto che, alla richiesta di aiuto di Winston, alcuni spettatori si sono guardati tra loro quasi in dubbio se intervenire. 

A favorire una totale immersione nella vicenda è stata anche l’introduzione di una dimensione temporale parallela, in cui alcuni amici, riuniti tra loro a mo’ di club dei lettori, esprimevano la loro opinione su 1984, tra un messaggio sul cellulare e una videochiamata. L’ideazione di questo asse temporale alternativo ha donato una sfumatura diversa soprattutto al finale del romanzo. Se alla fine Orwell ha voluto Winston completamente capitolato al Grande Fratello prospettando così nessuna salvezza per l’umanità, lo spettacolo di Nicoletti ha rielaborato questo pessimismo per donare al pubblico odierno una scintilla di speranza. Forse. Ciò ha permesso di leggere in una prospettiva ancora più attuale il messaggio orwelliano. 

Per quanto le vicende del romanzo in sé risultino contemporanee in ogni epoca – non a caso Orwell è stato definito un genio visionario – prendono vita in un contesto ormai avulso. Infatti, il mondo in cui l’autore ha vissuto, ideato e scritto il suo capolavoro era molto diverso da quello attuale, per cui l’espediente del salto temporale e il conseguente parallelismo tra le due epoche sono direttamente funzionali alla reazione che il regista voleva generare nel pubblico, quella di “specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l’autenticità degli eventi in scena”. Questo diverso finale potrebbe far storcere il naso ai puristi orwelliani eppure, col senno di oggi, siamo sicuri che lo stesso autore lo avrebbe approvato.

 

Diana Della Mura

24 ottobre 2024

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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