Giovedì, 21 Novembre 2024
$ £

FIORENZA CEDOLINS INCANTA CON LA FEMALE SYMPHONIC ORCHESTRA AUSTRIA

Recensione dello spettacolo della FSOA al ‘Giovanni da Udine’ il 17 febbraio 2024

 

Il ‘Giovanni da Udine’, in questa stagione ha offerto numerose occasioni per preziose riflessioni, musicali e non solo, proponendo spettacoli inconsueti, incontri stimolanti, creando situazioni culturali di grande spessore.

Sicuramente rientra fra le proposte più interessanti il concerto della Female Symphonic  Orchestra Austria diretta da Silvia Spinnato, con la partecipazione speciale di una delle voci più importanti  degli ultimi trent’anni, il soprano friulano Fiorenza Cedolins , che in qualità  di direttrice artistica, carica dalla quale è decaduta proprio il giorno prima del concerto,  aveva organizzato l’evento.

Peraltro una brillante conferenza  tenuta  da Carla Moreni, critico musicale e docente di storia del teatro, aveva affrontato, nel pomeriggio, il tema importante del ‘Gender gap’, sempre drammaticamente attuale, offrendo una serie di interessanti spunti per meglio assaporare il concerto  serale e della figura di Amy Marcy Cheney Beach , pietra  miliare per la cultura americana, ma anche un caposaldo delle lotte per l’affermazione dei diritti delle donne.

Il programma della serata, premiata da una partecipazione  amplissima di pubblico che riempie ogni ordine di posti,  è quanto mai stimolante: la prima parte è dedicata a Amy Marcy Cheney Beach pioniera della composizione americana, autrice della sinfonia op. 32, “Gaelica”, prima composizione sinfonica a firma femminile pubblicata in America ed eseguita, nel 1894, dalla Boston Symphony Orchestra.

Alla base della sinfonia c’è un motivo popolare gaelico, da cui il titolo,  che viene affrontato con eleganza e raffinatezza prima dal corno,  poi dai legni e successivamente  resa con una serie di variazioni.

La Female Symphonic Orchestra, giovane formazione nata nel 2019 con la vocazione alla valorizzazione di repertorio sinfonico poco noto, soprattutto di autrici donne,  affronta la partitura con ricchezza di colori, la volontà di perseguire un suono pulito ed una tangibile sintonia con la Maestra Silvia Spinnato, fondatrice del gruppo che ha fondato,  che dirige con mano sicura, una partitura che profuma della musica europea di fine Ottocento, riportata, verrebbe da dire trasposta, in un gusto tipicamente americano, un interessante dialogo fra  civiltà. Una interessante metafora che il mondo ancora non ha imparato, o  voluto, fare propria.

Di articolare rilevanza alcuni passaggi nei quali l’afflato romantico appare in un tutto il suo trasporto, ma anche i momenti solistici, nei quali la Spinanto riesce a mettere nel giusto risalto le brillanti capacità  delle musiciste, con un rilievo particolare per il Violino di spalla.

Il programma prosegue con una interessante prima mondiale: due gruppi di Songs, nella versione per orchestra ,commissionata proprio dal teatro udinese a Valentina Casesa, eclettica musicista siciliana, che riesce a trovare le giste pennellate per  una serie di testi poetici di grande pregnanza, cantati dalla Signora Cedolins, che dall’ingresso in scena, elegantissima, magnetizza l’attenzione del pubblico, che la accoglie con una ovazione, di stima ma anche affettuosissima, forse anche a testimoniare il disappunto per le recenti scelte delle istituzioni, peraltro apparentemente assenti all’evento, che hanno scelto di interrompere la collaborazione  al ‘Giovanni da Udine’.

Il primo blocco è formato da 4 songs, accomunati nell’op.29, : ‘Within thy Heart’ ( Dentro il cuore) della stessa Cheney Beach; ‘The wandering knight’s song’ ( La canzone del cavaliere errante), di autore anonimo;’Sleep, little darling’ (Dormi, piccolo tesoro) di Harriet Elisabeth Prescott Spofford;’Haste, o beloved’ (Affrettati, amore, affrettati!).

Siamo davanti ad atmosfere interessanti, con una composizione originale e mai scontata, dalle caratteristiche narrative eterogenee, che il soprano friulano affronta con bravura ed intensità.

Il caleidoscopio delle sfumature richieste è vastissimo.

‘Within thy Heart’ è brano breve ma intenso, con una escursione che va da alcuni passaggi aspri ad una chiusura di grande dolcezza. ‘The wandering knight’s song’ offre l’occasione di momenti di grande suggestione, con delle note magnificamente filate, dopo una partenza che pare annunciare sfumature straussiane;’Sleep, little darling’  è una ninna nanna tutt’altro che scontata, che parte dai colori bruniti della voce per evocare le atmosfere notturne , per giungere ad una conclusione nella quale il suono si fa carezza delicata anche grazie a dei fiati  amplissimi e le note più alte porte con soave eleganza;’Haste, o beloved’ chiude con successo questo primo quartetto di canzoni, offrendo alla Cedolins di riaffermare ancora una volta le sue capacità di cantattrice.

Il secondo  gruppo di canzoni, del 19899,  è formato da ‘3 Browning Songs op.44’, su testi di Robert Browning: ‘The year’s at the spring’ ( L’anno è in primavera); ‘Ah, Love, but the day’ ( Ah, Amore, solo un giorno); ‘I send my heart up to thee, all my heart’ ( T’invio il mio cuore, tutto il mio cuore).

Questa serie di composizioni appare di maggiore drammaticità, con  una estensione più impegnativa e toni più marcatamente tormentati.

La Cedolins interpreta con sicurezza ‘The year’s at the spring’, brano breve ma molto complesso, che richiede eleganza, misura e controllo sicuro dello strumento vocale.

 ‘Ah, Love, but the day’  viene cesellato , sia nel senso della parola, sia nella costruzione dei suoni, velati di dramma, in un crescendo emotivo di grande presa, risolto con grande capacità di immedesimazione ed assoluta pulizia musicale.

 ‘I send my heart up to thee, all my heart’ permette di mettere in evidenza la parte più alta dell’estensione, ricca di sfumature e gestita con sicurezza, fino alla conclusione, affidata ad una nota che si fa prodigiosamente soffio.

Una vera ovazione accompagna la chiusura delle canzoni, cui seguono le parole di commiato della Cedolins al teatro e due bis.

Si tratta di due brani pericolosi, perché offrono il fianco a paragoni e confronti: ‘Un  bel di vedremo‘ ed ‘ Io son l’umile ancella’.

Certo la scelta è anche un chiaro messaggio, sia al pubblico che la segue con passione, cui dimostrerà di essere ancora capace di emozionare,  ma anche a chi non ha voluto confermarla, ai quali riafferma il suo essere artista autentica, come Adriana Lecouvreur, capace di credere ostinatamente nel futuro, come seppe fare Cio Cio San.

Naturalmente la voce in oltre trent’anni di carriera è cambiata. Ma a differenza di molte altre cantanti, che hanno graffiato i suoni, perso il centro, appannato gli acuti, nella Cedolins possiamo parlare di uno strumento che ha vissuto, ha maturato i colori, ha preso sfumature nuove, guadagnato certi toni scuri ebbri di vita, pennellate drammatiche, intense senza essere eccessive. Gli acuti, come è ovvio, sono meno smaglianti di un tempo, ma rimangono pieni, convincenti e  si sono arricchiti in profondità narrativa e suggestioni.

Quello che lascia stupefatti è la capacità di vestire i ruoli  con impressionante credibilità.

Alle prime note di ‘Un bel di vedremo’ davanti a noi  si plasma una Cio Cio San  vera. Non una signora che si finge una quindicenne ingenua, ma una donna che consegna a Puccini il suo vissuto e lo sa trasformare in note, in respiri, che racconta in uno sguardo la consapevolezza della disillusione e nell’altro la determinazione a non arrendersi.

Nel tempo  è cambiato il peso di alcune frasi, si percepisce l’attenzione a sfumature nuove, che in passato erano meno valorizzate. Non ci sono ingenuità e finzione, ma piuttosto consapevolezza e vita offerte con evidente emozione, controllo sicuro ed un pathos coinvolgente e struggente, fino alla nota finale, sicura, drammatica, per nulla compiaciuta, cui seguono le battute di sola musica, che il soprano sembra respirare, quasi ad impedire che l’anima di Butterfly voli via.

Il tempo ha segnato di più ‘Io son l’umile ancella’. Non perché la resa vocale non sia stata all’altezza. Anzi. La pagina di Cilea, nell’interpretazione odierna  della Cedolins, appare intrisa  dei colori dell’esperienza, acquista una tavolozza di sfumature intense , risulta quasi metateatrale: una vera primadonna del palcoscenico che canta una divina della scena, che si immola sull’altare della vita quotidiana, esalta i toni della fatica, le asperità delle delusioni, l’abbraccio dell’affetto, le sfumature della stima.

Una Adriana Lecouvreur che scende dalla scena per regalarsi nella sua autenticità più profonda al pubblico, che capisce e, commosso, saluta con una standing ovation ed interminabili applausi la prova della cantante.

Dopo l’intervallo la seconda parte è occupata dalla Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo” di  Antonín Dvořák, metafora intensa  del dialogo fra passato e presente, fra le radici mitteleuropee e gli ascolti provenienti dalla terra americana.

Si tratta di una composizione complessa , che la Spinnato dirige con gesto sicuro e raffinata sensibilità, esaltando nel migliore dei modi le potenzialità del gruppo e dei singoli componenti della Female Symphonic  Orchestra Austria

Nel primo movimento, Adagio - Allegro molto, nel quale primeggiano gli eco dello spiritual Swing Low, Sweet Chariot, struttura musicale che attraverserà l’intera composizione, il suono appare opulento, ben governato, ricco di una suggestiva resa sonora.

Nel Largo seguente affiora una melodia afroamericana, che la Spinnato affronta puntando all’essenzialità del racconto, con una suggestiva esaltazione della finezza dei suoni ed esaltando la bravura delle soliste.

La terza parte,  il passo di danza, ha in se la memoria del folklore ceco, reso nella  componente più elegante, tanto nei momenti più intimi che in quelli di respiro collettivo.

Opulenta la conclusione  affidata al motivo Allegro con fuoco finale, affrontato con bravura, evitando di rifarsi ai modelli più conosciuti, esaltando colori ricchi di suggestioni e pieni di energia

Alla fine applausi copiosi, a sancire una serata di grande e meritato successo.

 

Gianluca Macovez

19 febbraio 2024

 

informazioni

Female Symphonic  Orchestra Austria

Fiorenza Cedolins                soprano partecipazione speciale

Silvia Spinnato                                 direttrice

 

Amy Marcy Cheney Beach (1867-1944) 

Sinfonia in Mi minore op. 32 “Gaelic”

Allegro con fuoco

Alla Siciliana - Allegro vivace - Andante

Lento con molto espressione

Allegro di molto

 

Amy Marcy Cheney Beach (1867-1944) 

4 Songs op. 29 orchestrazione Valentina Casesa

  1. Within Thy Heart
  2. The Wandering Knight
  3. Sleep, Little Darling
  4. Haste, O Beloved

 

3 Browning Songs op. 44 orchestrazione Valentina Casesa

  1. The Year’s at the Spring
  2. Ah, Love, but a Day!
  3. I Send My Heart up to Thee!

***

Antoni Dvorak (1841-1904)

Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo”

Adagio - Allegro molto

Largo

Molto vivace

Allegro con fuoco

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori