Recensione dello spettacolo “Edipo a Colono”, in scena al teatro Arcobaleno dal 17 Febbraio al 3 marzo 2024
Edipo (Giuseppe Pambieri), cieco e mendìco, erra vagabondo, sorretto dalla fedele figlia Antigone (Micol Pambieri). È giunto al termine dei suoi giorni e nel demo di Colono, da tutti reietto, in una terra sacra cerca asilo per le sue spoglie. Prima di giungere all’anelato riposo, vedrà sfilare davanti a sé per l’ultima volta le figure che hanno segnato la sua vita. L'altra amorevole figlia Ismene (Melania Fiore), il rabbioso figlio Polinice (Vinicio Argirò), votato a distruggersi in una guerra fraticida, il subdolo Creonte (Roberto Baldassari) che cerca di intrappolarlo nei giochi di potere, il benigno Teseo (Gianluigi Fogacci), che, nel nome delle leggi di Atene, darà asilo all’eroe sventurato che nessuno vuole. L'uomo pubblico e l’uomo privato trovano soddisfazione. Ogni personaggio uscito di scena rientra sul palcoscenico, prima che Edipo, finalmente solo, si avvii nel sacro bosco delle Eumenidi.
In Edipo a Colono è evidentemente preponderante il tema politico: l’esaltazione di Atene, la pòlis democratica governata dal basiléus contrapposta a Tebe, dove invece spadroneggia un turànnos, ha implicazioni assolutamente attuali, pensando alla sacralità del gesto dell'accoglienza con cui Teseo, sovrano illuminato, si fa difensore e protettore anche del più disgraziato dei suoi profughi.
Personalmente però preferiamo leggere l'ultima tragedia di Sofocle, che si vuole rappresentata per la prima volta postuma, come il canto della ricomposizione, una riflessione sull'intero arco della vita nel momento in cui si è prossimi a lasciarla. Edipo, l’eroe che più di ogni altro dal bizzarro volere del Fato fu innalzato e poi sprofondato nelle più immani tragedie, colui che, inconsapevole parricida e concubino della madre, aveva violato ogni baluardo dell'umanità, giunto alle soglie dell'Ade, dallo stesso Fato si vede concessa la possibilità di rimettere a posto, uno dopo l'altro, i brandelli della sua vita.
L'adattamento di un'ora e venti di Giuseppe Argirò riesce a comprendere tutte le tematiche essenziali della tragedia originale, semplificandola senza alterarla. La costruzione drammaturgica però dilata i tempi del finale, che rimane a lungo sospeso, nell’iterazione delle uscite ed entrate dei personaggi.
La scenografia essenziale, geometrie su uno sfondo azzurro, così come i costumi chiari di tessuto grezzo sono funzionali ad un dramma che è il racconto della semplificazione estrema.
Gli attori tutti, con diverso peso specifico, svolgono bene il loro compito. Elisabetta Arosio e Luigi Mezzanotte sono chiamati dal copione a mettere alla prova la loro versatilità; Melania Fiore e Vinicio Argirò mostrano una presenza scenica capace di imporsi; Micol Pambieri e Roberto Baldassari con sicurezza colorano dei giusti accenti i loro personaggi. Ma il registro scelto, quello di una recitazione aulica, fortemente impostata, che attori di consolidato mestiere come Giuseppe Pambieri o Gianluigi Fogacci gestiscono con la dovuta sobrietà, altrove diviene quasi declamatoria, producendo cadute di ritmo.
Quando l’Edipo di Giuseppe Pambieri si incammina verso il celeste del fondale, il dramma si scioglie; anche la più immane tragedia che la mente umana sia stata capace di concepire ha un epilogo. Sui costumi candidi non c’è più sangue. Il Male non ha accesso nel bosco delle Eumenidi. Edipo può finalmente salutare la vita: “il mio odio sta per partorire un puro, disperato amore”.
Valter Chiappa
20 Febbraio 2024
informazioni
Dal 17 Febbraio al 3 marzo 2024
Teatro Arcobaleno
EDIPO A COLONO
di: Sofocle
adattamento e regia: Giuseppe Argirò
con: Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri, Gianluigi Fogacci, Luigi Mezzanotte, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari, Melania Fiore, Vinicio Argirò